Gli arbitri soffrono di stress da viaggio?

Andre Marriner, ad esempio, ha dovuto viaggiare per oltre 1000 miglia durante le feste.
di Redazione Undici 05 Gennaio 2018 alle 13:01

Il giorno di Santo Stefano l’arbitro Andre Marriner ha viaggiato con la sua auto da Sheldon, nei pressi di Birmingham, fino a un hotel vicino a Vicarage Road per la sfida tra Watford e Leicester. Una volta conclusa la gara, terminata 2 a 1 per gli uomini di casa, e svolte le formalità post-partita, Marriner è tornato in albergo per ripartire verso il St. James’ Park: un viaggio di quattro ore e mezza e 267 miglia, la sera dopo avrebbe arbitrato la sfida tra Newcastle e Manchester City. Lasciato il nord est intorno a mezzanotte, dopo la vittoria per 1 a 0 del City, Marriner è tornato nelle Midlands dove si è riposato per un paio di giorni, fino al 30 di dicembre. Il passo successivo è stato prendere nuovamente l’autostrada per affrontare le 312 miglia che lo separavano dal Vitality Stadium di Bournemouth, qui Marriner ha arbitrato la gara tra i padroni di casa e l’Everton, decisa da una doppietta di Ryan Fraser. Due giorni dopo, l’arbitro è stato incaricato di dirigere la gara tra Everton e Manchester United, altre 212 miglia e 5 ore di viaggio per raggiungere Goodison Park.

Il Telegraph ha calcolato che in meno di una settimana, Marriner ha coperto la distanza di 1,101 miglia – pressapoco 20 ore di auto in giro per il Regno Unito –, coprendo una distanza superiore a quella che separa Londra da Madrid. Ma Marriner non è stato l’unico a viaggiare così tanto durante il periodo festivo: mentre lui ne è uscito senza errori evidenti, molti suoi colleghi come Mike Dean, Craig Pawson e Jon Moss hanno scatenato le critiche degli allenatori come Mourinho e Wenger.

 

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I 18 arbitri che fanno parte del Select Group hanno arbitrato tutti (come direttore di gara o quarto uomo) tra le 3 e le 4 gare di Premier League, in un arco temporale che va dal 26 dicembre al 4 di gennaio. A differenza dei calciatori, che una volta stanchi possono essere sostituiti, gli ufficiali di gara devono rimanere in campo per tutta la durata del match. La stanchezza è un problema che non può essere sottovalutato, sono pur sempre esseri umani e non macchine a cui chiedere di rimanere infallibili per tutto il tempo. L’ex arbitro di Premier League, Keith Hackett, ha dichiarato che la stanchezza provata «non è soltanto fisica, ma parliamo anche di un affaticamento mentale perché non ti allontani mai dal calcio, passi da una partita all’altra con un riposo minimo e la pressione costante da parte dei media e dei fan».

La pressione si è intensificata nelle ultime settimane, con le partite che durano molto più dei soli 90 minuti. C’è bisogno di arrivare alle gare due o tre ore prima del calcio d’inizio, sottoporsi a un briefing sulla sicurezza e prendere parte a un riscaldamento fisico che anticipa il check sulla regolarità delle attrezzature tecniche. Dopo ogni partita c’è un debrief per valutare le performance, oltre a un confronto con i manager che è permesso un’ora e mezza dopo il fischio finale, incontro che non deve essere dei più semplici.

La sfida tra Newcastle e Manchester City arbitrata da Marriner

Se durante il resto dell’anno essere arbitro è dura ma gestibile, durante le ultime feste l’attività viene spinta ai limiti, così come per i giocatori, i manager e lo staff dei club. Mentre i club possono lamentarsi per il troppo lavoro, vedi le dichiarazioni di Guardiola dopo il filotto forzato di sfide, gli arbitri hanno poco spazio per lamentele. Hackett crede che almeno per quanto riguarda il gruppo dei “Select” sarebbe opportuno sgravarli dal compito di agire come quarto uomo, magari rimpiazzandoli con qualcuno proveniente da una lega inferiore, riducendo così i carichi di lavoro.

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