Tre cose sulla ventiseiesima giornata di Serie A

La Roma tradita dai senatori, la grande ripresa di Davide Calabria, la stagione paranormale di Duván Zapata.
di Redazione Undici 26 Febbraio 2018 alle 12:41

La Roma e il tradimento dei senatori

Dopo tre vittorie consecutive, per la Roma è arrivata una battuta d’arresto contro il Milan: una sconfitta che fa male non solo per la classifica – ora i giallorossi sono fuori dalla zona Champions, scavalcati da Lazio e Inter – ma anche perché maturata dopo una prestazione sottotono, con una squadra che non ha mai dato l’impressione di essere in grado di cambiare passo. A dire il vero, nemmeno nelle precedenti uscite la Roma aveva incantato, ma le difficoltà di gioco erano state mascherate dal gran momento di forma di Ünder, che tra campionato e Champions ha segnato cinque volte nelle ultime cinque gare. Se la freschezza del talento turco era stato un toccasana per i giallorossi, sta mancando nel frattempo il contributo degli uomini simbolo. Crisi sottolineata anche dalle scelte di Di Francesco nel match contro la Roma: Dzeko, De Rossi e Florenzi in panchina. Un girone fa, contro il Milan a San Siro, Dzeko metteva a segno il settimo gol in sei partite: da allora, il bosniaco ha segnato solamente altre quattro reti in Serie A. Florenzi ha perso smalto nelle ultime settimane, e la poca tranquillità lo ha condizionato contro la Sampdoria, quando ha sbagliato un calcio di rigore sullo 0-0. Più di tutti, però, sorprende l’involuzione di Nainggolan, schierato sì titolare contro il Milan, ma mai riuscito a rompere gli schemi della partita come sua abitudine – al punto che Di Francesco lo ha richiamato in panchina dopo un’ora di gioco. Nemmeno piccoli accorgimenti tattici delle ultime settimane – con il belga più avanzato, nel ruolo di trequartista, a modificare il canonico 4-3-3 dell’ex tecnico del Sassuolo – hanno risollevato il rendimento del belga, che non segna dal derby di novembre. La Roma di inizio stagione viaggiava speditamente – undici vittorie nelle prime tredici giornate – anche perché i suoi giocatori di riferimento erano al massimo della condizione. È questo che manca oggi ai giallorossi: se sono una squadra prevedibile, monocorde, è perché manca il colpo del campione che cambia la partita.

Il Nainggolan di sempre si mangerebbe il pallone, qui invece perde il contrasto

Un Calabria da Nazionale

La stagione di Davide Calabria ha subito un’inversione di rotta nel momento stesso in cui Rino Gattuso si è seduto sulla panchina rossonera. Pur volendosi tenere lontani dalla solita dialettica della “carica” di un allenatore come Ringhio, le prestazioni del ragazzo cresciuto nel vivaio rossonero sono schizzate nelle ultime settimane. Letteralmente. La scelta di Gattuso di utilizzare un 4-3-3 che in fase di possesso si trasforma in un 3-4-3 – con Biglia che si abbassa tra i centrali –, permette agli esterni difensivi di alzarsi prontamente, occupare l’ampiezza del campo e spingersi fino sul fondo. È una richiesta di gioco dispendiosa, certo, Rodriguez e Calabria devono offrire possibilità in fascia con le gli esterni offensivi che invece si muovono dentro al campo. Dopo essere stato tra i migliori durante la sfida vinta dal Milan contro la Lazio, il terzino destro ha collezionato quella che è al momento la sua miglior performance stagionale. Finalmente è arrivato il primo gol in Serie A, ma oltre alla rete con pallonetto a scavalcare Alisson, alla grande personalità e alla convinzione in fase di spinta, Calabria ha collezionato anche 5 tackle e un’altissima precisione nei passaggi (89%). Il modo con cui taglia dall’esterno verso il centro, lasciandosi servire facilmente da Kalinic, lo mostra per quello che è: un giocatore ritrovato. Stiamo vedendo la versione migliore di un talento che era sembrato perdersi, tra depressione montelliana e crisi d’identità. Il Milan si gode adesso un grande esterno difensivo, che continuando di questo passo potrebbe diventare una bella certezza anche in ottica Nazionale.

E Gattuso gode…

Il bellissimo errore di Zapata

Il gol di Duván Zapata contro l’Udinese, valso il raddoppio della Samp, è stato uno dei gol più belli del campionato – e pazienza se il colombiano, come ha ammesso dopo il match, volesse crossare, e non calciare in porta. Zapata ha preso palla a centrocampo, è scattato in velocità, resistendo al marcatore, e poi ha beffato il portiere avversario. Hanno paragonato la rete del doriano a quella di Weah contro il Verona, il famoso coast-to-coast di potenza e tecnica da centrocampo alla porta avversaria. Senza azzardare paragoni, la rete di Zapata all’Udinese, sua ex squadra, è in qualche modo il manifesto dell’attaccante colombiano: strapotere fisico, protezione della palla, rapidità e tecnica. Non è assolutamente facile mixare tutte queste qualità, ma il colombiano sta trovando a Genova una continuità di rendimento che forse negli anni precedenti era il suo punto debole, e oggi a ragione potrebbe essere inserito tra gli attaccanti più completi del campionato.

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