Tre cose sulla trentunesima giornata di Serie A

Il Napoli e i gol dalla panchina dopo il tradimento dei fedelissimi, l'attacco stellare della Lazio che schianta l'Udinese e la stagione finalmente da protagonista di Perin.

Quando tradiscono i leader

Quattro minuti possono diventare un tempo lunghissimo o brevissimo a seconda del punto da cui li si guarda. Quelli di ieri al San Paolo devono essere stati i 240 secondi più lunghi di sempre, attimi che hanno tenuto in vita una squadra che ha mostrato le prime crepe di una stagione logorante. Sembrerà assurdo ma nella sfida interna contro il Chievo, il Napoli è stato tradito dai suoi uomini cardine, quelli che fino a oggi hanno tirato avanti la barca e che sembrano arrivati alle settimane finali privi di energie. Imbrigliati da un Chievo che si è presentato con un 4-4-2 dalle linee strette e con due esterni “anomali” come Giaccherini e soprattutto Bastien, gli azzurri hanno costruito molto, palleggiato tanto ma concretizzato pochissimo. Un passo alla volta gli uomini di maggior peso hanno lasciato la squadra priva del proprio apporto: Mertens fallisce dal dischetto il rigore che avrebbe potuto sbloccare la gara; Hamsik e Allan sono i primi a pagare, tirati fuori per Milik e Zielinski da un Sarri alla ricerca disperata di un modo per cambiare l’inerzia del match. Con il passaggio al 4-2-3-1 arriva inizialmente solo il gol di Stepinski su errore di Koulibaly. Callejón è un altro rispetto a quello visto solitamente al San Paolo e quando pure Insigne inveisce contro il pubblico la sconfitta sembra inevitabile. Invece ci pensano due giocatori “da rotazione” a rimettere sui binari giusti una partita che sembrava allontanare definitivamente i sogni scudetto. Arrivano così i gol di Milik – dopo 232 giorni dall’ultimo gol (19 agosto 2017 contro il Verona) – e il primo gol di Amadou Diawara in Serie A alla sua 69esima presenza totale. A fine partita il San Paolo canta con i giocatori, anche se ieri sono mancati in campo proprio i più rappresentativi.

La vittoria sofferta del Napoli

L’attacco della Lazio in una nuova dimensione

La qualità offensiva della Lazio, che con il 2-1 sull’Udinese ha raggiunto un nuovo step potenzialmente decisivo per il cammino in Europa League e la corsa al terzo posto in campionato, è tutta in un fermo immagine sul momentaneo punteggio di 1-1 alla Dacia Arena. È il 37′ del primo tempo: c’è Lucas Leiva a centrocampo, ci sono Adam Marušić e Senad Lulić alti rispettivamente a destra e a sinistra, c’è Ciro Immobile al limite dell’area di rigore e, soprattutto, ci sono Luis Alberto, Felipe Anderson e Sergej Milinković-Savić sulla stessa riga del campo, tutti molto vicini tra loro, per la prima volta insieme dall’inizio di una partita insieme a Immobile.

Luis Alberto porta palla da sinistra, si accentra e serve Milinković-Savić. Immobile e lo spagnolo si infilano tra le due linee a quattro dell’Udinese: riceve l’attaccante che verticalizza immediatamente per il trequartista, tiro di prima e gol sul palo del portiere con la complicità di Albano Bizzarri. Nonostante un avvio complicato proprio a causa del nuovo modulo, l’esperimento di Simone Inzaghi si può dire riuscito. La Lazio torna la squadra con più reti segnate in Serie A (75, contro le 74 della Juventus) e approfitta delle sconfitte di Roma e Inter per agganciare i giallorossi al terzo posto a quota 60 punti: domenica prossima, alle 20.45, ci sarà il derby. La decima vittoria esterna di fila è un record nella storia della società. Ciro Immobile, con il 64° gol in biancoceleste, supera Miroslav Klose e raggiunge Goran Pandev e Renzo Garlaschelli al settimo posto nella classifica dei migliori marcatori di sempre del club. E Luis Alberto diventa il centrocampista che ha partecipato a più reti nel campionato in corso: 9 gol e 11 assist.

L’azione dell’1-2 dei biancocelesti

La seconda vita di Mattia Perin

Mattia Perin ha 25 anni ma sta già vivendo la sua terza vita calcistica. Dopo il doppio infortunio patito tra aprile 2016 e gennaio 2017 il portiere del Genoa sta finalmente vivendo una stagione senza problemi e con una serie di prestazioni che stanno aiutando il Grifone a tenersi a debita distanza dalla zona pericolosa della classifica. Se nel derby contro la Samp sono state poche le parate veramente rilevanti, quella di sabato è stata l’undicesima partita in stagione terminata dal portiere di Latina a porta inviolata. Perin è secondo soltanto ad Allison per quanto riguarda l’impatto delle parate sul rendimento della squadra, è il quarto in fatto di parate medie a partita (sono 3,5) e il primo per interventi positivi su tiri provenienti da fuori area. Terzo nelle statistiche Squawka per quanto riguarda la portata difensiva generale dei propri interventi, il ragazzo ex Pescara sta mostrando tutte le qualità per cui a un certo punto eravamo sicuri che il futuro della porta della Nazionale maggiore sarebbe stato suo. Anche il Ct. ad interim Gigi Di Biagio ha dichiarato che se «in Nazionale l’unico sicuro del posto è Donnarumma, Perin sta facendo di tutto per creargli dei dubbi». E allora aspettiamo la fine delle stagione, magari a salvezza del Genoa avvenuta, per capire se Perin avrà un futuro finalmente roseo come ci si attendeva. Forse lontano dalla Liguria o forse no.

La parata senza senso di Perin su Matri, qualche giornata fa