Elogio della bruttezza

O dell'estetica tutta particolare che sta dietro i gol di Simy. Perché forse non ce li ricorderemo per sempre ma al Crotone servono, eccome.

Nel calcio come nella vita quotidiana ci troviamo ad analizzare e ad apprezzare il bello. Un gesto tecnico, un movimento, una conclusione effettuata seguendo canoni estetici che la rendono godibile in maniera netta, evidente, certa. Siamo abituati alle rovesciate impattanti e sbalorditive di Cr7, ai tiri con il sinistro a rientrare sul secondo palo di Salah, ammiriamo con riconoscenza verso questo periodo storico le accelerazioni magniloquenti di Messi. Siamo più distaccati e diffidenti verso il brutto; verso quei modi di segnare e compiere un gesto che non rispecchiano i nostri canoni di  bellezza estrema, ricercata in maniera quasi ossessiva.

Umberto Eco, nel 2007, elogiava invece il brutto. L’ideale estetico da cui ricavare parametri che definiremmo oggettivi cambia con il cambiare delle epoche. Disarmonia e mancanza del rispetto dei canoni ci fanno subito pensare a qualcosa di sbagliato, non godibile, poco accogliente. Il termine brutto spesso evoca associazioni relative alla disarmonia, alla mancanza di bellezza, alla presenza di qualcosa che è per convenzione “inguardabile”, disastrato o sgradevole. Ed è un po’ ciò che accade quando guardiamo i gol di Simy: un attaccante alto 1 e 98, pesante 84 kg, che in campo sembra muoversi come qualcosa a metà tra un fenicottero e il Robin Hood Disney durante la scena della gara di tiro con l’arco. Sgraziato, maldestro, ma anche fortunato ed efficace. Sono tutti aggettivi che ben si associano all’attaccante nigeriano, portatore primo e sano di un senso estetico diverso. Nelle ultime 6 giornate Simy ha segnato 5 volte e sono stati gol importanti perché hanno permesso al Crotone di uscire dalla zona più buia della classifica, almeno temporaneamente.

Il primo gol della serie positiva, alla 31a giornata contro il Bologna

La rete contro il Bologna è la prima di questa serie positiva per l’attaccante nigeriano e il club calabrese. Simy riceve un cross molto alto di Stoian dalla destra, si coordina bene ma costantemente senza grazia. Non ha un movimento armonico, dopo aver toccato il pallone fa un  saltello che è un po’ assestamento e un po’ momento di perdita d’equilibrio. Il pallone non entra in porta pulito, non c’è la stoccata precisa e dura di un 9 serafico. Quello di Simy è il gol di un attaccante essenziale che le cose deve e vuole farle bene, in maniera efficace, anche dimenticandosi della bellezza del colpo.

Alle volte sembra in grado di segnare quasi esclusivamente quando gioca in casa, come se lo Scida fosse il guscio protettivo in cui poter dischiudere le proprie capacità. È sempre in casa che segna il gol per cui lo ricorderemo quest’anno e forse anche qualche volta in futuro, pensando in maniera un po’ malinconica a quando il campionato era stato riaperto almeno, apparentemente, per un solo attimo. Nell’infrasettimanale contro la Juventus, in una sfida che sta temporaneamente consegnando lo scudetto virtuale ai bianconeri, Simy inventa un numero che è ai limiti dell’irrealizzabile. La rovesciata con cui pareggia il risultato risulta folle e insensata non perché realmente impossibile ma perché per noi non consona alle possibilità e alla struttura di un calciatore come quello del Crotone. Non è l’eccezionalità della rovesciata il motivo di tante discussioni su quel gol, ma il fatto che a realizzarlo sia un giocatore con la struttura fisica di un dinosauro.

Gol che non ti aspetti

Dal cross dalla sinistra di Martella al colpo di testa di Barberis passano pochi istanti e Simy sembra già volersi avventare sul pallone che però viene calciato maldestramente da Trotta. È un errore tecnico dell’ex Sassuolo e Avellino a diventare propedeutico per un gesto invece inatteso. La successiva rete di Simy non ha niente del gol di Cristiano Ronaldo, non ha un briciolo dell’appagamento estetico di quel colpo arrivato a più di due metri da terra, ma se vogliamo, forzando alcuni aspetti, è persino più difficile. È apparentemente impensabile che un giocatore di quasi due metri si coordini per colpire un pallone che gli arriva basso, incalciabile in qualsiasi altro modo. Forse è incalciabile anche per come poi in realtà a Simy riesce, in maniera brutta e bruta, con le gambe tutte storte e il corpo quasi a simulare uno svenimento. Eppure abbiamo il gol con cui il nome del nigeriano viene affiancato a quello del calciatore più eminentemente “bello” del gioco contemporaneo.

Pochi giorni dopo, contro l’Udinese, in una sfida salvezza capitale per entrambe, Simy riesce a rispondere a un gol abbacinante di Lasagna, con l’attaccante friuliano che si gira e calcia in mezza rovesciata di sinistro per battere Cordaz. Dopo soli due minuti, come impossessato da uno spirito guida l’attaccante del Crotone riesce a correggere in rete un cross dalla sinistra – un passaggio leggermente lungo su cui sta intervenendo spettacolarmente Danilo di testa con un tuffo molto complesso. Per osmosi il tocco del nigeriano diventa stupendo, andando a battere in una gara di difficoltà con il difensore l’intervento in uscita. Simy tocca con l’esterno, anticipando il brasiliano grazie alle sue leve lunghe e apparentemente frangibili: siamo di fronte a una realizzazione ad alto coefficiente di complessità, che lo rende un gol da attaccante purissimo. Ma anche in questo caso, il modo in cui arriva scomposto sul pallone e poi caracolla quasi inciampando toglie alla rete ogni patina di splendore.

Danilo, che peccato…

Di questi due gol Simy ha detto che sono stati «bello ed emozionante (quello contro la Juve ndr) soprattutto perché per tutta la settimana si era parlato del fatto che il Crotone non avesse mai fatto risultato contro i bianconeri. In ogni caso, non sono stato lì a rivedermi i miei goal, sono già concentrato sul Sassuolo, perché se non dovessimo raggiungere il nostro risultato, non saranno serviti a nulla. Rimarranno solo reti belle, ma inutili e questo sarebbe il modo peggiore per sprecare quanto di buono abbiamo fatto».

Quindi per lui i suoi sono gol che hanno in sé della bellezza che forse noi non riusciamo a cogliere pienamente. Nella stessa intervista parla di come avrebbe potuto «fare anche altri sport con il mio fisico, ma fin da piccolo mi sono messo in testa di diventare calciatore e alla fine è andata bene». Simy è molto diverso da qualsiasi altro attaccante. Perfino i gol di Trotta sembrano avere un allure da 9 puro mentre quelle del nigeriano si macchiano di un brutto insisto nei movimenti di chi li compie. Contro il Sassuolo, il primo gol è un totale frutto del caso, ma anche qui il suo salto ingobbito, storto e non certo accattivante serve a fargli battere il pallone sulla spalla sinistra per poi finire in rete. Non certamente il più bello dei gol. La seconda realizzazione arriva dopo un passaggio filtrante, su cui Simy si avventa con la leggiadria di un rinoceronte; testa bassa, corpo scomposto e andatura caracollante. Quando Peluso rinviene su di lui il nigeriano finta un paio di volte muovendo il corpo in maniera brutale, poco aggraziata e anche il tiro che viene fuori dal suo sinistro dopo la seconda piroetta è tutt’altro che bello: forse preciso ma impattato male, strozzando l’angolo di calcio.

Movenze elefantiache e tiri che sembrano andare fuori. Poi invece…

Dobbiamo far pace con l’idea che non vedremo mai un gol di Simy che ci farà sbarrare gli occhi e gridare in maniera estatica. Vedremo sempre i gol dell’attaccante del Crotone come opere deformi di un artista con un talento un po’ weird, piccoli quadri senza la tecnica pittorica di un grande maestro ma comunque preziosi, forse non appaganti alla vista, ma utili come il poster preferito appeso in camera che contempli felice prima di chiudere gli occhi.