La storia di Sergei Skripal è la spy story che sta dietro il mancato rientro di Roman Abramovich in Inghilterra. Lo scorso marzo l’ex spia russa, un tempo colonnello del servizio di intelligence militare russo, è stato avvelenato insieme alla figlia a Salisbury, contea del Wiltshire. Dietro l’avvelenamento ci sarebbe, almeno secondo quanto sostenuto dai servizi di intelligence britannici, la mano dei servizi segreti russi. Skripal, colonnello a riposo del Gru, era stato arrestato in patria e condannato nel 2006 a 13 anni di prigione con l’accusa d’aver passato al Mi6 negli anni ’90, in cambio di 100.000 sterline, informazioni riservate riguardo la rete d’agenti prima sovietici e poi russi presenti sul territorio britannico. Come riportava l’Ansa, nel 2010 Skripal non aveva ottenuto la grazia dall’allora presidente e attuale premier russo, Dmitri Medvedev, poiché inserito in uno scambio di spie con gli Usa destinato a riportare a casa dieci agenti russi arrestati poco tempo prima dall’Fbi. Skripal si era così rifugiato nel Regno Unito, ottenendo immediatamente asilo politico, e scomparendo nel nulla.
Dal momento dell’avvelenamento la Gran Bretagna ha cominciato una vera e propria stretta intorno alla Russia e ai suoi capitali, iniziando a sondare in maniera decisa i beni di tutti gli oligarchi presenti su suolo britannico, fino a minacciare di boicottare il Mondiale russo. Da qui il coinvolgimento di Abramovich, che ora dovrà dimostrare la legittimità del proprio patrimonio. Al miliardario è stato vietato il ritorno in Gran Bretagna fino a che non potrà dimostrare che il proprio denaro è pulito. Abramovich possiede un patrimonio di circa 9,3 miliardi di sterline, e deve dimostrare che almeno 2 milioni di investimenti nel Regno Unito provengono da fonti legali. Pur avendo avuto un visto per molti anni, allo scadere di quest’ultimo si è visto rifiutare il rinnovo. La sua Visa Tier 1 consentirebbe a chiunque investa più di due milioni di sterline sul suolo britannico di candidarsi per vivere nel Paese. Il regime, soprannominato “golden visa”, dà la possibilità ai ricchi magnati la residenza in cambio dell’acquisto di obbligazioni o di azioni del Regno Unito tramite banca.
Fonti vicine all’oligarca dichiarano che la domanda di rinnovo è stata presentata, ma il processo procede a rilento rispetto al solito. Non c’è nessuna evidenza che Abramovich abbia creato il proprio impero illegalmente, ma come tutti gli investitori dovrà dimostrare la legittimità dei propri guadagni, mentre precedentemente bastava possedere due milioni da investire nel Regno Unito. Il portavoce del Primo Ministro Theresa May ha dichiarato che gli uffici preposti possono rifiutare il visto in caso di ragionevole dubbio che i fondi dichiarati siano stati ottenuti illegalmente.
Abramovich sarà poi sottoposto a una serie di domande da parte degli ufficiali degli uffici preposti. La stretta arriva anche dopo un report che accuserebbe Putin e uomini a lui legati di nascondere e ripulire denaro attraverso asset presenti a Londra. Il Cremlino ha rimandato indietro le accuse sostenendo che le azioni in atto sono «poco amichevoli e senza scrupoli». Ieri, il ministro degli Esteri Boris Johnson ha rilanciato minacciando ulteriori sanzioni e una nuova stretta dopo le misure prese da Donald Trump, che ha inserito il nome di Abramovich in un “Kremlin Report” riguardante gli oligarchi russi. Gli uomini dell’oligarca proprietario del Chelsea hanno riportato che non ci sono evidenze che lascerebbero intendere che il visto non sarà accordato al magnate: «Il procedimento sta solo prendendo più tempo del dovuto e non è chiaro il perché».