C’è un documentario di Espn sui lavoratori in Qatar

Quelli che stanno costruendo gli impianti per il Mondiale. Si chiama A 21st Century slave state.
di Redazione Undici
25 Luglio 2018

Su Undici avevamo già parlato dello stato dei lavoratori che vengono sfruttati per la costruzione degli impianti che ospiteranno i Mondiali di Qatar 2022. Per la costruzione del Khalifa International molti hanno lavorato in condizioni disumane, al limite del pericolo di vita, spesso tratti come veri e propri schiavi, hanno denunciato numerose associazioni come Amnesty International. Secondo le ambasciate di India e Nepal, più di 1000 lavoratori dei due Paesi sono già morti lavorando in Qatar, e diventeranno 4000 entro il 2022. Un documento dell’Ituc – la International Trade Union Confederation –  pubblicato nel 2014, chiamato The case against Qatar, è ricco di testimonianze di migranti sfruttati e quasi “detenuti” dai propri “datori di lavoro”. Si può leggere integralmente qui.

Ora un documentario di Espn fa luce sulla condizione di questi lavoratori: in un Paese che ha già speso oltre 200 miliardi di dollari per la costruzione degli impianti e con un reddito pro-capite altissimo, ciò che manca sono lavoratori a basso costo. È così che la maggior parte viene importata dai Paesi più poveri, in particolare dall’Asia del Sud: India, Pakistan e Nepal. Sono 1,4 i milioni di lavoratori arrivati in Qatar a fronte di offerte economiche irrinunciabili, il 94% della forza lavoro del Paese. Molti di questi chiedono prestiti per poter pagare le agenzie del lavoro che trovano loro le posizioni necessarie a guadagnare le cifre prospettate. Arrivati in Qatar sono sottoposti al cosiddetto sistema del Kafala, una legge per cui i lavoratori stranieri devono avere uno “sponsor” per poter restare nel Paese, molto spesso il loro datore di lavoro, e che li fa diventare, nella pratica, proprietà di questo “sponsor” per anni.

Il documentario di ESPN

Ai lavoratori non è permesso vivere nelle vicinanze dei centri abitati, ma vengono portati a chilometri di distanza dalla capitale Doha, in veri e propri campi di lavoro dove le condizioni di vita sono tragiche. Ai lavoratori soggetti al sistema del Kafala, non è concesso lasciare il Paese senza un visto che deve essere approvato e firmato dal datore di lavoro stesso. I lavoratori, in pratica, non hanno il controllo sui propri passaporti. Negli ultimi 5 anni circa 682 lavoratori nepalesi sono morti in Qatar, 184 solo nell’ultimo anno, la maggior parte per infarto. Le cifre, purtroppo, non sono destinate a diminuire.

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