Se le tre vittorie consecutive avevano alzato la fiducia nell’ambiente e riportato il Milan al quarto posto, la sconfitta contro la Juventus e le sconsolate dichiarazioni di Gattuso nel post gara hanno nuovamente gettato grossi dubbi sull’effettivo livello della rosa, che si uniscono a una moltitudine di infortuni piuttosto elevata. Una su tutte quelle di Lucas Biglia, i cui quattro mesi di stop probabilmente costringeranno la società ad intervenire nel mercato di gennaio. Le tre precedenti gare erano state condizionate da parecchi cambiamenti tattici che – seppur con alcuni equivoci – parevano aver reso un po’ più imprevedibile il Milan. La sconfitta all’ultimo istante contro l’Inter nel derby aveva infatti portato Gattuso a riflettere, con l’allenatore calabrese che aveva deciso di abbandonare quel 4-3-3 sempre adottato da quando siede sulla panchina rossonera.
I problemi del 4-3-3
Per la verità, le problematiche che stava dando il 4-3-3 non erano spuntate all’improvviso, ma eredità della passata stagione. Una su tutte, la copertura degli spazi centrali, con Biglia sovente preso ai fianchi. Nel 4-5-1 con cui il Milan era solito schierarsi in non possesso, la mezzala sul lato palla tendeva a uscire in modo troppo aggressivo e disordinato sull’avversario (Kessié soprattutto), creando un buco ai fianchi dell’argentino. Gli avversari erano ben consci di questa caratteristica e cercavano di approfittarne nel migliore dei modi: per esempio, Spalletti nel derby aveva invertito il triangolo di centrocampo, schierando Brozovic vertice basso con Vecino e Nainggolan mezzali per sfruttare gli spazi intermedi. Inoltre, anche quando il Milan era stretto e compatto in mezzo, si disordinava facilmente nel momento in cui l’avversario allargava il gioco sugli esterni per poi tornare al centro.
Soprattutto contro squadre che mantenevano un baricentro alto, il Milan non era rapidissimo a ribaltare velocemente l’azione a causa delle caratteristiche dei suoi interpreti. Higuaín, come ha dimostrato alla Juve, è un giocatore che tende a venire incontro più che ad aggredire la profondità: di conseguenza c’erano problemi nel riempire il centro dell’attacco visto che sia Suso che Calhanoglu sono ali che preferiscono ricevere palla sulla figura.
Nonostante una manovra dal basso insistita e paziente, il Milan non riusciva a rendersi troppo pericoloso negli ultimi metri, e l’impronta spesso attendista di Gattuso tendeva a schiacciare eccessivamente i rossoneri (i quali non dispongono certo di contropiedisti letali). L’Inter ha enfatizzato queste difficoltà, con un pressing alto che ha stroncato la prima costruzione rossonera di un Milan incapace di ripartire con efficacia, isolando eccessivamente Higuaín e facendo toccare palla alle due ali in posizioni troppo arretrate. Insomma, una squadra con diversi problemi strutturali in molte fasi di gioco.
Passaggio a3 4-4-2
Contro la Sampdoria, Gattuso ha quindi scelto di affidarsi a un chiaro e pratico 4-4-2: Biglia e Kessié in mezzo, Suso e Laxalt sugli esterni con Higuaín-Cutrone in avanti. Questa soluzione ha offerto alti e bassi, con un’interpretazione del modulo piuttosto anacronistica: grande difficoltà a passare per vie centrali (Kessié e Biglia molto orizzontali tra loro) e sviluppo quasi unicamente per vie laterali, con gli esterni alti che entravano poco dentro al campo e ricevevano palla in posizione molto defilata. Seppur un’interpretazione così scolastica nel lungo periodo difficilmente può portare frutti, va detto che ha sfruttato abbastanza bene le lacune della squadra di Giampaolo, formazione che col rombo fatica molto nel difendere l’ampiezza e negli scivolamenti laterali. Di conseguenza, i cambi di lato hanno messo in difficoltà i blucerchiati, come per esempio in occasione del primo gol.
Col centro bloccato, il Milan costruisce per vie laterali. Calabria riesce bene a servire Suso in verticale alle spalle di Murru, successivamente sul cross dello spagnolo la Sampdoria non riesce a ripiegare in supporto di Berezinsky sul lato debole
Tuttavia, difensivamente, gli scompensi sono stati parecchi. Prima di tutto, due profili come Higuaín e Cutrone (poco dotati nel pressing) rendono fiacca la fase di non possesso, abbassando la squadra. Il Milan ha terribilmente patito la doppia inferiorità numerica in mezzo al campo, soprattutto considerando che la Sampdoria è una squadra che sa esaltarsi negli spazi centrali. I blucerchiati sono quindi riusciti bene a dilatare le linee, Saponara in particolare ha usufruito di ricezioni pulite che hanno spaccato in due i rossoneri. La rete di Quagliarella fotografa bene le difficoltà milaniste.
Nessuno segue il movimento di Saponara, Biglia e Kessié troppo avanzati. La qualità dell’ex Fiorentina fa il resto
L’assenza di Biglia
Dopo una stagione difficile, questo avvio di annata ci ha offerto un Lucas Biglia centrale nell’economia rossonera, recordman di passaggi (54 a partita) e di recuperi di palla, con 7 intercetti e 2.1 contrasti ogni 90’. Il suo lungo infortunio (si parla di 4 mesi di stop) sta quindi costringendo a Gattuso a sperimentare nuove soluzioni in attesa del mercato. Contro il Genoa è stata introdotta una formazione insolita, ossia un 3-5-2 con in mezzo Bakayoko, Calhanoglu e Suso e diversi accorgimenti a seconda della situazione di gioco. In avvio di azione, Kessié dava ampiezza a destra diventando praticamente terzino, mentre a possesso consolidato l’ex Atalanta si doveva stringere verso il centro consentendo a Suso di allargarsi.
Chiaro 3-5-2. Notare sia la distanza tra Bakayoko e le altre due mezzali, sia i movimenti di Cutrone e Higuaín: uno aggredisce la profondità, mentre il Pipita viene più incontro
Per la verità, la sincronia di movimenti non ha soddisfatto a pieno Gattuso, che nel dopo gara ha criticato soprattutto Kessié: «Doveva stare molto più dentro al campo, soprattutto quando Suso dava ampiezza a destra, invece a volte stavano sulla stessa linea». Pure contro i grifoni il Milan ha incontrato diverse difficoltà nello sviluppo del gioco, con Bakayoko bypassato in avvio di azione (appena sesto per passaggi totali: il gol del Genoa è tra l’altro nato da un suo pallone perso in modo sanguinoso dentro l’area) e sviluppo della manovra per vie laterali. In fase di non possesso, l’assetto tattico rossonero ha convinto poco: il 5-3-2 era troppo passivo, regalando tanto campo agli avversari. Oltre alle modeste doti difensive di Higuaín e Cutrone, le mezzali (Suso e Calhanoglu) avevano compiti di interdizione poco nelle loro corde, e veniva richiesto un lavoro in orizzontale francamente fuori luogo. Il risultato è che una formazione iper-passiva come il Genoa è riuscita a risalire con eccessiva facilità.
Non è quindi un caso che, nonostante la vittoria, a Udine Gattuso abbia scelto di ritornare allo stesso 4-4-2 utilizzato contro la Sampdoria, con l’unica modifica di Bakayoko al posto dell’infortunato Biglia. La squadra, nel primo tempo, è stata prevedibile come nelle precedenti partite a causa della poca qualità in costruzione arretrata. Tuttavia, l’uscita di Higuaín per una botta alla schiena ha migliorato le cose, ed è un paradosso se si pensa che il Pipita è per distacco il giocatore più forte della rosa. Samu Castillejo ha però reso più fluida ed efficiente la manovra rossonera, il Milan è così oscillato dal 4-2-3-1 al 4-3-3, coi continui movimenti tra le linee dello spagnolo che hanno reso il fraseggio più efficiente e arricchito le soluzioni della squadra. L’ex Villarreal ha quindi presto acquisito centralità all’interno dell’undici, con ben 3 passaggi chiave in poco più di 50’, sgravando oltretutto Kessié e Bakayoko da compiti eccessivi in fase di costruzione.
Castillejo viene incontro e premia l’inserimento di Rodríguez, con Kessié e Bakayoko più liberi
Soprattutto nel finale di gara, il Milan ha coperto il campo molto meglio al centro, con Castillejo sotto punta e Suso più accentrato sull’half space, un qualcosa che Gattuso ha rimarcato con piacere dopo il match, spendendo elogi sia per lo spagnolo che per gli altri giocatori: «Quando ho conosciuto Suso voleva stare sempre largo e ricevere palla sulla linea di fondo, l’ho convinto a entrare di più dentro al campo, oggi nella ripresa l’ha fatto bene e con entusiasmo. Sono contento di questi giocatori, c’è grande disponibilità da parte di tutti in questo momento, mi stanno dando tanto».
Contro la Juventus si sono però avute tante difficoltà nel trovare un assetto equilibrato: non a caso Gattuso nel corso della gara ha fatto tante modifiche (senza dimenticare i molti infortuni). Nel 4-2-3-1 di partenza, Castillejo (schierato sottopunta) doveva muoversi molto in orizzontale per dare imprevedibilità al Milan e consentirgli di associarsi con Suso e Calhanoglu, in modo che venissero dentro al campo. Le difficoltà dell’ex Villarreal hanno però spinto il tecnico a passare al 4-3-3 con il turco mezzala e Castillejo a sinistra, prima di tornare nella ripresa al 4-4-2, sostituendo lo spagnolo con Cutrone e schierando il doppio centravanti. In generale, la squadra ha continuato a non trovare un gioco interno efficace, basandosi troppo sulle iniziative di Suso e ricercando poco la profondità. Queste problematiche sono aumentate con il 4-4-2 finale, in cui sembrano assai onerose le responsabilità che si chiedono a Higuaín in fase di raccordo: come successo contro la Sampdoria, il Milan ha quindi provato a passare solo per vie esterne, soluzione che una difesa posizionale di livello (come quella della Juve) è in grado di contrastare. I rossoneri hanno faticato molto a rendersi pericolosi e la fase di non possesso continua a sembrare troppo poco dinamica. La squalifica del Pipita rischia inoltre di rivelarsi un grosso problema per le prossime gare.
Per lo meno, grazie ai tre successi precedenti il Milan arriva alla sosta in una situazione di classifica non disastrosa, anche se gli esperimenti di Gattuso hanno mostrato diversi difetti. Ragionando sul 4-4-2, viene soprattutto da chiedersi quale possa essere l’utilizzo di Bonaventura e Calhanoglu: ad oggi, a meno di inventarsi l’ex Bayer sottopunta, pare difficile vederli in contemporanea in questa disposizione tattica, quindi è lecito domandarsi se vale la pena dare fiducia a un assetto tattico che lascia fuori due tra i giocatori più tecnici della rosa. Insomma, ci sono ancora dubbi sul come far rendere bene questa rosa, e le molte assenze costringono Gattuso a trovare al più presto una struttura tattica equilibrata.