Un nuovo inizio in Australia

Al tennis servono nuovi vincitori e non solo nuove formule: che questo Australian Open segni la svolta?
di Claudio Giuliani 14 Gennaio 2019 alle 06:10

Il problema all’ordine del giorno del tennis, o meglio di chi gestisce il tennis, sembra quello di accorciare la durata delle partite per accontentare le televisioni, che vogliono match corti e con i soliti a giocarsi i trofei. I tifosi, invece, vorrebbero avere qualche nome nuovo sull’albo d’oro dei tornei maggiori. Mentre l’Atp sperimenta le NextGen ATP Finals con i set a 4, l’Itf trasforma la Coppa Davis in un evento da un weekend l’anno con sede fissa, rinunciando anche alle partite al meglio dei cinque set. Un tennis più vendibile insomma, perché le tv rappresentano un flusso enorme di denaro che in questi anni ha assicurato la sopravvivenza di uno sport terrorizzato dal prossimo addio di Nadal, Djokovic e, soprattutto, Roger Federer, i tre che insieme hanno tenuto in piedi il tennis negli ultimi 15 anni. Per questo si assiste alla disperata ricerca dell’intuizione, provando a venire incontro alle mutate abitudini del pubblico, che vorrebbe partite più corte e spettacolari, senza i tempi morti che caratterizzano da sempre questo sport.

Dal punto di vista delle regole, gli Australian Open hanno deciso di introdurre il tie-break al quinto set ma nella formula long, e cioè con vittoria fissata a 10 punti anziché 7. Il tie-break eviterà partite spalmate su più giorni o che impediscano al tennista “sopravvissuto” ad un match infinito di essere competitivo in quello seguente. Una soluzione pensata proprio per preservare la spettacolarità in campo del vecchio Super Saturday degli US Open, quando nel secondo sabato del torneo si giocavano la finale femminile e le due semifinali maschili, però da sempre con il tie-break al quinto set. Anche Wimbledon ha deciso di cambiare, però solo a metà: il tie-break al quinto set si giocherà normalmente a 7 punti, ma sul punteggio di 12 pari. Resiste il Roland Garros, dove al quinto set si giocherà ad oltranza.

Ma se queste regole tranquillizzeranno le televisioni per un po’, non risolveranno di certo il problema del ricambio generazionale, la priorità di chi segue il tennis e che alimenta discussioni e speranze ad ogni inizio stagione. Il 2019 più del 2018 potrebbe essere l’anno buono per un nuovo vincitore Slam, o almeno uno diverso da Djokovic, Nadal e Federer, che si sono spartiti gli ultimi 8 Slam come succedeva dieci anni fa. Almeno questo ha detto l’annata scorsa, conclusasi con la vittoria di Alexander Zverev alle Atp Finals preceduta da quella di Karen Khachanov nel Master 1000 di Parigi-Bercy. Il dominio di Djokovic nella seconda parte dell’anno potrebbe essere stato più debole di quanto possa essere sembrato. I tre reduci del quartetto noto come “Fab 4” vanno comunque considerati i favoriti assieme ad Alexander Zverev, e se gli Australian Open non saranno il torneo che festeggerà un nuovo vincitore Slam, sicuramente forniranno le risposte a queste domande: Zverev riuscirà a superare i quarti di finale in uno Slam? Federer sarà ancora competitivo nell’anno in cui diventerà 38enne? Nadal è ancora integro fisicamente? Il dominio di Djokovic è stato un fuoco di paglia?

Qualsiasi vincitore al di fuori di questi quattro rappresenterebbe una sorpresa, Cilic e Anderson compresi, nonostante il primo sia stato vincitore di uno Slam e il secondo due volte finalista. Più indietro ci sono i vari Nishikori (tornato a vincere un torneo dopo tre anni a Brisbane 2019), Khachanov, Coric e l’eterno incompiuto Dimitrov (che ora ha anche Andre Agassi nel suo box): se a vincere fosse uno di quest’ultimi sarebbe una sorpresa di livello clamoroso. Wawrinka, uno che pure ha vinto tre Slam, giocherà al rientro dall’infortunio al ginocchio e non sembra ancora in grado di poter competere al massimo livello.

Novak Djokovic, che la settimana scorsa ha perso contro Bautista-Agut a Doha in semifinale, esordirà contro un qualificato e dovrà poi stare attento a Jo-Wilfried Tsonga, semifinalista a Brisbane e tornato a giocare dopo un 2018 nel quale è stato fermo a lungo per un problema al ginocchio. Negli ipotetici ottavi, Djokovic potrebbe incrociare il russo Daniil Medvedev, poi ci sarebbe Nishikori (che ha Fognini dalle sue parti). Nella parte alta del tabellone c’è anche Alexander Zverev, che non ha ostacoli particolarmente difficili fino all’ipotetico quarto di finale contro Thiem o Coric. Il tedesco numero 4 del mondo deve “certificarsi” anche a livello Slam. Non ci sono ostacoli tecnici e neanche di fiducia in se stesso fra lui e la grande vittoria, quello che gli manca è gestire con calma le situazioni negative che inevitabilmente si presentano in un torneo lungo e che si gioca al meglio dei cinque set come ad esempio un possibile incontro al terzo turno con Gilles Simon, un genio della tattica applicata al tennis. Ivan Lendl è nell’angolo del tedesco proprio con questa missione. Il suo cammino non è dei più semplici: in quella zona c’è anche Nick Kyrgios, che fin qui ha fatto più notizia per essere stato morso da un ragno che per i risultati (ha perso malamente a Brisbane, dove era il campione in carica, contro Jeremy Chardy). Corollario: Nick ha dichiarato che, dovesse vincere il torneo, smetterebbe di giocare per tutto il 2019. Probabile che lo vedremo fino a fine anno.

A Djokovic e Zverev è andata tutto sommato bene nel sorteggio considerato che i clienti peggiori sono finiti tutti nella parte bassa del tabellone, che ha nell’ipotetica semifinale Nadal vs Federer la partita dei sogni. Lo spagnolo esordirà contro la wild-card australiana Duckworth e dovrà stare attento al terzo turno per un possibile match contro l’australiano de Miñaur, un giovane classe ‘99 già amatissimo dal pubblico australiano perché sembra la reincarnazione di Hewitt. Poi, Nadal dovrebbe incrociare la testa di serie Kyle Edmund, semifinalista lo scorso anno e che ha avuto un brutto sorteggio: incontrerà infatti il redivivo Tomas Berdych, apparso in ottima forma dopo il rientro dall’infortunio a Doha. Nadal ha dichiarato di avere buone sensazioni per il torneo anche se non ha giocato ancora una partita ufficiale (a parte una esibizione contro Kyrgios). Nella zona di Nadal ed Edmund c’è Kevin Anderson, che ha già vinto un titolo nel 2019 tanto è in fiducia.

Più complicato il percorso di Federer, che esordirà contro Denis Istomin e che non avrà particolari ostacoli almeno fino ai quarti di finale. Il match ipotetico contro Monfils al terzo turno potrebbe regalare spettacolo, ma il francese è a pezzi, più probabile che lo svizzero arrivi a giocare contro Tsitsipas anche se il greco ha già deluso le aspettative nel torneo di Sydney, dove ha perso contro Seppi nei quarti di finale. Federer, che si è preparato al solito giocando e vincendo l’Hopman Cup, potrebbe incontrare nei quarti di finale Marin Cilic per un remake della finale 2018. Il croato esordirà contro Bernard Tomic in uno dei primi turni più interessanti, dalle sue parti ci sono anche Rublëv (giovane russo molto interessante ma sempre alle prese con problemi fisici), gli spagnoli Verdasco e Bautista-Agut e la testa di serie numero 10, Karen Khachanov: probabile che da questa zona di tabellone escano fuori partite interessanti, magari qualche sorpresa.

Ad ammantare di tristezza quello che è anche noto come l’Happy Slam ci ha pensato Andy Murray, che in una drammatica conferenza stampa ha annunciato il suo imminente ritiro per via dell’infortunio all’anca che lo tormenta oramai da 20 mesi. «Non riesco più a convivere con il dolore, vorrei arrivare a giocare a Wimbledon ma non so se ci riuscirò». A questo punto il suo esordio è la partita che nessuno potrà mancare, preparate i fazzoletti.

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