Tre cose sulla 35esima giornata di Serie A

La consapevolezza dell'Atalanta, Quagliarella e l'oltre, il progetto della Spal.
di Redazione Undici 06 Maggio 2019 alle 11:52

La consapevolezza che spinge l’Atalanta

Nemmeno la vittoria contro la Lazio, una vittoria importante perché proietta l’Atalanta sempre più vicina alla qualificazione Champions, con una prestazione da squadra solida e matura, sorprende più. E non sorprende nemmeno Gasperini, che dai suoi giocatori continua a ricevere, giorno dopo giorno, risposte convincenti: «Ormai mi accorgo che c’è una consapevolezza nel gioco e quindi ci attacchiamo a quello, indipendentemente dal fatto che siamo avanti o in svantaggio. Questo è qualcosa che ci dà serenità, forza». Vuol dire che l’Atalanta non specula mai, non gioca in base alle situazioni di risultato che si vengono a creare, ma propugna la sua idea di gioco, fatta di meccanismi ben assimilati da tutto il gruppo e da una ricerca offensiva costante. Contro la Lazio, in un vero e proprio scontro diretto – perché ai biancocelesti solo la vittoria poteva alimentare le speranze di una campagna europea il prossimo anno, pass tramite Coppa Italia a parte – la squadra di Gasperini ha giocato dall’inizio alla fine con la stessa intensità e la stessa voglia di proporre, qualcosa che la distingue nettamente da tutte le concorrenti in classifica. Una caratteristica che ha permesso all’Atalanta di raccogliere ben 23 punti da situazioni di svantaggio – gli ultimi tre proprio contro la Lazio, che era passata subito in vantaggio con Parolo – e che racconta la capacità di non impaurirsi, né di sentirsi penalizzata, dalle altalene che si verificano in novanta minuti. Una forza che finisce per l’annientare le sicurezze altrui, come quelle di una Lazio completamente svanita nella ripresa, che dice addio alla possibilità di accedere in Europa tramite il campionato. I pareggi di Roma e Torino sono invece un’ulteriore spinta per i nerazzurri, a cui ora bastano sette punti per la storica qualificazione in Champions: con due gare casalinghe alla portata (Genoa e Sassuolo) più la trasferta contro la Juventus, le possibilità sono pienamente concrete.

Quagliarella e l’oltre

Fabio Quagliarella è l’attaccante più anziano di sempre a realizzare 25 gol in Serie A. Ha compiuto 36 anni a gennaio, e ora guida la classifica dei cannonieri davanti a Zapata e Cristiano Ronaldo. Nettamente, meritatamente. Questa elevata incidenza sulla storia del nostro campionato si moltiplica confrontando il rendimento dell’attaccante campano accanto a quello della Sampdoria: senza Quagliarella, la squadra di Giampaolo avrebbe realizzato 32 gol in 35 partite. Una quota superiore solo a tre squadre di Serie A: Chievo, Frosinone, Udinese. Queste cifre storiche e personali raccontano la perfetta aderenza tra Quagliarella e il gioco della sua squadra, costruita intorno al suo modo di attaccare la porta, un po’ da centravanti e un po’ da seconda punta che svaria, che non dà riferimenti, che legge i corridoi in verticale ma sa anche ricevere, proteggere, gestire il pallone. Ieri, a Parma, è arrivata una doppietta di puro opportunismo, un calcio di rigore e una conclusione dopo un pallone perso dal Parma, e recuperato dai compagni. È solo l’ultimo acuto di un campionato che ha celebrato la forza e l’unicità di un giocatore dalla carriera intermittente, frenato dagli infortuni, dai problemi personali, eppure dotato di un talento che avrebbe meritato palcoscenici più importanti, con più continuità. Ed è giusto e bello che sia così, che Fabio Quagliarella abbia avuto il tempo per mostrarci il meglio di sé, per andare oltre sé stesso.

Il progetto della Spal funziona

Doppia promozione dalla Serie C, poi due salvezze consecutive nel massimo campionato. La seconda di queste salvezze è arrivata con largo anticipo ed estrema tranquillità, anzi planando sulla metà della classifica. Il percorso della Spal è assolutamente eccezionale, e va celebrato per la sua lungimiranza tecnica e manageriale. Davanti a tutto, applausi il lavoro di Leonardo Semplici: il tecnico toscano ha forgiato la Spal con un’identità che ha saputo evolversi senza smarrire i suoi riferimenti, il calciomercato ha alzato la qualità della rosa di anno in anno, oggi la squadra biancoazzurra pratica un calcio efficace e che permette ai giocatori di migliorare, di esprimersi al meglio, di ritrovarsi – i casi di Lazzari, Petagna, Fares e Murgia sono esplicativi da questo punto di vista. Nel frattempo la società ha costruito un modello di alto livello, ha sistemato lo stadio Mazza, un programma di crescita perfettamente in continuità con i miglioramenti della squadra. L’idea che la Spal possa stabilizzarsi in Serie A si è progressivamente imposta, oggi è un’ipotesi realistica. Il successo in casa col Chievo ha certificato questo aspetto, ha mostrato la distanza tra un club che ha saputo migliorare il proprio progetto e un altro che è rimasto fermo, cristallizzato su sé stesso. Un esempio/monito per tutta la Serie A.

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