Schöne ha scelto il Genoa per completarsi come regista

Da trequartista a centrocampista, il nuovo acquisto rossoblu ha progressivamente arretrato la sua posizione nel corso della carriera.

«La scorsa stagione è stata una fregatura, amico. Era appena finito agosto, niente Champions e nemmeno Europa League. Ha causato postumi di sbornia per mesi, ogni volta in cui si giocava una competizione europea non avevamo nulla da fare in settimana, sembrava un vuoto. Soprattutto perché eravamo reduci dalla finale a Stoccolma qualche mese prima». Basterebbe questo stralcio d’intervista concessa a Voetbal International per spiegare il sentimento d’affezione di Lasse Schöne per l’Ajax. Un sentimento radicato, che esula dal semplice professionismo ma s’incarna in una sorta di tifo acquisito. In lingua danese lo si può definire ‘hygge’, da ‘hyggeligt’, aggettivo intraducibile ma comunque collegato a comodità, convivialità familiare, un senso di appagamento spesso portato dalla presenza di luce, spesso carente a queste latitudini scandinave.

L’attaccamento alla maglia di Schöne si spiega con una serie di fattori supplementari. In primis, i trofei: in sette anni ad Amsterdam ha vinto 3 campionati, una KNVB Beker e la Supercoppa d’Olanda, la Johan Cruijff Schaal, festeggiata il 27 luglio 2019 contro il PSV, all’ultima presenza con la maglia ajacide. Al bottino si aggiunge il fatto che Schöne sia lo straniero con più caps nella storia del club (286), record strappato il 27 febbraio 2019 al connazionale Søren Lerby, che tra 1975 e 1983 collezionò 269 presenze. E poi c’è l’ambiente: arrivò all’Ajax nell’estate 2012 e non fu specificamente acquistato perché gradito a Frank de Boer. Pare che ingolosì principalmente per allungare la panchina, trattandosi di un parametro zero, tanto che il suo nome passò in secondo piano. Inoltre l’Ajax aveva già esaurito il budget destinato ai rinforzi coi vari Niklas Moisander, Lucas Andersen e Tobias Sana, senza contare che l’anno prima aveva investito oltre 13 milioni nei vari Sigthórsson, Cillessen, Theo Janssen e Serero.

Con queste premesse Lasse Schöne era un gigantesco punto interrogativo, un 26enne centrocampista tecnico ma dal curriculum imperfetto. Gli mancava una grande esperienza: del resto, a differenza dei vari Jesper Grønkjær, Christian Eriksen e Kasper Dolberg, il suo salto dalla Danimarca all’Olanda era stato accompagnato da alcune indigeste tappe che ne rallentarono l’affermazione (quattro anni infruttuosi all’Heerenveen, cui era approdato sedicenne dal Lyngby, due al De Graafschaap e quattro al N.E.C Nijmegen). Ad Amsterdam, invece, stupì sin dall’inizio: 6 reti e 10 assist al primo anno da titolare – inamovibile – poi alti e bassi dovuti alla sperimentazione di una posizione ibrida, meno avanzata. Una mossa astuta, o forse necessaria, per un trequartista alle prese con gli anni che si sommano e una voglia di giocare che resta intatta.

A corollario di quanto detto, il 27 luglio scorso, all’ultima presenza come detto in Johan Cruijff Schaal contro il PSV, il danese è subentrato al 59esimo, visto che il suo posto è oggi occupato in pianta stabile dal 23enne Răzvan Marin. Ennesima prova di un sistema di produzione e promozione di nuovi talenti spavaldi, privi di gratitudine, che in un batter di ciglia costringano la vecchia guarda a mosse camaleontiche pur di salvaguardare la propria centralità in rosa: del resto anche Daley Blind, impiegato da mediano, pare rassegnato ad abdicare il posto da terzino sinistro – da lui occupato fino alla fine della scorsa stagione – a favore del 18enne americano Sergino Dest.

Con la maglia dell’Ajax, Lasse Schöne ha giocato 287 partite, con 64 gol segnati (Dean Mouhtaropoulos/Getty Images)

Per Schöne, quella panchina contro il PSV confermò come non ci fosse più spazio per lui all’Ajax. Lui che nell’ottobre 2018 aveva aperto la porta a un suo ritorno in Danimarca, sostenendo di voler giocare fino ai quarant’anni, si trovava fuori dal progetto e dunque in cerca di una destinazione. Il Genoa non sarà stato il club più rinomato ad aver avanzato una proposta, complice pure il 17esimo posto nello scorso campionato, ma come sostenuto da Ronald de Boer si tratterebbe della mossa giusta per completare la metamorfosi definitiva in mediano.

Una trasformazione che per Schöne pareva inevitabile e già predetta da John Dahl Tomasson: «Lasse è intelligente come Pirlo, gli è stata data una posizione in campo leggermente arretrata perché lui vuole il pallone ed è quello che anche noi vogliamo». Perfino il diretto interessato lo ammise senza problemi: «Non sono uno dei più alti, né uno dei più forti, né uno dei più veloci. Penso però di avere una buona visione di gioco, di riuscire a pensare avanti. Il Genoa cerca un numero 6, è una grande opportunità».

Con la Nazionale danese, Schöne conta 45 presenze (3 gol realizzati); ha partecipato agli Europei 2012 e ai Mondiali 2018 (Michael Steele/Getty Images)

Per via della sua metamorfosi da trequartista a mediano, Marcel Keizer – che lo vide testardamente sulla trequarti – lo relegò in panchina. Peter Bosz, meno attaccato alla cieca stigmatizzazione, lo volle in campo, ne assecondò la trasformazione. Ora Schöne ha salutato l’Ajax, con un arrivederci e non un addio, seguendo Matthijs de Ligt in Serie A. Chiaramente i tempi sono cambiati: se ad Amsterdam aiutò l’integrazione nel gruppo di Kasper Dolberg e Rasmus Nilssen Kristensen, a Genova Lasse sarà a sua volta istruito dal connazionale Lukas Lerager. Andreazzoli gli consegnerà le chiavi di un centrocampo orfano di Miguel Veloso – ma sempre più scandinavo data la presenza di Oscar Hiljemark – con la consapevolezza di dover gestire il traffico nella zona nevralgica di un centrocampo non abbondante di qualità.

«In questa posizione posso lavorare molti palloni, è il motivo per cui ho iniziato a giocare a calcio» avrebbe confidato Schöne, la cui lista di fonti d’ispirazione è perfettamente coerente col suo percorso. Si inizia con Michael Laudrup e Baggio, si prosegue con van der Vaart e Sneijder («piccoli e offensivi come me»), si conclude con Busquets, Pirlo e Redondo. Da trequartisti a mediani. ‘Hoe ouder, hoe beter’, gli dicevano in olandese. ‘Ciù vêgio, ciù bón’, si sentirà dire adesso al Ferraris.