L’arrivo di Bendtner sta generando tanto entusiasmo a Copenaghen, forse troppo

Il club danese ha deciso di giocare una partita della squadra riserve a porte chiuse. «Altrimenti sarebbe una guerra», ha detto il tecnico Solbakken.

Nicklas Bendtner non è mai stato un calciatore convenzionale, nel bene e nel male: era uno egli attaccanti più promettenti della sua generazione, tanto che l’Arsenal decise di portarlo in Inghilterra, direttamente dalle giovanili del KB, poco dopo il suo 16esimo compleanno. A Londra, però, non è mai riuscito a imporsi ed esplodere definitivamente, quindi ha iniziato un lungo giro d’Europa alla ricerca della sua dimensione definitiva – Sunderland, Juventus, Wolfsburg, Nottingham Forest e Rosenborg nelle ultime due stagioni. Oggi ha 31 anni, è un simbolo del calcio danese (ha segnato 30 gol in 81 partite con la Nazionale) e ha deciso di tornare nel suo paese, dove è un vero e proprio eroe di culto nonostante la sua carriera sia stata a dir poco deludente, e controversa – è stato protagonista di numerosi episodi negativi, per esempio una rissa con l’ex compagno di squadra Adebayor, e anche alcuni arresti da parte della polizia per aggressione o molestie.

Il suo ritorno in patria, al Copenaghen, è stato salutato da un entusiasmo incredibile. Il Guardian racconta come la sua maglia sia andata esaurita nello store del club poche ore dopo il suo trasferimento a titolo gratuito; c’è anche una eloquente dichiarazione dell’allenatore Solbakken in merito alla Bendtner dei tifosi danesi: «Non credo che il dipartimento marketing del Copenaghen abbia mai vissuto qualcosa di simile. È abbastanza surreale. Penso che si debba tornare a Preben Elkjær, negli anni Ottanta, per trovare un giocatore danese venerato in questo modo dai suoi connazionali».

In virtù di questa adorazione, il Copenaghen ha deciso di mettere un argine, quantomeno di provare a farlo. L’esordio di Bendtner con la sua nuova squadra dovrebbe avvenire in occasione del match tra le squadre riserve del Copenaghen e del Brondby, società storicamente rivali. Dato che la presenza del centravanti ex Arsenal avrebbe richiamato un numero incredibile di tifosi, la decisione finale è stata quella di giocare la partita a porte chiuse. Solbakken ha spiegato: «Rischieremmo una vera e propria guerriglia: ci sarebbero stati gruppi organizzati di entrambe le squadre, vale a dire un minimo di 3 o 4mila sostenitori per una partita del campionato riserve. Non possiamo ospitarli nel campo dove giocano di solito le nostre squadre filiali, il campo sarebbe letteralmente esploso».