Quando il Commissioner della Mls Don Garber ha terminato il tour delle Expansion Mls nella città di St. Louis, Missouri, in buona parte degli Stati Uniti è riecheggiato un metaforico “Oh, finally!”. Il calcio è arrivato nella Soccer City, finalmente a St. Louis c’è una franchigia nella Major League Soccer, era un sogno e un obiettivo degli appassionati in città sin dal 1996, anno della fondazione della lega calcistica nordamericana. L’annuncio di Garber della prossima squadra a St. Louis, che scenderà in campo dal 2022 in un nuovo stadio, è stato vissuto come una sorta di liberazione dagli appassionati di soccer, il lieto fine di un romanzo che per più di venti anni non si era sviluppato come in molti avrebbero voluto; un vuoto riempito dalla città che più di tutte ha contribuito nello scorso secolo a far sviluppare uno sport storicamente chiuso tra baseball, football americano, basket e hockey.
La città di St. Louis, nonostante non avesse una squadra nell’élite del soccer nordamericano ormai da decenni, ha una lunga tradizione calcistica fatta di vittorie, imprese storiche e passione per le strade che non ha eguali nel resto del territorio statunitense. Trofei vinti prima ancora che la prima Nasl e la Mls potessero essere realmente concepite; trionfi a livello di College; soprattutto un’impronta ben definita nella Nazionale degli Stati Uniti che riuscì nella prima grande impresa calcistica della sua storia: ai Mondiali brasiliani del 1950, gli Usa batterono addirittura l’Inghilterra (1-0), dopo una partita rimasta della leggenda del calcio, non solo americano. Ecco, non solo cinque undicesimi di quella squadra erano originari di St. Louis, ma l’unico media a coprire quell’evento negli Stati Uniti fu proprio il St. Louis Post-Dispatch.
Proprio in virtù di una storia così importante, l’esultanza collettiva di St. Louis dopo l’ingresso in Mls ha stupito più che sorpreso solo chi non vive dalle parti del Gateway Arch, la porta sul mitico West della città, costruito paradossalmente dopo che tutti questi trionfi sportivi erano già passati all’archivio della memoria. In una città che è andata avanti in tutti gli sport, seppure tra alti e bassi – in Nhl ora ci sono i STL Blues, in Mlb ci sono i STL Cardinals –, il calcio è rimasto a lungo escluso dalle dinamiche cittadine e non solo, quasi snobbato dalla politica, fino ancora al novembre 2018, quando il progetto St. Louis-Mls rischiò il naufragio dopo il rifiuto della città di finanziare, con 60 milioni di dollari di fondi pubblici, parte del nuovo stadio previsto nel progetto presentato alla lega.
Il soccer, però, vive e pulsa nelle strade, è parte integrante della comunità, non solo perché ha dominato per decenni – e domina ancora oggi – la scena sportiva a livello amatoriale e collegiale: si stima che a St. Louis ci siano circa 40-50mila bambini iscritti alle varie scuole calcio, organizzate e strutturate – con ricostruzioni certe – fino dal 1880, quando immigrati dalla Gran Bretagna e soprattutto dall’Irlanda trapiantarono il gioco in città, e iniziarono ad allevare i migliori calciatori dello stato. La crescita generale di questo sport nel corso degli ultimi venti anni ha portato città più attrezzate, popolose, ricche e influenti a superare St. Louis in più di una corsa al posto nel professionismo, ma ciò non ha tolto la passione per questo sport ai St. Lousians, Taylor Twellman, nativo di St. Louis, uno degli undici giocatori nella storia della Mls ad aver segnato almeno 100 gol, ha chiarito come questo amore per il gioco sia radicato nella storia della città: «Per come conosco St.Louis, per come l’ha conosciuta mio padre, per come l’hanno conosciuta i miei zii e i miei nonni, il calcio è sempre stato il cuore pulsante di tutto. Credo che STL sorprenderà molti per la passione che porterà sui campi della Mls».
Contestualizzata la situazione e ricostruito il background storico, quello che potrebbe a questo punto sembrare un investimento sicuro della Mls in un mercato dove la fame di calcio è evidente, rappresenta anche una scelta con lo sguardo rivolto al futuro, al progresso e alla sostenibilità del progetto. La proprietà della nuova franchigia di St. Louis sarà la prima a maggioranza femminile nella storia della Mls, una novità importante in una nazione e in un periodo storico in cui le donne nel calcio hanno alzato la voce e costruito un dibattito su tantissimi temi.
A guidare il club saranno Carolyn Kindle-Betz e altre sei donne della famiglia Taylor, tutte di St. Louis. Si tratterà di un’ulteriore spinta nella rincorsa al titolo di “Soccer City”, oggi messo in discussione da Portland e Seattle, ma rappresenta anche un’immagine di straordinaria normalità nella scelta, una “prima volta” fortemente progressista in un mondo da sempre etichettato come maschilista, ma che in realtà ha trovato terreno fertile e disponibilità da parte della Mls. Sicuramente una proprietà a maggioranza femminile porterà una prospettiva del tutto nuova al tavolo dei presidenti nella lega, coinvolti praticamente in tutte le decisioni delle varie franchigie. Un modo di vedere le cose che dovrà svuotarsi da quelle residue convenzioni o preconcetti che da sempre caratterizzano le proprietà condivise da uomini, con possibilità di vie alternative e futuribili nelle fase decisionali. Una proprietà al femminile è anche una scelta con interessanti sbocchi commerciali: l’appeal della squadra presso il pubblico femminile, già di per sé molto attivo negli Stati Uniti, potrebbe infatti giovarsene.
Il video delle celebrazioni per l’espansione della Mls a St. Louis
Un altro aspetto per cui la città del Missouri ha battuto la concorrenza di Sacramento per il posto numero 28 in Mls riguarda proprio il coinvolgimento dei Taylor, famiglia locale che ha permesso di evitare fondi pubblici per la costruzione dello stadio, e di assecondare le richieste di Don Garber, sempre attento a preferire imprenditori coinvolti sul proprio territorio piuttosto che facoltosi mecenati pronti a dirigere società da lontano, come sarebbe stato nel caso di Sacramento. Ora per il progetto St. Louis in Mls c’è tempo fino al 2022, e ci sono tante decisioni che i proprietari dovranno prendere nei prossimi mesi. La prima riguarda ovviamente il nome della squadra, poi c’è lo stadio da costruire in centro città, la questione più urgente; e ancora ci saranno da comporre il quadro dei dirigenti, lo staff tecnico, ovviamente la rosa dei giocatori. Saranno mesi intensi e complicati, scanditi da un countdown cittadino di attesa, entusiasmo e passione che promette battaglia a piazze bollenti in Mls come Seattle, Portland (che ha inciso la scritta “Soccer City” sui seggiolini del suo stadio, il Providence Park) o Atlanta.
Il nome del nuovo club, così come logo e colori sociali, verranno scelti coinvolgendo la fanbase. È successo anche per l’Internacional de Miami CF di Beckham, per cui i tifosi hanno votato il rosanero; accadrà anche per St. Louis, cancellando l’usanza storica cittadina di affibbiare il nome di una famiglia al club – come i St. Louis Kutis nel 1957 e 1986, o i St. Louis Busch nel 1988. Per lo stadio, che sarà dunque finanziato privatamente, il progetto è già pronto: capienza da 22.500 posti, possibile espansione fino a 25mila, restano da definire i dettagli per un’area che sarà riempita di negozi, ristoranti e spazi comuni per i tifosi. St. Louis c’è, è pronta a organizzare ed essere the next big thing del calcio a stelle e strisce. Il pallone tornerà a rotolare nella Soccer City, questa volta finalmente ai massimi livelli. E niente sarà più come prima.