Tre temi sulla quarta giornata di Serie A

Il derby di Milano, Sarri e una nuova Juve, tanti gol attesi in Bologna-Roma.

Le incertezze di Inter e Milan, le incertezze di un derby

Prima di Inter-Slavia Praga, il derby di Milano in programma sabato 21 settembre si presentava come una partita tra una squadra (già) piena di sicurezze, l’Inter, e una ancora alla ricerca della sua nuova identità, il Milan. Il pareggio dei nerazzurri contro i cechi ha annacquato questa sensazione di distanza, perché ha mostrato come il progetto di Conte sia già delineato ma ancora perfettibile, soprattutto per quanto riguarda l’intensità del gioco contro avversari chiusi – e ugualmente intensi. Quindi la classica retorica del “derby incerto” si nutre di ulteriori incertezze, perché l’Inter sarà chiamata a reagire alla prima partita negativa, oltre che al primo vero scontro diretto della stagione. E poi sarà interessante capire se Conte farà delle scelte diverse, non tanto nel sistema di gioco quanto negli interpreti: finora l’Inter è stata modellata attorno a un blocco unico e quasi inscalfibile, per esempio Sánchez, Gagliardini e Lazaro non sono mai partiti da titolari, Biraghi e Borja Valero non sono stati nemmeno utilizzati, persino Barella ha una sola presenza dal primo minuto. È evidente che la priorità dell’allenatore nerazzurro sia stata costruire una fisionomia di riferimento, ma la creazione di alternative interne potrebbe diventare importante, per pungolare il gruppo dopo partite negative come l’esordio in Champions. Il Milan ha problematiche diverse eppure simili: i calciatori rossoneri hanno fatto fatica ad adattarsi al nuovo progetto, il gioco finora è stato poco fluido, anche contro avversari di livello più basso. Il derby potrebbe essere la partita giusta per sbloccare la squadra dal punto di vista mentale, ma un allenatore come Giampaolo ha bisogno più che altro di imporre le sue idee per essere davvero efficace. Potrebbe essere questione di tempo, solo che anche a Milanello finora c’è stato poco coraggio nelle rotazioni: tra i nuovi acquisti, l’unico a giocare titolare è stato Bennacer, peraltro in una sola occasione, mentre tutti gli altri hanno accumulato pochi minuti (Leão e Rebic) o addirittura non sono ancora scesi in campo (Duarte, Theo Hernández, Krunic). Difficile pensare che la stessa squadra di Gattuso, anche se schierata in modo diverso, possa assorbire un’idea di calcio completamente nuova.

 

La Juve scopre un’altra versione di se stessa

L’inizio di stagione della Juventus di Sarri può dirsi positivo – al netto di un pari deludente a Firenze, subito cancellato da un’ottima prestazione a Madrid. Sono state, queste partite iniziali, prove generali per una squadra che deve immagazzinare automatismi e dettami del nuovo tecnico – che ha scelto di affidarsi, proprio per sviluppare gradualmente la crescita dei suoi, ai soliti undici, quando non costretto a cambiare per infortuni. Quella contro il Verona, perciò, sarà un primo restyling di Juventus, con un più approfondito ricambio di uomini reso indispensabile dai troppi impegni ravvicinati – martedì si ritorna subito in campo per il turno infrasettimanale, con la trasferta di Brescia. Sarri potrà valutare lo stato di forma dei vari Dybala, apparso in palla nei minuti concessi al Wanda Metropolitano, Rabiot e Bentancur, oltre al possibile rientro di Gigi Buffon, al suo secondo “debutto” in bianconero. Ci sono tre punti importanti da conquistare, ma per l’allenatore bianconero la gara contro l’Hellas dovrà dare immancabilmente segnali positivi, sia a livello individuale – da parte di chi gioca meno – sia a livello collettivo. In una squadra così affollata di giocatori di primissima fascia, mai come in questo momento le scelte di Sarri saranno importanti per i mesi a venire.

Gianluigi Buffon è tornato alla Juventus dopo un anno al Psg: con i bianconeri, 656 partite ufficiali disputate in 17 stagioni (Yifan Ding/Getty Images)

Bologna e Roma alla ricerca di conferme

Due squadre offensive, per non dire spregiudicate, eppure ancora imbattute. Bologna e Roma si presentano allo scontro diretto con un certo entusiasmo, una sensazione positiva alimentata dai risultati ma anche da un calcio d’attacco, marchio di fabbrica di Mihajlovic e Fonseca in questo inizio di stagione – e non solo. Nelle ultime partite giocate, sia il Bologna che la Roma hanno realizzato quattro gol (i rossoblu a Brescia, i giallorossi contro Sassuolo e Başakşehir), poi c’è un’altra caratteristica comune, ovvero la varietà dei giocatori andati a segno in queste primissime partite: Palacio, Orsolini, Sansone, Bani, Poli e Soriano per il Bologna, mentre nella Roma è toccato a tutti i calciatori offensivi schierati almeno una volta dal primo minuto, da Dzeko a Mkhitaryan, da Zaniolo a Ünder, fino a Kluivert e Cristante – in pratica solo Pastore non ha ancora trovato il gol, ma ha giocato dal primo minuto titolare una volta, in Europa League. La sfida tra due squadre così ambiziose servirà soprattutto per dare delle conferme agli allenatori, oltre che a divertire gli appassionati: è il primo incrocio del Bologna contro una grande, quindi è come se Mihajlovic e i suoi uomini si preparassero a sostenere un esame più difficile e non ancora tentato in questa stagione, con questo assetto; per Fonseca, andranno valutate condizioni fisiche e psicologiche dopo l’esordio in Europa League, il suo sistema di gioco richiede grande dinamismo e concentrazione, quindi c’è la curiosità capire come il tecnico portoghese gestirà il turnover, ma anche la risposta della difesa giallorossa, ancora alla ricerca dell’equilibrio definitivo, rispetto alle sollecitazioni di un avversario arrembante e pure di buona qualità.

La Roma non vince a Bologna dal 9 aprile 2017, allora finì 0-3 con i gol di Salah, Fazio e Dzeko (Mario Carlini/Iguana Press/Getty Images)