Il peggior Milan possibile
La Fiorentina ha battuto con merito un Milan davvero in difficoltà. La squadra di Giampaolo è apparsa povera dal punto di vista tattico ma anche tecnico, non a caso l’ex allenatore della Sampdoria a fine partita ha dichiarato che «sembrava che i miei giocatori non si fossero mai allenati insieme». È una sensazione aderente a quelle che si sono percepite a San Siro: i rossoneri non hanno imbastito una sola azione manovrata che poi si è rivelata pericolosa, erano troppo larghi in campo e non sono mai riusciti ad andare oltre la creatività laterale di Suso, dove per “laterale” si intende una posizione troppo esterna, quasi prigioniera della e sulla fascia destra. Con questi calciatori, non è francamente possibile applicare le teorie di Giampaolo, da sempre amante del possesso rapido, corto, quindi dei reparti stretti che creano triangoli sofisticati sul terreno di gioco. Non a caso, San Siro ha fischiato il tecnico ma anche i giocatori che sembrano più in difficoltà: Suso, appunto, ma anche Piatek, impalpabile per tutti i 90′. Il contributo del centravanti polacco non è andato oltre delle sponde elementari sugli appoggi dei centrocampisti, zero conclusioni tentate in porta in 57′ di gioco sono uno score eloquente per evidenziare le difficoltà sue e dell’intera squadra rossonera. L’unica nota positiva è stata la partita intraprendente di Rafael Leão: oltre il gol, l’attaccante portoghese si è fatto notare per un paio di spunti in velocità. Episodi isolati all’interno di una partita in cui il Milan ha mostrato la peggior versione possibile di sé – non a caso, per i rossoneri è il peggior inizio di stagione dal 1930.
Ribery ha dominato la notte di San Siro
Milan-Fiorentina resterà negli memoria di tutti gli appassionati italiani come la prima partita dominata da Franck Ribery. Se la squadra viola si è imposta con autorità a San Siro, il merito è del modulo che Montella ha scelto per occupare tutte le zone del campo. Andando più a monte, il 3-5-2 del tecnico campano è stato costruito intorno all’attaccante francese, alla sua leadership tecnica ed emotiva, a un ascendente già spiccato sui compagni e sull’ecosistema della Fiorentina. Intorno all’ex Bayern c’è una squadra che corre tantissimo e pressa in maniera furiosa e non ha paura di essere ambiziosa in tutte le fasi di gioco, perché poi sa di poter affidare il pallone a un calciatore in grado di lavorarlo con creatività nella zona avanzata. A Milano, Ribery ha risposto a questi stimoli con una qualità evidentemente superiore: 63 palloni giocati con l’85% di precisione, il gol realizzato, un’espulsione e un rigore procurati, 3 dribbling riusciti, un passaggio chiave. Anche senza una punta di riferimento, i viola hanno creato tantissime occasioni, certo hanno sfruttato le difficoltà di un Milan davvero deficitario da ogni punto di vista – ne abbiamo già parlato –, ma soprattutto hanno tenuto altissimi i ritmi, hanno assorbito l’unico momento di difficoltà (l’ultimo quarto d’ora del primo tempo) e poi hanno colpito nel momento migliore. Un chiaro segnale al campionato: Ribery non è alla Fiorentina per fare la comparsa, esattamente come la squadra viola nel campionato di Serie A.
Il gol di Ribery contro il Milan
L’Inter di Conte ha già delle grandi certezze
La vittoria di Genova vale tre punti e un aumento di consapevolezza per l’Inter di Conte. C’era un po’ d’attesa rispetto al coefficiente di difficoltà della sfida contro la Sampdoria: la squadra di Di Francesco era la prima avversaria dei nerazzurri ad avere una reale necessità di fare punti, poi si giocava in trasferta, in un ambiente sempre molto caldo. Insomma, le incognite erano superiori rispetto ad altri appuntamenti di questo avvio di stagione. Sono arrivate delle risposte convincenti da parte degli uomini di Conte, tra l’altro le scelte del tecnico salentino stanno creando delle alternative interne rispetto ai titolari consolidati: a Genova l’Inter ha iniziato la partita con Sánchez e Bastoni all’esordio dal primo minuto, ha rinunciato a Lukaku e Barella, ha riproposto Gagliardini a centrocampo. Il primo tempo è stato di ottimo livello, la ripresa è stata vissuta in maniera leggermente più apprensiva, a causa dell’ingenua espulsione di Sánchez, ma il gol di Gagliardini ha restituito serenità ai nerazzurri, che hanno condotto in porto un successo di piena ed evidente autorità, tecnica ed emotiva. Le sei vittorie iniziali mancavano all’Inter dai tempi di Helenio Herrera, ora ci saranno la trasferta di Barcellona e lo scontro diretto con la Juventus. Probabilmente, non c’erano partite migliori, nel senso di più probanti, per mettere alla prova le grandi certezze e quindi le grandi ambizioni costruite finora da Antonio Conte.