Nelle qualificazioni europee, l’Italia di Mancini ha costruito il suo presente e il suo futuro

Un percorso bellissimo, che ha riportato entusiasmo.

La partita di ieri sera con il Liechtenstein è servita per aggiornare il libro dei record dell’Italia di Mancini, quindi non è da considerare marginale, anzi è una parte importante della metamorfosi – tecnica ed emotiva – degli Azzurri. Prima i numeri: battendo la selezione del principato, l’Italia ha toccato quota nove successi consecutivi in tutte le competizioni, l’ultima striscia di vittorie così lunga risaliva al periodo a cavallo tra maggio 1938 e marzo 1939. In panchina c’era Vittorio Pozzo, l’unico allenatore della storia in grado di conquistare due titoli mondiali consecutivi.

Queste cifre alimentano la percezione del cambiamento: l’Italia non ha solo dominato il girone con una continuità mai avuta in passato, ma soprattutto ha messo le basi per l’Europeo che sta arrivando e per il ciclo successivo, che porterà ai Mondiali del 2022 in Qatar. Molto spesso certe frasi sono ammantate di retorica, ma in questo caso il lavoro di Mancini e la squadra che ne è derivata sono davvero riusciti a creare qualcosa di nuovo, ora c’è un ambiente diverso dentro e intorno alla Nazionale italiana, sono state ricostruite la fiducia e l’attesa per le partite degli Azzurri, è un discorso che inizia e finisce con i risultati, ma nel mezzo ci sono anche un gioco convincente, ambizioso, e il lancio di tanti giocatori di talento alla ricerca dell’affermazione definitiva. Ieri sera, per esempio, Sandro Tonali ha giocato la sua prima partita con l’Italia – a 19 anni, un’età che forse in passato gli avrebbe chiuso le porte della Nazionale maggiore –, ma prima di lui è toccato a Kean, Zaniolo e Lorenzo Pellegrini; da tempo, poi, consideriamo Donnarumma, Barella e Chiesa come dei punti fermi di questa Nazionale, dimenticando che parliamo di giocatori poco sopra i 20 anni.

Gli highlights della sfida alla Grecia

Roberto Mancini ha deciso di creare un nuovo blocco partendo dai giovani, dal loro talento, dalla loro freschezza: l’Italia che si è presa di forza gli Europei – e la possibilità di esordire e giocare a Roma, allo stadio Olimpico – è una squadra mista, che non ha cancellato i reduci del gruppo storico – Bonucci, Chiellini, Florenzi, Immobile, Insigne –, piuttosto li ha integrati con il meglio della nuova generazione. Non è un caso che la partita contro il Liechtenstein, più semplice e poco utile ai fini della classifica, sia cominciata con un’Italia molto giovane, età media di 25,1 anni, mentre la formazione iniziale per la sfida di sabato con la Grecia aveva un’età media sensibilmente più alta (27,3 anni): è una scelta precisa di Mancini, che lavora in parallelo in vista del torneo della prossima estate e di un futuro più lontano, proiettato alle qualificazioni Mondiali – che inizieranno a marzo 2021.

I risultati colti in questa prima fase del progetto sono stati ottimi, poi erano e sono e saranno necessari, intanto per cancellare il ricordo del Mondiale non giocato, ma anche per evitare che eventi così nefasti possano ripetersi: servono ancora quattro punti nelle ultime due partite del girone per ottenere lo status di testa di serie agli Europei, poi ogni successo è fondamentale per consolidare il Ranking Fifa – l’Italia in questo momento è 15esima ed è anche testa di serie per i sorteggi delle qualificazioni alla prossima Coppa del Mondo (le prime dieci squadre europee del ranking mondiale saranno in prima fascia), ma sarà fondamentale non perdere terreno. Nel calcio moderno, la costruzione di un futuro positivo passa dalla cura di tutti gli aspetti, tecnici e umani, e da questo punto di vista le sensazioni rispetto all’Italia di Mancini sono davvero promettenti. C’è tutto per far bene, sembra esserci tutto il necessario per fare ancora meglio. Era da tempo che la Nazionale non generava questo ottimismo, e questa è già una vittoria molto importante, anche se solo intermedia.