La nuova vita delle maglie vintage

Una chiacchierata con Luca Ferrario, fondatore di Top Vintage Football Shirts.
di Francesco Paolo Giordano
18 Ottobre 2019

In un momento in cui calcio e streetwear stanno comunicando come mai prima d’ora, le maglie vintage hanno riscoperto una nuova vita. Soprattutto le creazioni anni Novanta hanno rappresentato un turning point fondamentale nel dare alle divise da gioco una consapevolezza diversa, che ancora oggi è attuale. Anche i brand sportivi, oggi, si sono resi conto di aver dato vita a un’era dall’estetica apprezzatissima, e hanno colto questo trend riprendendo, nelle loro creazioni odierne, motivi e design del passato.

Un’altra conseguenza visibile è il proliferare di siti e piattaforme online che rivendono maglie vintage – attenzione, sempre, ad assicurarsi che siano originali. La maggior parte di questi sono stranieri, principalmente inglesi – Classic Football Shirt, da questo punto di vista, è una miniera inesauribile – ma oggi anche in Italia è possibile trovare rivenditori autorevoli e con una selezione curata e interessante. È il caso di Top Vintage Football Shirts – abbiamo raggiunto, per parlarcene, il fondatore Luca Ferrario.

Ⓤ Quando è nato Top Vintage Football Shirts?

Ho aperto il sito tre anni fa, nell’ottobre 2016. Non è stata un’idea improvvisata: sono stato e continuo a essere un collezionista di maglie anni Ottanta. Perciò, negli anni, ho avuto modo di conoscere realtà di collezionisti, soprattutto di maglie della mia squadra del cuore, la Juventus – in particolare, quelle con sponsor Ariston. Così ho unito due passioni: quella delle maglie da calcio e quella di aprire un negozio di articoli sportivi, qualcosa che mi piaceva sin da piccolo.

Ⓤ Cosa ti ha fatto pensare che sarebbe stata un’idea vincente?

Sono stato molto attratto dal lavoro di Classic Football Shirts, che in questo ambito è il leader al mondo – loro oggi sono a livelli estremamente alti, e sono arrivati a trattare, oltre le maglie vintage, anche quelle recenti. Ecco, questo a me interessa meno. Nel frattempo, stavano prendendo piede pagine Facebook ispirate alla nostalgia. In fin dei conti, è stata una coincidenza, le cose sono andate di pari passo.

Ⓤ Da dove arrivano le maglie che metti in vendita?

Si trattano di maglie degli anni Ottanta, Novanta, Duemila: arrivano da collezionisti, da negozi di usato o da ex negozi di abbigliamento che hanno rimanenze di magazzino. Ultimamente, ho rilevato alcune maglie Umbro degli anni Novanta, ancora con i cartellini attaccati: erano ferme in magazzino da anni, e sono venute “alla luce” soltanto adesso.

Ⓤ La “moda” delle maglie vintage si è definitivamente diffusa anche in Italia?

Quando ho iniziato, ho cercato di guardare fuori dall’Italia, perché avevo l’impressione che qui ci fosse una cultura diversa. Da noi, sono diffuse le riproduzioni dell’epoca, mentre in altri mercati, soprattutto quello inglese, la cultura del merchandising delle maglie è forte sin dagli anni Ottanta, Novanta. Devo dire però che il 75 per cento degli acquisti sulla mia piattaforma arriva dall’Italia, il resto è distribuito tra Europa, Paesi asiatici, Australia.

Ⓤ Quali sono le maglie che “tirano” di più?

Quelle con la personalizzazione di grandi campioni. Per esempio, la maglia di Ronaldo dell’Inter ’98, quella di Baggio della Nazionale italiana o quella della Fiorentina di Batistuta.

Ⓤ E le tue tre preferite?

È dura! Le prime tre che mi vengono in mente sono Sampdoria della Nr; Juventus con sponsor Ariston; Olanda di adidas dell’88.

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