Tre temi sulla terza giornata di Champions League

Il bivio di Inter e Napoli, l'Atalanta deve andare oltre.

L’Inter è obbligata a vincere

Inutile girarci intorno: se l’Inter vuole proseguire la sua avventura in Champions League, contro il Borussia Dortmund bisogna vincere. Dopo un punto in due partite, ogni altro risultato suonerebbe come una condanna molto vicina a un’eliminazione prematura. Il doppio incrocio contro i tedeschi nelle prossime settimane sarà l’ago della bilancia del girone, per decidere chi andrà avanti insieme, con ogni probabilità, al Barcellona. Ed è proprio dalla sfida contro i blaugrana che i nerazzurri dovranno ripartire: al Camp Nou è arrivata la sconfitta, ma esclusivamente per meriti degli avversari – due in particolare, Messi e Suárez. La prestazione offerta in Spagna ha accertato le potenzialità della squadra di Conte, ma ora è necessario andare oltre: portare a casa i primi tre punti del girone, accrescere di conseguenza la consapevolezza di squadra. In questo inizio di stagione, del resto, l’Inter non ha mai dato l’impressione di andare in crisi, anche nei momenti più delicati: dopo il deludente pareggio contro lo Sparta Praga i nerazzurri hanno continuato a raccogliere il bottino pieno in campionato, dopo il doppio ko contro Barcellona e Juventus – e incognita della sosta compresa – la reazione contro il Sassuolo ha dissipato ogni dubbio sulla forza del collettivo. Attenzione, però, al Borussia, che oltre alla tanta qualità che può mettere in campo ha perso una sola partita, tra tutte le competizioni, in stagione.

L’Atalanta oltre sé stessa

La situazione del Manchester City è particolare, il primo obiettivo della stagione è la Champions e pare che Guardiola stia costruendo le sue alchimie proprio per assecondare questa richiesta. La sfida con l’Atalanta, perciò, ha un’importanza cruciale, una vittoria chiuderebbe definitivamente i conti nel girone e permetterebbe agli inglesi di tornare a guardare con un occhio diverso alla Premier. Dall’altra parte, c’è una squadra che deve andare oltre sé stessa, e non è solo un discorso di emotività che viene messa a dura prova nel contesto europeo: dopo una partita completamente sbagliata e sballata in Croazia – quella è stata una serata segnata negativamente dall’emozione per l’esordio in Champions –, i nerazzurri hanno mostrato di essere all’altezza del torneo contro lo Shakhtar Donetsk, poi però sono venuti fuori i limiti di tenuta fisica rispetto all’intensità del sistema creato da Gasperini, che fa fatica a reggere fino alla fine di ogni partita, e che finisce ineluttabilmente per soffrire gli avversari con maggiore qualità. Non a caso, anche la Lazio ha rimontato l’Atalanta nel secondo tempo, proprio come lo Shakhtar. È come se i bergamaschi non riuscissero (ancora) a comprendere come e quando gestire la propria esuberanza, una caratteristica che li rende diversi dalle altre squadre di Serie A, quindi difficilissimi da affrontare per gli avversari italiani, ma che può anche non bastare quando il livello si alza. Da questo punto di vista, il match contro il Manchester City sarà un test davvero probante perché proibitivo, la qualità e la sofisticatezza del gioco di Guardiola non limitano il ritmo, anzi il miglior City è una squadra travolgente e bellissima da vedere, insieme. Per scrollarsi di dosso due partite iniziali e negative, una grande prestazione in Inghilterra potrebbe essere la soluzione giusta per l’Atalanta, tra l’altro senza la pressione del risultato – o comunque sulla carta Gasperini e i suoi uomini partono molto sfavoriti, e la classifica deficitaria in questo senso non aiuta. Quindi sarà tutto di guadagnato, in autostima, conoscenza, abitudine a certi contesti, a certi avversari.

Atalanta-Shakhtar 1-2

Il Napoli alla prova del Salisburgo

Il pareggio con il Genk ha rallentato il Napoli, e ha avuto conseguenze dirette sul match contro il Salisburgo: se già prima di iniziare il girone la trasferta in Austria veniva considerata come il momento decisivo del percorso europeo, ora la squadra di Ancelotti deve anche riscattare il brutto risultato – e le brutte sensazioni – della Ghemlaco Arena, nella seconda giornata. È come se la sfida di domani si fosse stata caricata di ulteriori significati, quando in realtà basterebbe guardare solo al campo: il Salisburgo è una squadra vera, vera anche per la Champions, con un sistema di gioco moderno, ricercato e consolidato negli anni; oltre a questa identità, ci sono anche delle ottime individualità: oltre ai nomi più in evidenza (Haaland e Keita), ci sono altri elementi di buonissima qualità che possono avere un grande impatto su ogni partita, per esempio Minamino, Szoboszlai, e gli altri due talenti offensivi Patson Daka e Hee-chan Hwang. La forza della squadra austriaca, più che nella passerella interna contro il Genk, si è fatta percepire ad Anfield, quando persino il Liverpool ha dovuto piegarsi – anche se solo per un tratto della partita – alla freschezza e all’intensità degli uomini di Marsch, tecnico americano cresciuto nella galassia Red Bull e quindi garanzia di un gioco ambizioso, anche rischioso per certi aspetti. Proprio in virtù di queste caratteristiche, il Napoli dovrà giocare una partita con tanto aplomb europeo, più o meno la stessa prestazione di controllo del ritmo disegnata contro il Liverpool, che non vuol dire aspettare e gestire l’avversario piuttosto capire quando e come attaccarlo, navigare sui flussi, sulla comprensione dei momenti. Un anno fa l’incrocio di Europa League premiò Milik e compagni grazie alla superiorità tecnica ed esperienziale, ora il Salisburgo è cresciuto molto e quindi va affrontato con maggiore attenzione. La squadra di Ancelotti resta superiore, e ha l’occasione per dimostrarlo – e per prendersi la qualificazione.

Gli ottavi di finale dell’ultima Europa League: Napoli-Salisburgo 3-0