A 19 anni, Haaland è il capocannoniere della Champions. Ed è un giocatore unico

Segna tantissimo, e non somiglia a nessun centravanti del passato.
di Redazione Undici 24 Ottobre 2019 alle 11:44

Una cosa errata che si può fare parlando di Erling Haaland, attaccante del Salisburgo, è paragonarlo a un giocatore del passato, o anche del presente. Semplicemente perché il 19enne centravanti norvegese ha caratteristiche uniche, vive già nel futuro, nel senso che pratica un calcio estremamente moderno pur avendo un profilo fisico che ricorda le prime punte di un’epoca precedente, quelle che primeggiavano grazie alla loro forza fisica, pur senza brillare per qualità tecnica, per sensibilità di tocco.

Ieri sera, contro il Napoli, Haaland ha dimostrato di essere a un livello superiore rispetto ai suoi compagni, di essere all’altezza della Champions e di un avversario forte, scaltro, preparato, che ha vinto la partita con la forza dell’esperienza ma intanto ha dovuto fare i conti con un attaccante avversario ingestibile dal punto di vista atletico, persino per Koulibaly, ma che nel frattempo mostra di avere la qualità per rifinire gli scambi stretti con i compagni, di possedere l’intelligenza per tagliare continuamente alle spalle dei centrali avversari, di avere la forza necessaria per portare e condurre il pressing sulla prima costruzione degli avversari.

I gol restano la parte più importante del discorso su Haaland, certo. È un discorso di pura media realizzativa: in questa stagione, il norvegese ha segnato venti volte in tredici partite; di queste venti marcature, sei sono arrivate in (tre partite di) Champions League –una dimostrazione di come parliamo di un calciatore già pronto per certi palcoscenici. Ieri sera ha segnato un rigore e con un colpo di testa ravvicinato. Poi ha avuto altre tre occasioni nitide, due volte a tu per tu con Meret (due grandi interventi del portiere del Napoli) e poi con una conclusione di destro dall’interno dell’area, nella ripresa. Contro il Liverpool ha segnato appostandosi in piena area di rigore, sfuggendo ai radar dei centrali di Klopp. La sua tripletta contro il Bruges è arrivata dopo tre azioni in cui ha toccato il pallone quattro volte in tutto, una sola per il primo e il terzo gol, due volte per la seconda rete.

Due assist e tre gol per Haaland contro l’Hartberg, nella Bundesliga austriaca. La partita è finita 7-2 per il Salisburgo

Il racconto e le immagini di queste e delle altre marcature di Haaland potrebbero portarci a pensare che il norvegese sia un attaccante essenziale, quindi un giocatore elementare, ma in realtà il suo calcio è molto complesso e avanzato. Ieri sera, per esempio, Haaland ha giocato il pallone per 36 volte, ha servito un passaggio chiave, ha tentato per tre volte il dribbling, si è guadagnato una punizione. Paradossalmente, ha vinto un solo duello aereo. Sono numeri esplicativi, ci dicono come Haaland abbia partecipato al gioco della sua squadra andando oltre la sua fisicità, offrendo un preziosissimo contributo tecnico. Inoltre, ha avuto la freschezza di portare e condurre il pressing sui centrali avversari, la forza e l’intelligenza per tagliare mille volte alle spalle della linea difensiva. È proprio in virtù di tutto questo che avvicinare Haaland a Vieri oppure a Ibrahimovic, giusto per saltellare da un’epoca all’altra, è un esercizio forse divertente, ma sostanzialmente inutile. Haaland è un centravanti di 194 centimetri che ha grande qualità, ma che è nato ed è cresciuto nel calcio contemporaneo. Che gioca un calcio contemporaneo. È una cosa che non abbiamo ancora visto, e che ora abbiamo solo il compito di goderci.

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