Il Crystal Palace è una macchina che produce rigori

E gran parte del merito è di Wilfried Zaha.

Da quando è arrivato al Crystal Palace e in Premier League, nel gennaio 2017, Luka Milivojevic ha segnato 21 calci di rigore. Nello stesso periodo, il giocatore che occupa il secondo posto di questa particolare graduatoria, Jamie Vardy, ne ha realizzati dieci – con la maglia del Leicester. Il centrocampista serbo ne ha anche sbagliati tre, ma il punto è che tutte le cifre che riguardano il rapporto tra il Crystal Palace e i rigori sono davvero enormi: dal 2013 a oggi, ovvero dal loro ritorno in Premier, le Eagles hanno battuto 48 penalty. Di questi, 39 sono stati trasformati in gol.

Nell’ultimo match contro l’Arsenal (terminato 2-2), per esempio, il gol del momentaneo 2-1 è arrivato proprio grazie a un rigore realizzato da Milivojevic. La dinamica che ha portato all’assegnazione del penalty è quella classica, nel gioco del Palace: palla a Zaha sull’esterno, uno contro uno col difensore avversario e fallo subito. All’Emirates è dovuto intervenire il Var per far cambiare idea all’arbitro – che in un primo momento aveva ammonito l’esterno del Palace per simulazione –, però poi le cose sono tornate “normali”. Normale, appunto: non si potrebbe definire altrimenti la tendenza della squadra di Hodgson a conquistare in questo modo i calci di rigore, dato che Zaha ha subito 16 falli nell’area di rigore avversaria nel corso della sua seconda esperienza al Crystal Palace, dal 2014 a oggi – Zaha è cresciuto nel vivaio del Palace e ha esordito in prima squadra con le Eagles, poi però è passato prima al Manchester United e poi al Cardiff.

La capacità in dribbling di Zaha è una dinamica di gioco che il Crystal Palace cerca di sfruttare in maniera intensiva, è evidente leggendo i dati ma anche registrando le parole di chi ha condiviso una parte del suo percorso professionale con il 26enne attaccante ivoriano. Ben Garner, attuale allenatore in seconda del West Bromwich Albion, ha lavorato con Zaha e ha parlato così a The Athletic: «Quando abbiamo affrontato il Palace, sapevamo di dover limitare il numero di duelli individuali tra i nostri difensori e Zaha, così da minimizzare il rischio di concedere un rigore. In allenamento abbiamo provato a riprodurre quella situazione di gioco, ma la verità è che ci sono pochi calciatori con la stessa qualità di Will nel dribbling. A volte Zaha fa cose che non sembrano naturali, magari tocca il pallone una volta di più, ma è così veloce che non potevi aspettartelo. A quel punto, pensi di poter intervenire in scivolata, ma lui è già andato via. A quel punto è inevitabile commettere fallo, non ci sono colpe specifiche, noi allenatori non possiamo arrabbiarci più di tanto, riconosciamo di avere a che fare con un attaccante brillante e basta».