I robot americani ed europei di adidas hanno perso il lavoro perché quelli asiatici sono più economici

Due fabbriche dell'azienda tedesca chiuderanno entro il 2020.

A partire dal 2016, adidas ha avviato la produzione di scarpe in due fabbriche ad altissima tecnologia, le “Speedfactory”. Una è stata aperta nella città di Ansbach, non molto distante dalla sede centrale di Monaco di Baviera; un anno dopo è stata aperta quella di Atlanta, negli Stati Uniti. In queste fabbriche, da allora, sono stati installati e utilizzati dei robot futuristici, così da soddisfare più velocemente le richieste di negozi e clienti, riportare la produzione di sneaker sui mercati occidentali e ridurre la dipendenza dell’azienda dai fornitori asiatici, che sono stati spesso criticati per condizioni e pratiche di lavoro non etiche riservate ai loro dipendenti.

Ebbene, queste fabbriche sono destinate a essere dismesse, perché l’implementazione di robot provenienti dall’Asia sarebbe «più economica e flessibile». In pratica, gli stabilimenti di Ansbach e Atlanta saranno chiusi entro il 2020 e la produzione automatizzata sarà spostata in Asia. Semplicemente, i robot asiatici costano di meno. Con le tecnologie delle nuove fabbriche automatizzate, adidas continuerà a produrre scarpe da corsa e, per la prima volta, nuovi modelli in «altre categorie di prodotti», come riporta una nota ufficiale diffusa dall’azienda.

Secondo quanto riporta il New York Post, il responsabile delle operazioni globali di adidas, Martin Shankland, ha spiegato che le “Speedfactory” «hanno aiutato l’azienda a migliorare la propria esperienza nella produzione innovativa, ma ora è tempo di applicare nuove tecnologie apprese dai nostri fornitori». In ogni caso, adidas proseguirà il rapporto con Oechsler, la società tedesca che gestisce le due “Sppedfactory”. Solo che ora la collaborazione si concentrerà su altre aree di produzione, per esempio le scarpe Boost e/o le suole per scarpe da calcio.