Tre cose sulla 13esima giornata di Serie A

La forza scoraggiante della Juve, una grande Lazio, il talento di Kulusevski.

La Juve riesce a vincere in ogni situazione, anche la più complicata

Se le partite durassero 45 minuti, in questa Serie A la Juventus avrebbe 16 punti in meno. È un dato impressionante, soprattutto alla luce di un campionato che sta vedendo i bianconeri non perdere un colpo – solo due pareggi, per il resto solo vittorie. È un dato che sottolinea come la Juventus non abbia ancora trovato la quadra perfetta per mettere al sicuro i risultati prima del tempo, ma che al tempo stesso riesce a trovare sempre un modo per vincere le partite. Il successo contro l’Atalanta, uno dei più importanti del girone d’andata, ha proprio questo significato: per oltre un’ora i bianconeri sono stati surclassati dagli avversari, apparsi più in palla e decisamente più pericolosi. Poi è venuta fuori la qualità della squadra di Sarri – con la doppietta di Higuaín e il gol di Dybala, i migliori in campo insieme a de Ligt – e per l’Atalanta non c’è stato più nulla da fare. È una forza spaventosa, quasi scoraggiante per gli avversari – la Juve può non giocare bene, può soffrire, può andare in difficoltà e anche in svantaggio ma alla fine riesce a spuntarla sempre. Dopo la gara casalinga contro il Verona e la trasferta di Brescia, a Bergamo la Juve ha rimontato per la terza volta da situazione di svantaggio – la quarta se si include anche la sfida allo Stadium contro la Lokomotiv Mosca, in Champions League. Se stessimo parlando di boxe, potremmo dire che per battere la Juve serve metterla ko – non basta prenderla a pugni sonoramente per gran parte dell’incontro. Ma questo scenario, e siamo a fine novembre, non si è ancora verificato.

La miglior Lazio possibile

Il gol al 91esimo di Felipe Caicedo non deve trarre in inganno: seppure il risultato in casa del Sassuolo sia stato strappato all’ultimo istante, la Lazio si trova esattamente dove merita di essere. È una questione di continuità, che si esprime con i numeri e nei numeri: 23 punti nelle ultime dieci partite, otto vittorie, un pareggio (Atalanta) e una sconfitta (a Milano contro l’Inter); e poi cinque successi in fila in campionato, tra cui quello prestigioso a San Siro, contro il Milan. Oltre queste cifre, la squadra di Simone Inzaghi ha anche trovato la miglior formula tattica possibile, un sistema fluido che permette a tutti gli elementi con maggior talento (Luis Alberto, Milinkovic-Savic, Correa) di innescare il miglior attaccante della Serie A: Ciro Immobile ha già raggiunto quota 15 gol, e quando non arriva a decidere da solo la partita, ecco che dalla panchina si alza un attaccante di buona qualità, di grande affidabilità, che ha sempre saputo farsi trovare pronto. Torniamo al gol di Caicedo, a una bella giocata in piena area di rigore durante un finale convulso, lo stesso Inzaghi ha applaudito l’attaccante ecuadoriano nel postpartita, spiegando che «per come si è allenato durante la sosta, avrebbe meritato di giocare titolare. Però è dovuto partire dalla panchina e l’ha accettato senza problemi. Onore a lui e agli altri ragazzi che si fanno trovare pronti quando chiamati in causa». L’unione di intenti e la qualità della Lazio sono evidenti, forse per la Champions manca ancora qualcosa nelle sfide più importanti, negli scontri diretti, e il viaggio in Europa League è un neo sulla pelle di questo inizio di stagione praticamente perfetto. Per il resto, difficile pensare a qualcosa di più, anzi di meglio, per Simone Inzaghi e per la Lazio, in attesa della Supercoppa di gennaio e dello sprint per la Champions, che manca da oltre dieci anni.

Sassuolo-Lazio 1-2

Kulusevski è già a un livello superiore

Il gol realizzato in casa del Bologna rappresenta solo una parte, addirittura una piccola parte, del campionario di Dejan Kulusevski. Non piccola perché poco importante – bastano gli highlights della partita di ieri per rivedere la stessa identica giocata nella ripresa, solo che il pallone si è stampato sul palo alla destra di Skorupski –, ma piccola perché l’esterno svedese del Parma inserisce questa capacità balistica in un portfolio completo, che si esprime con qualità in ogni aspetto del gioco. Non a caso, viene da dire, il numero dei suoi gol in questo primo campionato di Serie A (tre) è inferiore a quello degli assist decisivi (cinque), che a sua volta è decisamente più basso rispetto a quello dei passaggi chiave (2,5 a partita, solo Pulgar, Pellegrini e Luis Alberto hanno una media superiore). Insomma, Kulusevski è in grado di fare tutto, ha una qualità, una sensibilità di tocco e un’intelligenza calcistica percettibile in ogni giocata, viene da dire in ogni momento della sua partita. È strano pensare che la squadra proprietaria del suo cartellino sia l’Atalanta, che ha deciso di cederlo in prestito per non ingolfare l’attacco e ora si ritrova con un vero e proprio tesoro tra le mani, con un calciatore che ha dimostrato di essere già pronto per la Serie A, ma non come uno dei tanti, anzi Kulusesvki è già un protagonista assoluto, può aspirare tranquillamente a essere titolare in una squadra di livello superiore. Il fatto che abbia solo 19 anni amplia il discorso, lo completa: qualora dovesse mantenere le promesse del suo talento, Kulusevski è destinato a una carriera da superstar. Deve solo continuare così, che di solito è la parte più difficile, ma i presupposti inducono, anzi spingono a essere davvero entusiasti di lui.

La (splendida) rete di Kulusevski contro il Bologna