Patrik Schick si sta riprendendo tutto ciò che sembrava aver perso

Il passaggio al Lipsia potrebbe restituirci un attaccante forte e moderno.

Ci eravamo fatti un’idea eccessiva, quindi sballata, di Patrik Schick. Probabilmente abbiamo esagerato con le lodi e le investiture e le speranze quando era alla Sampdoria, ci siamo fatti convincere tutti, subito, di avere a che fare con un talento in grado di spaccare il mondo; poi è passato un po’ di tempo, sono cambiate delle cose e abbiamo commesso l’errore opposto, ci siamo fatti ingannare da due anni orribili alla Roma, abbiamo finito per considerarlo un sopravvalutato. Solo che quelle stagioni sono state davvero troppo brutte per essere vere.

Oggi che l’attaccante ceco è passato al Lipsia, forse, possiamo inquadrarlo in maniera definitiva: abbiamo a che fare con un giocatore di alto livello, di grande qualità, che però ha bisogno di giocare in un certo contesto – tattico ed emotivo – per poter rendere al meglio. Non è il solito discorso dicotomico tra ambiente sanotossico, anche perché tanti giocatori hanno fatto bene a Roma e alla Roma e si sono smarriti in altri luoghi – Nainggolan e Paredes, per esempio –, oppure si sono affermati in giallorosso e poi hanno confermato il loro valore in club di primo livello – Salah e Alisson al Liverpool, giusto per fare due nomi.

Probabilmente il trasferimento in Germania ha abbassato le pressioni su Schick, ma è vero pure che l’ex attaccante della Sampdoria è stato messo nelle condizioni migliori anche dal punto di vista puramente tecnico: nella squadra di Nagelsmann (prima in Bundesliga e nel girone di Champions League), Schick viene schierato in un tandem offensivo, esattamente come avveniva a Genova. Nelle tre partite giocate da titolare in campionato (tre gol e un assist) ha sempre giocato accanto a Timo Werner, quindi nel ruolo storicamente ibrido di seconda punta. Alla Sampdoria, giocava come spalla di Quagliarella o Muriel, due attaccanti diversi ma non statici, esattamente come Werner.

Un po’ di gol (belli) di Schick alla Sampdoria

Come si vede in questo video, gran parte dei gol realizzati da Schick con la maglia della Sampdoria nascono e si concretizzano in spazi vuoti reati dai movimenti altrui, in cui l’attaccante ceco fa valere la sua grande sensibilità di tocco, la sua qualità nel dribbling o nel tiro – soprattutto con il sinistro. Anche Edin Dzeko – monopolista e monopolizzatore dell’attacco della Roma negli ultimi anni – è bravissimo ad aprire spazi per gli inserimenti dei compagni, ma resta un centravanti puro, che ama rapportarsi con i giocatori creativi che si alternano accanto a lui, non con un altro riferimento offensivo – con una seconda punta, per dirla con parole semplici. Il fatto che Schick abbia giocato nella Roma-di-Dzeko, e che a Roma sia stato allenato da un tecnico come Di Francesco, che non ama l’attacco a due, hanno determinato diversi problemi tattici: Schick è stato schierato spesso come esterno d’attacco, una posizione che determina spazi non solo stretti, ma anche limitati; spesso è stato costretto a muoversi lontano dalla porta e vicino alla linea laterale, laddove la sua migliore dote – la capacità di puntare verticalmente l’area di rigore e di tirare con grande precisione verso la porta – venivano inevitabilmente inaridite.

Nel Lipsia, le cose sono cambiate subito. Il gioco veloce della Bundesliga e della squadra di Nagelsmann crea spazi ampi, aperti, in cui Schick, schierato come attaccante, può rendere molto di più. Non a caso, tutte e tre le reti segnate con la maglia della squadra Red Bull nascono da palloni giocati sulla fascia dai suoi compagni, con Schick che staziona nell’area di rigore e artiglia e poi sfrutta perfettamente delle traiettorie apparentemente vaganti – ma questa è solo una sensazione, perché in realtà le combinazioni esterno-interno sono un tratto distintivo del Lipsia e delle altre squadre Red Bull. Anche l’assist servito a Werner durante la partita con il Paderborn racconta la perfetta aderenza tra Schick e il sistema di gioco della sua nuova squadra: nel corso di una ripartenza veloce, l’attaccante ceco si sovrappone sulla traccia interna-esterna al compagno che porta palla sulla fascia destra, poi rientra sul piede forte e trova Werner a centro area. Spazio creato dall’azione di un compagno, perfetta lettura del gioco e poi grande qualità nel passaggio decisivo. È un’ottima alternativa alla conclusione personale. È una giocata avanzata nelle corde di Schick.

Sembra un giocatore davvero a suo agio

In questo momento, Schick è ancora un giocatore della Roma. Il club giallorosso l’ha ceduto al Lipsia secondo la formula del prestito con opzione di riscatto, quindi la società tedesca potrebbe rilevare il cartellino versando una cifra tra i 28 e i 29 milioni al termine della stagione – oltre ad aver già speso 3,5 milioni per il prestito. Al di là degli aspetti burocratici, la storia dell’ex attaccante della Sampdoria è emblematica: un’operazione di mercato può cambiare completamente il destino e la percezione di un giocatore, subito dopo il suo passaggio alla Roma era evidente come ci fossero degli equivoci di fondo rispetto alle sue caratteristiche. Le difficoltà tattiche hanno generato delle evidenti incomprensioni emotive, il risultato finale è stata la depauperazione di un patrimonio importante, dal punto di vista tecnico ed economico.

Anche l’inizio a Lipsia non era stato dei miglior, perché segnato da alcuni infortuni, ma poi Schick è tornato in campo e il campo è tornato a parlare, come dovrebbe succedere sempre: a quel punto la forza del talento è esplosa perché è stata innescata nel modo giusto, Schick ha iniziato a riprendersi tutto quello che sembrava aver perso. La sua nuova esperienza ci sta restituendo un attaccante forte e moderno, ancora giovane – compirà 24 anni tra poco più di un mese –, forse è ancora presto per cantare vittoria in maniera definitiva, però è evidente come le premesse siano completamente diverse, migliori, rispetto al passaggio alla Roma.