Tre cose sulla 23esima giornata di Serie A

I meriti e l'entusiasmo dell'Inter e della Lazio, una Juventus indecisa.

L’Inter ha meritato di vincere il derby, e merita il primo posto in classifica

Ieri sera il derby di Milano è stata una partita da montagne russe. La squadra di Pioli ha iniziato benissimo, all’intervallo era in vantaggio di due gol, aveva domato l’Inter, trovando poi il momento giusto per graffiare e indirizzare la partita – soprattutto grazie alla forza dominante di Ibrahimovic. I primi 45′ di San Siro sono stati un segnale evidente: la squadra di Conte è ancora perfettibile, ha dei difetti di struttura e di qualità individuali in alcune zone del campo, può essere messa in difficoltà, e, perché no, anche battuta. Proprio in virtù di tutto questo, però, la rimonta della ripresa ci dice tanto sulla stagione dei nerazzurri, sul fatto che meritino ampiamente di aver vinto il derby e il primo posto in classifica. I giocatori di Conte credono nell’idea del proprio allenatore, insistono su certi principi di gioco, su certi meccanismi, sul loro ruolo all’interno di un sistema che li esalta. Poi, ovviamente, occorrono anche che si incastrino gli eventi: la fortuna di trovare due gol in pochi minuti, gli errori degli avversari, il colpo di testa di un difensore che chiude la rimonta.

Da inizio stagione, però, l’Inter è una squadra che sa far girare gli episodi e le partite. Non è un caso, non può esserlo. Conte è riuscito a plasmare un gruppo che pensa alla sua maniera, che non rinuncia mai a provarci, e non è un caso se alla fine ci riesce – quasi – sempre. Il 4-2 finale di Lukaku, la sua esultanza paramilitare con la bandierina del corner che si colora di nerazzurro, sono l’ultima immagine di un derby che resterà nella memoria di tutti. E che ha detto cose precise, significative: l’Inter è una squadra con qualche difetto e tantissimi pregi, è formata da tanti buoni giocatori e da alcuni campioni, e ha un allenatore che sta dimostrando – ancora, di nuovo – qualità tecniche ed emotive enormi. Si parte da qui, proprio da qui, di solito, per costruire un grande futuro.

Due derby su due vinti, entrambi con la firma in calce di Romelu Lukaku

La Juventus vive una crisi di identità

La sconfitta a Verona non sorprende in sé, per il semplice fatto che sia arrivata – i gialloblu di Juric stanno disegnando una stagione strepitosa, non perdono dal 7 dicembre, sono in piena corsa per giocare in Europa nella prossima stagione. Il vero problema è che la Juventus vista al Bentegodi è una squadra che non ha chiara la propria strada, anzi che sembra averla smarrita. Non più di venti giorni fa, la squadra di Sarri aveva dominato la Roma allo Stadium, soprattutto aveva mostrato la miglior prestazione da inizio stagione per intensità e qualità del gioco, per vicinanza rispetto alle idee del suo allenatore. Sembrava che la Juventus stesse diventando definitivamente ciò che aveva deciso di essere quando Sarri aveva sostituito Allegri, poi però è iniziata la regressione: la sconfitta di Napoli e poi quella di Verona hanno mostrato come i bianconeri siano ancora una squadra ibrida, i giocatori si muovono e pensano e agiscono secondo le direttive dell’allenatore attuale, poi in alcuni momenti retrocedono nel passato e sul campo, rallentano il loro andamento, smarriscono l’alta intensità che dovrebbe caratterizzare il nuovo corso. Il calo che sta caratterizzando questa interfase della stagione della Juventus è dovuto a una crisi di identità: rispetto per esempio al Verona, una squadra che ha caratteristiche ben definite, chiare subito dopo una prima occhiata, i bianconeri sono ancora indecisi sul loro presente. Alla vigilia della fase più importante della stagione (il match d’andata con il Lione si giocherà il 26 febbraio), lo scenario non potrebbe essere più incerto. Con la stessa velocità di come si è compromessa, però, la situazione potrebbe tornare a migliorare subito: i bianconeri affronteranno Milan, Brescia e Spal prima della Champions. Tre vittorie convincenti potrebbero riportare entusiasmo intorno a un progetto tattico che sembra ancora incompiuto.

Per la Juve basta il record di Ronaldo, a segno per la decima partita consecutiva in Serie A – mai nessuno come lui nella storia bianconera

Nemmeno la Lazio è riuscita a fermare la Lazio

La Lazio è reduce dal periodo meno brillante della sua incredibile stagione. Eppure, ha accorciato sulla vetta e ora si prepara ad affrontare l’Inter all’Olimpico con la possibilità di sorpassarla in classifica. È questa la grande differenza tra questa edizione della squadra biancoceleste e quelle precedenti: anche quando il gioco non è fluido e i singoli non riescono a incidere (Immobile ha segnato un solo gol nelle ultime quattro partite in trasferta, cinque considerando la Coppa Italia), Simone Inzaghi trova sempre la soluzione per venire a capo della partita. Era successo nel derby del 26 gennaio, quando Acerbi riuscì a sfruttare un errore di Pau López e a ribaltare una partita giocata molto meglio dalla Roma; è successo contro il Parma, in una sfida alla pari, ed è successo grazie all’ennesimo exploit di Felipe Caicedo, attaccante di scorta diventato simbolo di questa squadra. È come se la Lazio avesse imparato a gestire la dimensione dell’alta classifica, che impone di fare punti anche quando le prestazioni non sono brillanti. Negli anni scorsi, la qualificazione in Champions League è stata mancata a seguito di alcuni risultati negativi occorsi durante la stagione, pareggi inattese, sconfitte clamorose, oltreché nella difficoltà di portare a casa gli scontri diretti. Quest’anno gli obiettivi sono molto più ambiziosi, anzi lo sono al massimo livello, ed è evidente come i giocatori della Lazio abbiano imparato dall’esperienza. E allora non si fanno frenare più, nemmeno dai loro stessi limiti. Immobile e compagni sono cresciuti laddove serviva: personalità, sangue freddo, capacità di gestire l’emozione. Ciò che serve alla vigilia di una partita che potrebbe essere decisiva per lo scudetto – contro l’Inter, un avversario che condivide un entusiasmo simile se non addirittura maggiore.

Felipe Caicedo ha segnato otto gol in questo campionato, ha già pareggiato il suo record in Serie A della scorsa stagione