Timo Werner non ha più confini

La sua dimensione è già oltre il Lipsia, la sua qualità lo rende un attaccante perfetto per qualsiasi squadra.

Una considerazione preliminare e necessaria su Timo Werner riguarda il suo rapporto simbiotico con il RB Lipsia. L’attaccante tedesco compirà 24 anni tra qualche settimana (il 6 marzo), a questa età molti suoi coetanei – e anche dei giocatori più giovani – hanno uno status già definito e definitivo sulla platea internazionale, per qualità individuali e riconoscibilità. Werner, invece, viene sempre presentato e raccontato come un calciatore ancora in costruzione, che non esisterebbe al di fuori del mondo in cui lo abbiamo visto e raccontato e apprezzato finora – questa sensazione di incompiutezza è stata alimentata anche dal deludente Mondiale 2018, vissuto da titolare inamovibile ma senza gol, anzi le prestazioni di Werner in Russia furono caratterizzate da una certa inconsistenza, soprattutto in fase conclusiva.

La realtà è meno spigolosa, ovviamente: la Germania del 2018 era una squadra troppo poco efficace nella costruzione del gioco perché un attaccante puro come Werner potesse risultare decisivo; da allora, poi, Werner è cresciuto molto, il calcio ipercinetico del Lipsia è ancora il miglior contesto per lui, ma ora sembra davvero che le sue qualità e i suoi margini di crescita abbiano superato i confini della sua squadra, del suo ecosistema – nel caso del Lipsia e dell’universo Red Bull, l’incidenza ambientale va oltre la tattica collettiva e individuale, l’intero contesto pensa e agisce per trasmettere dei significati chiari dal punto di vista sportivo, ma anche culturale e commerciale. In questo senso, i numeri sono eloquenti: siamo a febbraio e questa è già l’annata più redditizia della carriera di Werner, che ha realizzato 25 gol stagionali (20 in 22 partite di Bundesliga, più tre in Champions League e due in Coppa di Germania). In passato, la quota record è stata di 21 reti in tutte le competizioni, e Werner l’ha raggiunta nel 2016/17 e 2017/18.

L’accesso di Werner a un livello superiore rispetto al Lipsia sembra inevitabile, anche perché il suo gioco è multiforme, la sua qualità si esprime in maniera diversa in base ai momenti della partita, alle richieste di ogni azione. Quando c’è da concludere verso la porta avversaria, Werner è essenziale e letale: 15 dei 20 gol realizzati in Bundesliga sono arrivati con un massimo di due tocchi, e undici sono scaturiti da una conclusione di prima. Se invece c’è da costruire o rifinire il gioco d’attacco, il centravanti del Lipsia manifesta una grande sensibilità tecnica e tattica: è il primo giocatore per assist serviti (dieci) e per dribbling a partita (1.8) in tutte le competizioni, ed è secondo per passaggi chiave (1,7 per ogni match di Bundesliga) nella rosa di Nagelsmann.

Questa sua nuova dimensione creativa è stata accentuata dai piccoli cambiamenti portati dall’ex tecnico dell’Hoffenheim, che ha mantenuto inalterati i principi di gioco del Lipsia ma allo stesso tempo ha creato dei nuovi meccanismi in fase offensiva, affidando a Werner un set di compiti e movimenti diversi rispetto al passato. È stato lo stesso Werner a spiegarlo in una recente intervista: «Con l’arrivo di Julian in panchina sono diventato più versatile, la capacità di servire degli assist è diventata uno dei miei punti di forza. Dobbiamo accantonare l’idea che Werner sia solo un finalizzatore: io voglio supportare i miei compagni».

Il “nuovo” Werner è diverso e più forte per via di questa crescita nella lettura del gioco, ma soprattutto perché il suo modo di stare in campo e di interagire con il pallone e con i compagni non ha vissuto un cambiamento, piuttosto un ampliamento: l’attaccante del Lipsia è ancora estremamente veloce nella corsa in verticale verso la porta e nella capacità di individuare e attuare la miglior soluzione per concludere, ma ora è altrettanto efficiente anche quando deve effettuare giocate diverse, quando per esempio deve sovrapporsi esternamente e poi assecondare l’inserimento della seconda punta (Schick o Poulsen), oppure quando si muove tra le linee avversarie e si offre ai centrocampisti come “muro” per scambi nello stretto. Ora può e sa scegliere cosa dare alla sua squadra, è un giocatore che dà l’impressione di essere meno meccanico, forse anche più pulito tecnicamente, quindi spendibile in tante situazioni diverse.

Con la maglia del Lipsia, Werner ha segnato 86 gol in 141 partite di tutte le competizioni (Odd Andersen/AFP via Getty Images)

Nella partita Lipsia-Mainz 8-0, a novembre 2019, Timo Werner ha segnato tre gol e servito tre assist decisivi. Eppure le giocate più importanti della sua partita, quelle che descrivono meglio la sua crescita rispetto al passato, sono avvenute in occasione dei due gol in cui non è stato direttamente coinvolto – nel senso che ha partecipato alla fase di rifinitura, non quella conclusiva dell’azione. Il 4-0 di Halstenberg è arrivato su assist dalla destra di Poulsen: l’attaccante danese è stato lanciato nello spazio da Werner con un preciso appoggio di prima servito di spalle, Werner l’ha servito dopo un perfetto movimento verso il centrocampo per accorciare la squadra e muovere i centrali avversari. Si tratta di una giocata verticale, tipica del calcio del Lipsia, ma è evidente come il tocco di Werner abbia esaltato i movimenti dei suoi compagni, portando la sua squadra a un livello superiore per qualità della manovra.

In questo senso, è ancora più significativo il passaggio verso Sabitzer da cui si determina l’azione per il quinto gol del Lipsia, realizzato da Poulsen: Werner pensa e agisce come regista offensivo, si muove nello spazio di mezzo tra la trequarti e l’area avversaria, aspetta il pallone sui piedi e poi lo sposta, ancora di prima, per favorire la corsa del compagno che si sta sovrapponendo a destra, tagliando davanti al terzino avversario. In questa sequenza, Werner offre un saggio breve di visione e tempi di gioco, ma soprattutto ci dice che è diventato un calciatore completo.

Il video delle sue azioni decisive contro il Mainz merita di essere visto per intero

Proprio questo discorso sulla completezza definisce anticipatamente il futuro di Timo Werner. O meglio: lo definisce ma in realtà lo rende indefinito, vastissimo, del resto un attaccante con la sua qualità e la sua (nuova) versatilità è potenzialmente perfetto per qualsiasi stile di gioco. Non è un caso che il suo nome sia stato e venga costantemente accostato a tutte le squadre che sono alla ricerca di una punta per la prossima stagione, e la cosa più rilevante è che queste indiscrezioni di mercato non hanno confini geografici, tattici, progettuali. Per dire: un medium di primo piano come Espn ha pubblicato un articolo incentrato proprio sulla prossima avventura di Werner, ordinando in una sorta di classifica le societù che hanno manifestato interesse ad acquistarlo, anche solo potenzialmente. La destinazione migliore per lui, almeno secondo gli autori di Espn, sarebbe il Liverpool di Klopp, ma il fatto che in questa graduatoria virtuale siano state inserite club come Real Madrid, Manchester United, Bayern Monaco e Barcellona evidenzia come il brand-Werner sia in netta ascesa, come abbia nettamente superato la dimensione del Lipsia, e sia inevitabilmente proiettato ai massimi livelli del calcio europeo.

L’ascesa di Werner è una vittoria, anzi una sua rivincita individuale e culturale: il centravanti del Lipsia ha capovolto la visione che avevamo di lui, oggi sembra avere tutte le credenziali per uscire da un perimetro apparentemente invalicabile, da un club modello incubatrice che di certo ha formato ottimi calciatori, ma ha anche disatteso diverse grandi promesse – per un Sadio Mané che è riuscito ad affermarsi ai massimi livelli, ci sono alcuni giocatori rimasti incompiuti dopo aver lasciato il mondo Red Bull, per esempio Naby Keita, Valentino Lazaro, Munas Dabbur. Werner ha saputo cogliere e coltivare le differenze, in questo modo ha mostrato di avere la qualità per essere una delle gemme più brillanti prodotte dall’universo Red Bull, ma anche della sua generazione in senso assoluto, senza etichette e/o limitazioni. La sfida di Champions contro il Tottenham e contro Mourinho potranno essere un’ulteriore conferma di questo status ormai raggiunto, con pieno merito.