Guida essenziale alla MLS 2020

La lega americana vive un momento di grande sviluppo.

Quella del 2020 sarà la Major League Soccer più attesa degli ultimi anni. Il livellamento dei valori ha portato la competizione a spettacolizzarsi sempre più, nonostante gli ultimi quattro tornei siano state quasi totalmente dominati dal duopolio composto da Seattle e Toronto. Eppure il movimento calcistico americano – e di riflesso la MLS – sta crescendo in maniera esponenziale, sia a livello tecnico che economico: quest’anno si giocherà la 25esima edizione del massimo torneo americano e, mai come in questo preciso momento storico, è difficile poter fare un pronostico per la vittoria finale.

Tutte le franchigie, chi più e chi meno, sono uscite rinforzate dall’ultima campagna acquisti, che ha visto approdare negli Stati Uniti pezzi da novanta assoluti. Giocatori, per esempio, come Javier Hernández: il Chicharito è sbarcato a Los Angeles sponda Galaxy come sostituto di Zlatan Ibrahimovic, uno che nell’ultimo biennio ha contribuito in maniera sensibile ad alimentare l’hype attorno alla MLS. Nella Città degli Angeli, dove splendono le stelle di Hollywood, Ibra ha lasciato un’eredità pesante da raccogliere, nonostante la bacheca del club californiano sia rimasta pressoché vuota durante l’intera durata della sua permanenza a LA. Per portare Hernández in California, la dirigenza dei Galaxy ha sborsato quasi 9 milioni di euro, convincendolo a lasciare il Siviglia per sposare la causa di un club che, dopo alcune stagioni tendenzialmente anonime, ha voglia di tornare a vincere qualcosa. L’acquisto del Chicharito, seppure indirettamente, ha assunto un significato storico-politico che esula dalle mere questioni tecniche, visto che per la prima volta nella storia sono gli USA ad assicurarsi un giocatore messicano di un certo spessore, cucendogli attorno il ruolo di giocatore-copertina della lega.

Messico e Stati Uniti, a livello sportivo ma non solo, hanno sempre avuto rapporti abbastanza burrascosi, nati principalmente per motivi geopolitici e sociali, accentuati dall’atteggiamento di superiorità in ambito calcistico che i tricolores hanno sempre fatto pesare ai vicini yankees. Qualche anno fa, inoltre, a inasprire il tutto ci pensò Landon Donovan, stella del calcio statunitense, che scelse di andare a terminare la propria carriera proprio in Messico, al León. Da circa un anno, però, le due federazioni si sono venute incontro, studiando un comune piano di sviluppo volto a far crescere parallelamente – e in maniera esponenziale – entrambi i movimenti, in modo da arrivare pronti al Mondiale del 2026, quando i due paesi – assieme al Canada – ospiteranno la rassegna iridata. Un accordo forte, con radici ben solide, suggellato nel novembre scorso da una stretta di mano tra i commissioner delle due federazioni, Enrique Bonilla e Don Garber. Quest’ultimo è stato l’uomo della rinascita per la MLS: «Il mio compito è quello di creare i presupposti per un torneo competitivo ed equilibrato, proprio come quello dei nostri vicini» – aveva dichiarato nella serata in cui venne ufficializzata l’assegnazione del Mondiale –, aggiungendo che i prossimi anni saranno decisivi per il posizionamento della lega americana «subito dietro ai migliori tornei europei».

Per farlo, Garber ha portato avanti una strategia studiata a tavolino e condivisa dalla quasi totalità dei dirigenti federali, che vedrà il numero delle partecipanti alla MLS toccare quota 30 entro il 2022. Un vero piano di espansione, che prevede l’ingresso di quattro nuove realtà nel giro dei prossimi due anni: se nel 2021 esordiranno Austin e Charlotte, il 2022 sarà il momento di Sacramento e St. Louis.

Rimanendo invece alla stretta attualità, va registrata una forte curiosità attorno alle due novità di questa stagione. Se Nashville si approccia alla sua prima annata in Major League Soccer con cautela, l’Inter Miami ha deciso di lanciare un messaggio forte alla concorrenza, aggredendo il mercato e posizionandosi molto avanti nelle griglie della vigilia. La franchigia della Florida vuole provare a vincere subito, magari ripetendo l’exploit di Atlanta che, dopo un solo anno di apprendistato, è riuscita mettere il primo titolo assoluto in bacheca. E, proprio dal confronto con la prima stagione in MLS degli United, arriva il primo fattore per misurare le reali ambizioni della società presieduta da David Beckham, basti pensare che solo per le operazioni in entrata sono stati investiti circa 25 milioni di euro, superando i 18 milioni di euro spesi da Atlanta nel 2018.

I Seattle Sounders sono stati fondati per la prima volta nel 1974, per partecipare al campionato NASL; sono entrati in MLS nel 2009, e hanno vinto il titolo nel 2016 e nel 2019 (Abbie Parr/Getty Images)

L’ex centrocampista di Manchester United, Real Madrid e Milan si è ritrovato a dover costruire la rosa da zero e – proprio per questo – si è affidato a Diego Alonso, un tecnico che in Messico (guarda caso) ha fatto vedere grandi cose alla guida dei Rayados Monterrey. E che, di rimbalzo, ha chiesto a Becks di spendere 11 milioni di euro per portare in Florida una delle stelle della Liga MX, quel Rodolfo Pizarro che, pur di tornare a lavorare col suo vecchio allenatore, ha rifiutato alcune importanti offerte dall’Europa.

Che la MLS non sia più il cimitero degli elefanti di una volta si è capito già da un po’, ma adesso si è arrivati al punto che la lega americana spesso viene preferita a un campionato europeo di medio cabotaggio. Don Garber, parallelamente al discorso legato all’espansione, ha portato avanti anche un lavoro meticoloso di rebranding del marchio, scoloritosi parzialmente in seguito alla mancata qualificazione del Team USA al Mondiale di Russia. E, adesso, la Major League Soccer è tornata a brillare.

La media di spettatori allo stadio per una partita della MLS è di 22mila spettatori; nel 2000, era di 13.756 spettatori del (Elsa/Getty Images)

A testimonianza di ciò non c’è solo il ritrovato livello medio-alto di un campionato molto combattuto, ma anche alcuni numeri che indicano la crescita lenta ma costante di una lega che, ormai, non ha più nulla da invidiare a quello dei vicini messicani. Prendendo spunto dai valori attuali dei calciatori calcolati dal sito tedesco Transfermarkt, e circoscrivendo la statistica ai tornei delle Americhe, oggi la MLS è il quarto campionato complessivamente più ricco dopo quello brasiliano, quello argentino e, ovviamente, quello messicano. La discrepanza con i “cugini” però si sta sempre più assottigliando: attualmente la lega americana ha un parco di giocatori dal valore totale di 708 milioni di euro, mentre la Liga MX si assesta sui 785 milioni di euro. Se allarghiamo i numeri, invece, si può notare come la Major League Soccer al momento “valga”, per esempio, più della Super Lig turca e più del doppio rispetto a campionati mediamente ricchi come quello cinese e quello saudita.

Sempre in riferimento ai parametri di Trasfermarkt, per la prima volta nella storia ben sette giocatori hanno superato i 10 milioni di euro di valutazione, mentre nella top ten degli acquisti più onerosi di sempre fanno bella mostra ben quattro profili sbarcati negli Stati Uniti nell’ultima sessione di mercato. Oltre a Hernández e Pizarro, infatti, anche su Alan Pulido (Sporting Kansas City) e Brian Rodríguez sono stati scommessi un bel po’ di soldi. Quest’ultimo è considerato la next big thing del calcio uruguayano e, nonostante i 19 anni appena compiuti, ha già firmato un contratto da Designated Player. Nei LAFC andrà a comporre una prima linea di livello assoluto con Diego Rossi, anche lui proveniente dalle giovanili del Peñarol, e soprattutto Carlos Vela, bomber universalmente riconosciuto come una delle stelle della MLS, capace di segnare 53 gol in 67 partite da quando veste i colori black and gold.

Nell’edizione 2019 della MLS, Carlos Vela ha vinto il titolo di capocannoniere e di MVP della stagione (Harry How/Getty Images)

Come ben si è potuto intuire, di soldi che girano ce ne sono parecchi. Ciò però non significa che sia tutto rose e fiori. Per esempio, a livello di presenze negli stadi, la MLS non ha ancora raggiunto gli obiettivi fissati nel breve da Garber. L’arrivo di franchigie come Atlanta – 53mila spettatori di media a partita, grazie a un grande lavoro di fidelizzazione del pubblico sul territorio – e Cincinnati ha sicuramente aiutato, ma ci sono ancora troppe piazze che vivono con eccessivo distacco il proprio rapporto con il soccer. Senza contare che, nonostante la mentalità sportiva americana non sia tendenzialmente risultatista, la mancanza di vittorie ha svuotato impianti storici del movimento statunitense, come per esempio la Red Bull Arena di Harrinton – casa dei New York Red Bull – o il Soldier Field di Chicago, che nel 2019 ha fatto registrare un’affluenza di poco superiore alle 12mila unità.

Inoltre, la redistribuzione collettiva degli introiti, studiata per permettere ai club una più elevata flessibilità finanziaria, rischia di mandare gambe all’aria le gestioni societarie meno oculate. Ma su questo, come su altri aspetti, ci si sta ancora lavorando. I campioni in carica di Seattle, Atlanta e i due club di Los Angeles partono favorite nel torneo che comincerà ufficialmente il 29 febbraio. Una MLS che si preannuncia equilibrata, fresca e molto giovane con i suoi 25,7 anni di media – con 27,2 anni di media Portland è la franchigia più vecchia del torneo, mentre i Vancouver Whitecaps superano appena i 24 anni di media –, sicuramente con qualche problema importante da risolvere e una dimensione definitiva ancora da raggiungere. Ma, almeno per il momento, ci si può tranquillamente accontentare.