Tre cose sulla 26esima giornata di Serie A

La Lazio al comando, le risorse della Roma, l'unicità dell'Atalanta.

La Lazio è prima con merito, oltre le controversie

Due gol nel primo tempo sono valsi il primo posto nella classifica di Serie A alla Lazio. La squadra di Inzaghi ha battuto il Bologna non senza fatica, ma alla fine, con pieno merito per quanto visto in campo in questi mesi, ha conquistato la vetta del campionato. Come detto, però, la sfida contro gli uomini di Mihajlovic non è stata una passeggiata: gli emiliani si sono visti annullare due reti dal VAR – rispettivamente per fallo di mano e fuorigioco – e hanno costretto Strakosha a due interventi rilevanti ai fini del risultato. Dall’altra parte del campo, la Lazio ha mostrato le sue solite armi: verticalità, intensità e filtranti sul lungo. Così è stato sconfitto un Bologna coraggioso, ma che ha tirato fuori le unghie solo nella ripresa. Oltre al primato in classifica, Inzaghi, può sorridere anche per il ritorno al gol di Correa, a digiuno dal 10 novembre, dalla doppietta realizzata contro il Lecce, esattamente quattordici turni di astinenza. Con il 2-0 contro la squadra di Mihajlovic, la Lazio è prima a più due sulla Juventus e può sfruttare – innegabilmente – il vantaggio psicologico dovuto al parziale blocco della Serie A, le cui conseguenze però non devono sminuire i meriti della creatura di Simone Inzaghi.

La Roma ha tante risorse

L’uomo copertina della seconda vittoria consecutiva della Roma è Nikola Kalinic, inevitabilmente. L’attaccante croato ha sostituito Dzeko, messo a riposo da Fonseca, e ha realizzato due gol. La sua vicenda è emblematica, racconta la stagione della squadra giallorossa, descrive perfettamente la profondità della rosa a disposizione del tecnico portoghese. Che ha dovuto far fronte a tantissimi infortuni, ad assenze molto lunghe – si pensi a Zaniolo, Zappacosta, Diawara, Pastore –, eppure è riuscito a mantenere la squadra in linea di galleggiamento. Soprattutto, la Roma sembra essere venuta fuori dal periodo nero vissuto all’inizio del 2020, coinciso con il grave incidente occorso a Zaniolo, e ora ha la possibilità concreta di inseguire il quarto posto. A Cagliari, contro una squadra affamata di punti, è parso evidente che i giallorossi possono contare su una struttura tattica solida, di qualità, che per essere efficace ha bisogno solo che i giocatori siano presenti e rendano a livello emotivo, ovviamente al netto degli episodi. Anzi, ora la Roma sembra essere in grado di rialzarsi anche quando tutto sembra andare storto: il vantaggio del Cagliari avrebbe potuto tagliare le gambe agli uomini di Fonseca, poi però sono arrivati i due gol di Kalinic, le giocate di Mkhitaryan, le accelerazioni di Under – anche lui fermo per tanto tempo, ora è ritornato a una condizione accettabile. I giallorossi hanno tante risorse, forse avrebbero potuto ambire a qualcosa in più se la stagione non fosse stata (enormemente) condizionata dagli infortuni, dai conseguenti e inevitabili cambiamenti di Fonseca, è indiscutibile che la squadra costruita da Petrachi abbia una qualità superiore alla media, non a caso tutti gli obiettivi stagionali sono ancora vivi, raggiungibili, nella prima stagione di un nuovo ciclo, nonostante degli impedimenti che avrebbero compromesso l’annata di tanti altri club.

A Cagliari, la Roma ha vinto una partita molto divertente

L’Atalanta è una squadra unica

Non è megalomania, non è prevaricazione su avversari più deboli e/o in difficoltà, piuttosto si tratta di caratteristiche genetiche. L’Atalanta è una squadra che non può rinunciare ad attaccare, a correre (tanto) verso la porta avversaria, a cercare di schiacciare chiunque intralci il suo cammino. Non a caso, dopo la partita di Lecce (la terza stagionale con sette gol segnati in Serie A), Gasperini ha spiegato che «il record di 70 gol in campionato è la cosa che ci rende più orgogliosi». Proprio da queste parole si evince come l’Atalanta sia una squadra costruita e allenata per cercare il gol, per non fermarsi mai, con il tempo l’esuberanza fisica dei nerazzurri è diventata qualcosa di più, si è evoluta in superiorità tecnica. La crescita di Ilicic è l’evento simbolo di questa progressione in avanti, ma evidenzia anche i meriti di Gasperini, un allenatore capace di assemblare, col tempo e nel tempo, un sistema di gioco in grado di esaltare i pregi della propria rosa. Il punto è proprio questo: l’Atalanta, ovviamente, ha anche dei difetti, delle mancanze tattiche, tecniche, caratteriali. Eppure è come se Gasperini non tenesse conto di questi aspetti, insiste sulla sua strada e non cambia, per esempio la sfida di Lecce non è stata interpretata in maniera differente rispetto a quella contro il Valencia, ci sono stati errori e scompensi difensivi, non a caso i bergamaschi hanno incassato 49 gol in 33 partite stagionali, una cifra altissima se non fosse che quelli realizzati sono 83. L’Atalanta non conosce altro modo di giocare e vincere che non sia il suo, divertente e azzardato e perciò unico, è entrata così nel gotha del calcio italiano e internazionale e sembra intenzionata a non cambiare niente di sé, anzi a continuare a crescere senza dare in cambio neanche un grammo della sua identità.