In Inghilterra sono tutti pazzi di Billy Gilmour, e hanno ragione

La grande prestazione con il Liverpool è una splendida notizia per il Chelsea.

La grande prestazione di un giocatore giovane può avere un impatto così importante da far passare in secondo piano una vittoria sul Liverpool? Questa situazione surreale si è determinata ieri sera, al termine della sfida di FA Cup tra la squadra di Jurgen Klopp e il Chelsea, che ha conquistato l’accesso ai quarti di finale della manifestazione grazie alle reti di Willian e Barkley. Nonostante il risultato inatteso maturato a Stamford Bridge, nonostante il Liverpool sia alla terza sconfitta in due settimane (i Reds hanno perso in Champions contro l’Atlético e poi contro il Watford in Premier League), il postpartita è stato monopolizzato dagli apprezzamenti per la prova di Billy Gilmour, 18enne regista tascabile del Chelsea (è alto circa un metro e settanta) schierato titolare da Lampard per la terza volta in questa stagione – le due precedenti partite giocate dal primo minuto sono state quelle contro il Grimsby Town e il Manchester United in League Cup.

Il coro di elogi nei confronti di Gilmour è trasversale, ha coinvolto l’ambiente del Chelsea ma anche gli addetti ai lavori esterni. Frank Lampard, nelle interviste del postpartita, ha parlato di una prestazione «spettacolare, di grande personalità»; Alan Shearer, in diretta sulla BBC, ha detto che Gilmour «ha dominato la partita, è riuscito a fare bene tutto ciò che il suo manager gli ha chiesto». E poi c’è stato Barney Ronay, inviato del Guardian a Stamford Bridge, che ha utilizzato parole ancora più enfatiche, se possibile: «Gilmour ha 18 anni, ma ha danzato sul campo come se fosse un regista jugoslavo meravigliosamente dotato della fine degli anni ’80, anche se lui arriva dalla Scozia ed è cresciuto a Cobham, nel centro sportivo del Chelsea».

Riguardare la sintesi di Chelsea-Liverpool è un modo per rendersi conto di come la sensazione del prestigioso giornalista inglese descriva solo in parte il gioco di Gilmour. In effetti, la sensibilità nel controllo di palla e la personalità sono le doti più evidenti in fase di possesso, ma c’è anche tanto altro: Gilmour ha messo insieme cinque eventi decisivi nella sua partita, tra cui due contrasti vinti e altrettanti passaggi intercettati. La sua naturalezza nel prendere in mano la squadra non limita il suo contributo in fase difensiva, è come se la sua qualità – evidentemente superiore – faccia il possibile per manifestarsi in tutti i momenti della partita, anche contro avversari che lo sovrastano dal punto di vista fisico.

Un anticipo in scivolata e un’uscita palla al piede

Il premio come Man of the Match della sfida di Stamford Bridge ha già proiettato Gilmour e il Chelsea in una nuova dimensione. Il giovane centrocampista sembra destinato a raccogliere l’eredità di Jorginho, anche per una questione di profilo, di doti fisiche e tecniche: ha una corporatura simile a quella dell’italobrasiliano, ma il suo stile di gioco è più improntato alla verticalità, al rovesciamento veloce del fronte di gioco, attraverso passaggi diretti e progressioni palla al piede, e questo lo rende più aderente al gioco di Lampard. Non è un caso che l’ex centrocampista dei Blues lo abbia schierato come centromediano davanti alla difesa in una partita così importante, mentre Joriginho è entrato nella ripresa al posto dell’infortunato Willian.

Proprio l’idea che sia stata (già) avviata la successione interna tra l’ex regista del Napoli e il giovane fenomeno scozzese evidenzia una volta di più il gran lavoro fatto dal Chelsea in questa sua stagione di transizione, caratterizzata dal blocco di mercato imposto dalla FIFA. Gilmour è solo uno dei talenti allevati a Cobham che hanno trovato spazio in prima squadra, prima di lui si sono imposti nelle rotazioni Mason Mount (21 anni, 2800′ di gioco in tutte le competizioni), Tammy Abraham (22 anni, 2500′ in campo), Fikayo Tomori (22 anni, 1900′ in campo), Reece James (20 anni, 1600′ in campo), Callum Hudson-Odoi (19 anni, 1300′ in campo). A questo elenco va aggiunto Ruben Loftus-Cheek, attardato da un infortunio, ma soprattutto mancava un centrocampista centrale in grado di organizzare il gioco, di dettare i tempi in sincronia con le frequenze amate da Lampard, un tecnico dalla visione ambiziosa, che ama praticare un calcio rapido, verticale, irriverente.

Lettura difensiva, conduzione del pallone e una giocata fantastica per evitare Fabinho, non proprio l’ultimo arrivato

Come detto, è come se l’arrivo di Gilmour completasse idealmente il processo di ringiovanimento del Chelsea, a livello numerico e di caratteristiche. Ora i Blues hanno il compito di capitalizzare questa e le altre grandi occasioni che si sono determinate, hanno una quantità enorme di talento da amministrare e valorizzare, sul campo e/o come asset economico; l’acquisto di Gilmour è un esempio di lungimiranza (è arrivato dall’Academy dei Rangers nel 2017, a sedici anni), di qualità di scouting, ci sono tutte le premesse perché lui e questo gruppo di giovani possano essere gestito meglio rispetto alle grandi promesse non mantenute del passato, si pensi a Ryan Bertrand, Dominic Solanke, Jeremie Boga, Mario Pasalic, giocatori passati giovanissimi da Cobham e mai davvero considerati come parte integrante del progetto per la prima squadra.