Federica Brignone, come si vince una Coppa del Mondo

Servono talento, pianificazione, voglia di migliorarsi.

Sfruttare tutte le proprie capacità fisiche e mentali al cento per cento per ottenere il gesto tecnico più preciso e armonico possibile. Penso sia questa la definizione più giusta del talento, ovviamente in riferimento a una sciatrice o uno sciatore. Non è, quindi, qualcosa di innato o che dobbiamo dare per scontato. Il talento si coltiva, si modella, si allena. Proprio come il fisico, come la mente, e tutto il resto. Ci vuole esercizio per sviluppare il talento, e ci vuole la motivazione e la voglia di incrementarlo giorno dopo giorno. In questo senso, il talento non è qualcosa che si può tirar fuori al momento del bisogno, ma lo si costruisce con il lavoro durante tutto l’anno.

Per questo penso sia fondamentale disegnare una programmazione “a tavolino”, guardando le stagioni precedenti, sicuramente, ma soprattutto impegnandosi in estate. È lì che si fa il grosso del lavoro, con gli allenamenti, sia fisici che sugli sci. Sono quelli che ti fanno tirare una stagione lunga, ricca di viaggi e gare, ma anche di contrattempi, cambiamenti in corsa e difficoltà di ogni tipo. Senza una pianificazione di questo tipo non potrei gestire un percorso lungo come la Coppa del Mondo – una competizione che inizia a ottobre e finisce a marzo.

Poi, certo, dipende anche tanto dalla volontà di ogni singolo atleta, dall’energia che ognuno ha, e dal legame che ognuno crea con questo sport speciale. Io ad esempio sento una connessione molto forte con la natura, con l’ambiente che mi circonda, quindi con la neve, ovviamente, ma anche con l’acqua: da qui nasce il mio progetto di sostenibilità ambientale “Traiettorie liquide”, che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dell’inquinamento marino. È un tema a cui sono molto legata, praticamente da sempre: i miei genitori mi hanno insegnato fin da piccola a non inquinare, e quando andavamo in spiaggia o sui sentieri di montagna dovevamo raccogliere tutti i rifiuti che avevamo prodotto in modo da poterli buttare negli appositi contenitori per la raccolta differenziata.

Così, l’estate scorsa mi sono tuffata nel Lago di Garda al fianco di alcuni sub esperti per un’iniziativa speciale: abbiamo fatto una staffetta di pulizia, andando a raccogliere dal fondale vari oggetti frutto della maleducazione quotidiana delle persone. Con quel gesto, per quanto solo simbolico, abbiamo tirato fuori dall’acqua bottiglie di plastica, lattine e sacchetti, consegnandoli ai bambini che aspettavano sulla barca. L’idea che regge tutto il progetto, infatti, è educare le generazioni future al rispetto dell’ambiente e allo smaltimento corretto dei rifiuti.

Milanese, classe 1990, Federica Brignone è la prima sciatrice italiana ad aggiudicarsi una Coppa del Mondo generale (Christophe Pallot/Agence Zoom/Getty Images)

La testa, la passione, la volontà, sono i pilastri su cui so di poter fare affidamento nei momenti di difficoltà. Che non sono solo quelli legati ai risultati, che magari non sono andati come volevo. Anzi, la parte più tosta è proprio quella che sta dietro le quinte della nostra quotidianità. Ed è quella che spesso non si nota e non è raccontata. Anche perché sarebbe impossibile da seguire, credo. Sto pensando ovviamente a tutti i viaggi, ai trasporti del materiale, al fatto che noi sciatori siamo sempre in movimento, sempre in giro, con qualsiasi condizione meteo. Tutte queste cose i media o il pubblico non li vedono: il racconto sportivo del nostro lavoro nasconde un’ignoranza “logistica”, se così si può dire, un sommerso fatto di temperature rigide, nevicate, vento, fatica, dolore.

Purtroppo in tv si vede solo quel minuto, il singolo minuto in cui siamo in gara, quando siamo inquadrati dalle telecamere, con condizioni esterne buone o spesso anche solo decenti. Certo, lì ci si gioca il risultato, è un momento cruciale. Ma la realtà è che dietro a quel minuto di gara mettiamo giorni e giorni di pista – e lì valgono tutte le condizioni, non ci sono scuse –, trasportiamo chili e chili di materiale, lavoriamo ore e ore in palestra e viaggiamo praticamente tutto l’anno. Per non parlare di tutte quelle persone che ci aiutano a fare tutto questo: senza il giusto team alle spalle tutto questo non potremmo farlo.

Federica Brignone, sponsorizzata da dieci anni dal gruppo Generali, ha vinto anche una medaglia di bronzo olimpica e una d’argento ai Mondiali

A proposito di squadra. L’Italia è forte, e sono convinta che il movimento sciistico italiano sia in salute e in crescita. Ci sono molti giovani che sciano bene, che hanno delle qualità importanti, e si sta lavorando per il verso giusto: quantomeno c’è più professionismo già dai primi anni FIS. Allo stesso tempo, però, vedo ancora molti margini di miglioramento. Un po’ perché, come in tutte le cose, bisogna sempre puntare più in alto, non si può pensare di raggiungere un certo livello e rimanere fermi in quel punto. Poi penso che si possa fare di più a livello istituzionale, soprattutto nei criteri di selezione, per provare a non “bruciare” i talenti più giovani: questo è un terreno difficile, perché loro sono il futuro, ma allo stesso tempo anche un valore già oggi. Per questo  è importantissimo valutare e valorizzare anche l’aspetto mentale degli atleti: alla fine ad alto livello fa tutta la differenza del mondo, non ci sono soltanto la tecnica e il fisico.

È un film che abbiamo già visto tante volte: fai tutto bene per un sacco di tempo, poi magari commetti un piccolo errore, oppure ti fai male – sono cose che ci possono stare, bisogna imparare ad accettare anche queste –, e rischi di buttar via il lavoro di tanti mesi, se non anni. Posso assicurarvi che cadere sugli sci, viaggiando a queste velocità, non fa mai bene. Però fa parte del gioco, dei rischi che devi saper controllare. Di più, in un certo senso devi anche imparare a convivere con l’idea che potresti farti male ogni giorno. Questo non vuol dire essere negativi o pessimisti. Anzi, è quasi il discorso opposto. Si parte dell’idea che bisogna cercare il proprio limite per superarlo: bisogna migliorarsi sempre, quindi dare il massimo per andare oltre gli ostacoli che vediamo inizialmente. Anche perché se non cerchi il limite, se non provi ogni giorno a uscire dalla tua comfort zone per andare al livello successivo… beh, non potrai mai pensare di poter vincere una Coppa del Mondo.

Testo raccolto da Alessandro Cappelli