La maglia maledetta del Manchester United 1995/96

Un pomeriggio a Southampton ne decretò la fine, ma anche la sua duratura celebrità.

Comincia un nuovo appuntamento che racconta le maglie da calcio del passato, ricordate per essere legate a un episodio, a una partita, a un giocatore o semplicemente per un design indimenticabile. Si comincia con la maglia da trasferta del Manchester United della stagione 1995/96.

A metà anni Novanta il Manchester United è una potenza conclamata, soprattutto a livello nazionale. Nei suoi primi tre anni sulla panchina dei Red Devils, Alex Ferguson non solleva nessun trofeo: dovrà aspettare il 1990 per festeggiare il primo successo, la Fa Cup. Da allora, però, le vittorie si moltiplicheranno con sempre maggiore frequenza, e nel 1992/13 lo United vince il campionato inglese, il primo dagli anni Sessanta: una nuova epoca d’oro è appena nata.

Nella stagione 1995/96 il Manchester United vince la terza Premier League in quattro anni, in un campionato che è rimasto nella storia per lo spettacolare suicidio del Newcastle – che a gennaio aveva 12 punti di vantaggio sul secondo posto, e poi finì a -4 dai Red Devils. Cantona, rientrato a ottobre dopo la lunga squalifica per il calcione rifilato a un tifoso a Selhurst Park, conclude l’anno da miglior marcatore della squadra, con 19 centri tra tutte le competizioni. Ma in mezzo a tutti quei trionfi, con lo United che vince pure la Fa Cup (Cantona piega nel finale il Liverpool a Wembley), nel ricordo dei tifosi c’è pure una maglia. Una maglia “sfortunata”.

Il 13 aprile 1996 lo United gioca al Dell contro il Southampton. La squadra di Ferguson è in uno stato di forma pazzesco: a marzo ha battuto il Newcastle nello scontro diretto (ancora Cantona), e nelle ultime 12 partite ha vinto 11 volte. Ma stavolta, ad appena tre partite dalla fine del campionato, lo United crolla. I Saints segnano tre volte nel corso del primo tempo, e nell’intervallo l’ordine di Ferguson sorprende tutti i giocatori: «Toglietevi quelle maglie, vi cambiate». Lee Sharpe, in campo in quella partita, ricorda: «Furono le sue uniche parole durante l’intervallo. Non ricordo che i giocatori avessero parlato della maglia, personalmente ricordo che stavamo giocando davvero male, e che non c’era nessun altro da criticare meno che noi».

Il Manchester United era sceso in campo a Southampton con il kit da trasferta: maglia grigia, con contrasto tra una tonalità più chiara e una più scura, inserti rossi, pantaloncini e calzettoni bianchi. Dal 1992 il kit supplier dello United era Umbro, che avrebbe in quel decennio di sodalizio realizzato alcune delle maglie più belle nella storia dei Red Devils. Nelle due stagioni precedenti, la maglia away era stata una delle più amate: nera traslucida con inserti gialli e blu, una maglia resa famosa anche dal già citato intervento da kung-fu di Cantona contro il tifoso del Crystal Palace. Prima ancora c’era stata la divisa per metà verde e per metà gialla, omaggio alle origini cromatiche del club, e dopo le elegantissime maglie bianche da trasferta. Il kit grigio fu, in qualche modo, un buco nell’acqua. Ma non era mistero che Umbro cercasse di sorprendere continuamente il proprio pubblico di riferimento (anche fuori dall’Inghilterra) con soluzioni estetiche sempre più rivoluzionarie, in un momento storico in cui il merchandising stava muovendo passi da gigante.

Nell’idea di Ferguson, con quella maglia i calciatori erano “invisibili”: era più difficile notarsi tra di loro, soprattutto su lunghe distanze. «Anche il tempo ha avuto un ruolo determinante», ricorda Sharpe. «Era tutto così luminoso, così era più difficile distinguere il nostro grigio opaco. Se avevi tempo per guardare attorno, potevi distinguere i giocatori, ma a una rapida occhiata era davvero complicato». Gary Neville avrebbe spiegato in seguito: «Ferguson odiava quel kit. Ma c’era un po’ di scienza dietro quell’odio. Sir Alex aveva assunto una specialista della “visione”, Gail Stephenson, che insegnava all’università di Liverpool. Ci ha impegnati in numerosi esercizi per allenare gli occhi e la nostra percezione dello spazio. E un aspetto che sir Alex avrebbe poi approfondito: “Immagina una folla dietro di te, ci sono dei colori che puoi distinguere più facilmente”. È ovvio, è il motivo per cui su un’autostrada le persone indossano il giallo catarinfrangente».

Nel secondo tempo, perciò, lo United scese in campo con la terza maglia, già indossata nella stagione precedente, con un palo blu e due strisce bianche ai lati. Un gol di Giggs nel finale di partita non bastò a evitare allo United la sconfitta. Il cambio di kit tra primo e secondo tempo costò allo United 10mila sterline di multa, che Ferguson definì «le migliori 10mila sterline mai spese». Neville ricorda anche che «Ferguson era un mago nello spostare l’attenzione, e quella mossa fece passare in secondo piano la brutta prestazione dei giocatori».

Le Tissier, che invece giocava nel Southampton, non si rese nemmeno conto durante la partita del “cambio d’abito” degli avversari: «Me ne accorsi solo quando un giornalista, a fine partita, me lo chiese. Fino a quel momento non ne avevo idea! Era una delle peggiori scuse che avessi sentito. In quella partita siamo stati incredibili, li surclassammo. E non aveva niente a che fare con il kit che avevano addosso». La divisa grigia non venne mai più indossata dallo United, anzi venne ritirata dal parco maglie: fu esibita in appena cinque partite in tutta la stagione, con un bilancio negativo di quattro sconfitte e un pareggio. Umbro fu costretta ad abbassarne immediatamente il prezzo di vendita. Ma non ci volle molto perché diventasse un pezzo da collezione per tutti gli appassionati.