Piccola antologia di gol con il cucchiaio, senza Francesco Totti

Un gesto tecnico bello e irridente, nobilitato in tanti modi da grandi campioni: tra gli altri, Cantona, Messi, Maradona, Pjanic e Falcao.

Pochi calciatori sono riusciti ad associare il proprio nome a una singola giocata, fino a creare un brand, un’immediata associazione di pensiero per analisti e tifosi. Per esempio: il dribbling a rientrare da destra appartiene ad Arjen Robben, il tiro a giro sul secondo palo è di Alessandro Del Piero, il cucchiaio richiama subito alla mente Francesco Totti.

La prima manifestazione universale del “cucchiaio di Totti” risale alla semifinale degli Europei del 2000, quando il fantasista della Roma batte van der Sar dagli undici metri con un pallonetto diabolico, come aveva già fatto Antonin Panenka nel 1976, durante un’altra lotteria dei rigori – sempre agli Europei, nella vittoriosa finale contro la Germania. Solo che il centrocampista cecoslovacco non si è più ripetuto ad alti livelli, quantomeno il mondo intero non ricorda altri rigori calciati in quel modo da Panenka. Totti, invece, ha perseverato, ha trasformato – e pure sbagliato – altri rigori tirati a cucchiaio, ma soprattutto ha segnato dei gol meravigliosi, da fuori area e da dentro i sedici metri, con quello che è diventato il suo colpo più atteso, il suo trademark.

Come per tutte le altre giocate individuali del calcio, il cucchiaio nasce ben prima di Totti. E ovviamente va oltre la sua figura. Per questo, abbiamo approfittato di questi giorni di quarantena per guardare un po’ di video sul web e scegliere alcune tra le reti più belle e significative realizzate con questa tecnica particolare – senza tener conto dei calci di rigore. Per evitare polemiche politiche, però, chiariamo subito i parametri che ci hanno indotto a scegliere certi gol rispetto ad altri: siamo partiti da un’analisi etimologica-calcistica, dal fatto che il cucchiaio si distingue dal pallonetto classico perché quest’ultimo può essere effettuato anche a palla in aria oppure di controbalzo, senza che il giocatore colpisca il pallone “scavando” il terreno di gioco, così che la sfera possa alzarsi – da qui la prossimità con il gesto di chi usa il cucchiaio, e arriva a “scavare” il fondo del piatto o della pentola per alzare il cibo e portarlo alla bocca. Quindi, in questa compilation mancano pallonetti effettuati con il pallone lontano dal terreno, ci siamo concentrati solo su lob a pelo d’erba, su traiettorie morbide e sinuose, lente eppure incontrollabili, che nascono soprattutto dal talento di giocatori irridenti e irredenti, per un solo istante o per tutta la carriera, e che hanno messo in mostra qualità tecniche molto, molto elevate – per usare un eufemismo.

Eric Cantona – Manchester United-Sunderland, 21/12/1996

È difficile concentrarsi solo sul meraviglioso pallonetto finale, perché in questo gol c’è l’essenza del gioco di Eric Cantona, la sua innata capacità di muovere il corpo e la palla in modo da creare una situazione di superiorità numerica, di scompenso e pericolo per la difesa avversaria. Il fantasista francese si gira tre volte e dribbla due avversari in un fazzoletto di metà campo, avanza palla al piede, scambia veloce con McClair e poi si inventa dal niente un cucchiaio in diagonale che si insacca all’incrocio dei pali, anzi dopo aver colpito il punto più alto del palo interno, a pochi millimetri dalla traversa. La bellezza accecante di questa conclusione deriva anche dal fatto che viene scoccata di prima, senza stop, il pallone viaggia sull’erba e un istante dopo libra trenta centimetri più su del braccio di un portiere proteso verso l’alto, poi la traiettoria scende e finisce in porta. È un gol che stupisce sempre a ogni replay, che evidentemente ha stupito anche Cantona, che si ferma e contempla, con la faccia un po’ sorpresa – ma davvero molto soddisfatta – il mondo intorno a lui, i compagni che lo abbracciano, Old Trafford che ammira e gioisce di fronte a un capolavoro assoluto.

Diego Armando Maradona – Napoli-Milan, 1/10/1989

In questo video, tratto dalla puntata di 90esimo Minuto del primo ottobre 1989, si sente Maradona che parla e descrive questo il suo gol al Milan come se fosse un gol normale, come se lui fosse il commesso di un negozio e fosse riuscito a superare un problema quotidiano molto semplice, tipo prendere una scatola che sta in alto e allora ha deciso di usare la scala per arrivarci. Forse per lui è proprio così, Maradona è perfettamente consapevole del suo talento e del suo genio, del fatto che durante la corsa verso il portiere avversario – Giovanni Galli, che dal fuoriclasse argentino ha subito dei gol veramente assurdi, per esempio uno di testa dalla trequarti campo – ha condotto il pallone in un modo perfetto, con tocchi prima corti poi lunghi poi di nuovo corti, e ha visto che non era possibile servire un compagno, e ha messo a sedere sedere Galli, e un centesimo di secondo dopo ha colpito il pallone con un tocco secco eppure delicato, alzandolo così da cancellare il rischio che colpisse la figura del portiere rossonero. Le cose più impressionanti di questa sequenza sono quel centesimo di secondo in cui Maradona muove il piede sinistro per due volte – la prima è una finta e la seconda è un cucchiaio dolcissimo – e il fatto che tutto questo avviene con Galli che è vicinissimo ai piedi di Maradona, tanto che il numero dieci del Napoli inciampa su di lui e deve attutire lo scontro con le mani per essere sicuro di non fargli male, mentre il pallone è già rimbalzato una volta ed è finito nella porta vuota, e Galli non ha sbagliato niente eppure ha subito gol.

Ramires – Barcellona-Chelsea, 24/4/2012

Se c’era un modo per superare il diabolico sistema difensivo del Barcellona di Guardiola, era questo: pallone ad attaccare lo spazio, servito a un giocatore tanto intelligente e veloce da essere in grado di partire da dietro, evitare il fuorigioco e non farsi recuperare. Ramires riesce a fare tutto questo, ma è anche dotato di una sensibilità tecnica superiore. Il suo lob, infatti, è ancora più difficile e prezioso dello splendido passaggio in profondità di Lampard, Victor Valdes è alto di statura ed è altissimo in campo – per essere titolare al Barça devi giocare per forza da sweeper-keeper – eppure viene scavalcato, il pallone finisce morbidamente in rete e poi Ramires va a ballare sulla platea silenziosa del Camp Nou, disturbato da Juan Mata. Nel video si vede chiaramente che Ramires ha deciso di tirare proprio così, con un tocco sotto coraggioso e furbo, di prima, una soluzione perfetta per stile ed efficacia, che puoi aspettarti ma non puoi contenere, neanche se sei il portiere del Barcellona e giochi da sweeper-keeper.

Lionel Messi – Betis-Barcellona, 17/3/2019

Se Ramires, nel video appena sopra, dà l’impressione di voler scucchiaiare il pallone fin dall’inizio della sua corsa verso la porta, il gol di Leo Messi contro il Betis arriva a un livello superiore. Il fuoriclasse del Barcellona, infatti, sembra pensare al pallonetto, e costruirlo, fin da quando recupera il possesso dopo un calcio d’angolo, sei secondi prima della conclusione. Controllo, conduzione del pallone a convergere verso il centro, apertura larga su Rakitic, movimento verso il compagno a suggerire il passaggio: tutto è un preludio allo scavetto perfetto, a un tocco così vellutato da apparire disegnato, che quasi è un peccato che tocchi la traversa prima di entrare in porta – un “ciaf” tipo basket sarebbe stato meglio, no? In realtà è ovvio che Messi abbia scelto di fare quel pallonetto perché era la soluzione migliore in una certa situazione, ma in fondo la sua genialità si manifesta proprio così: le cose che fa in campo è come se le avesse già progettate nella sua testa, sono perfette, pulite, esplosive quando è necessario, dolcissime in altri momenti, sempre con le dosi e le proporzioni giuste.

Miralem Pjanic – Roma-Hellas Verona, 01/09/2013

Guardate il portiere. Non Pjanic, il portiere del Verona: Rafael de Andrade Bittencourt, che oggi è la riserva di Cragno (e Olsen) al Cagliari. Pjanic lo vede fuori dai pali, sa di avere le qualità balistiche per scavalcarlo, e decide di farlo. Il punto è proprio questo: Rafael non ha sbagliato, solo che ci sono certi giocatori che sanno di avere certi colpi, e ogni tanto sfruttano questa loro dote composita, fatta di tecnica e lettura del gioco e un po’ di preveggenza. Comunque, guardate Rafael: il cucchiaio di Pjanic lo coglie di sorpresa, è già battuto, ne è consapevole fin da subito; e allora comincia ad arretrare, poi il pallone lo supera e lui piega la testa all’indietro mentre continua a camminare al contrario, come se volesse guardare per forza il secondo preciso in cui il suo cuore si spezzerà a metà. La scena è abbastanza comica per qualche istante, poi Rafael capisce che è destinato a cadere, non vuole farlo e allora torna in posizione umana, dopo decide di lasciarsi andare e si siede nella rete. Pjanic sta già esultando, braccia aperte, bocca aperta, ha fatto un gol bellissimo.

Radamel Falcao – Manchester City-Monaco, 21/2/2017

Nel terzo replay di questo video, si vede perfettamente come Falcao abbia colpito il pallone da sotto, mettendo la punta dello scarpino nello spazio che non esiste tra il cuoio e l’erba. Subito dopo l’impatto con la sfera, il piede del centravanti colombiano del Monaco si pianta, rimane conficcato nel terreno di gioco, tanto che Falcao fa un saltino con l’altra gamba, gli serve per non caricare tutto il peso del corpo sul ginocchio destro e pure per evitare lo scontro con Nicolás Otamendi. Ne viene fuori una traiettoria perfettamente arcuata, che suscita reazioni contrastanti: Falcao è pazzo di gioia, Mbappé ha la bocca immobilizzata in un “oooohhhh” di pura ammirazione, Willy Caballero atterra in piedi in basso si vede Kevin De Bruyne che allarga le braccia, più incazzato che stupito dal fatto che Falcao sia riuscito a confezionare un pallonetto così bello, così efficace, dopo una lunga corsa in profondità, un duello spalla a spalla con John Stones, nonostante il ripiegamento di Sagna e di Otamendi.

Bonus: Francesco Totti – Inter-Roma, 26/10/2005

Era impossibile non infilare Francesco Totti in questa compilation – in realtà si è infilato da solo con un passaggio verso Pjanic, appena prima del gol del bosniaco contro il Verona. Del resto la sua marcatura contro l’Inter è davvero maestosa, è incredibile quanto siano opposte eppure armoniche tra loro la forza della progressione e la grazia del pallonetto con il destro, perfetta espressione dell’arte di scucchiaiare il pallone. Se tra il 2000 e il 2006 Francesco Totti è stato uno dei trequartisti più completi e influenti del calcio mondiale, e lo è stato, prima di trasformarsi in attaccante, è perché ogni settimana, più o meno, disegnava giocate come questa, non solo facendo il cucchiaio, ovviamente.