Gli stadi di Premier, e non solo, potrebbero tornare a riempirsi solo tra un anno e mezzo

Un epidemiologo americano ha fatto questa stima, non molto ottimistica, parlando al Times.

Il calcio mondiale è fermo da più di un mese – al netto di alcune eccezioni, sparute e francamente trascurabili –, e anche per questo è ora di provare a capire come potrebbe ripartire dopo la pandemia. È un discorso che deve tener conto di nuovi standard di sicurezza, per i giocatori ma soprattutto per i tifosi. In questo senso, una stima – non proprio ottimistica – arriva da dottor Zach Binney, epidemiologo presso la Emory University di Atlanta, in Georgia, negli Stati Uniti: interpellato dal Times, lo specialista americano ha spiegato che gli stadi potrebbero rimanere chiusi ancora per molto tempo, addirittura per un anno e mezzo a partire da ora.

Alla base di questa previsione c’è il problema relativo ai possibili contagi che avverrebbero sugli spalti: «La cosa che le persone devono capire», spiega Zach Binney, «è che ogni individuo che presenzia a un evento aumenta il rischio che il virus si propaghi. Cinque persone sono più pericolose di due, dieci sono più pericolose di cinque, 500 sono più pericolose di dieci e così via. Per questo, un assembramento di 60mila persone potrebbe essere molto, molto pericoloso. Bastano solo poche soggetti contagiati in una folla di 60.000 persone perché ci sia il rischio che accada qualcosa di molto significativo per l’epidemiologia. L’ipotesi più probabile è che la libertà di accedere agli stadi come eravamo abituati possa essere concessa di nuovo da qui a diciotto mesi, più o meno. In ogni caso, la strategia più sicura da adottare sarebbe quella di tornare alla piena normalità solo dopo che sarà trovato un vaccino per il Covid-19».

Le dichiarazioni del dottor Zach Binney sono state raccolte dal Times, e per questo fanno riferimento al futuro della Premier League. Ma è ovvio che il tema riguarda tutti i campionati, tutti i Paesi del mondo, alle prese con l’organizzazione della ripartenza dopo il lockdown. Nei paesi asiatici che hanno vissuto prima la pandemia e le misure di chiusura delle attività sociali e produttive, a cominciare dalla Cina, gli eventi sportivi non sono ancora ripartiti, a differenza di altre industrie. La Chinese Super League sarebbe dovuta iniziare il 22 febbraio, ma poi il calcio d’inizio è stato posposto a data da destinarsi, e ancora oggi questa data non è stata individuata né comunicata ufficialmente. Anche questa non è una notizia confortante per chi attende il ritorno dei campionati europei.