Il Var potrebbe non esserci in Champions, per gli obblighi di social distancing

La Uefa vorrebbe disputare il torneo ad agosto.

Per quanto le prospettive di ripartenza della stagione calcistica rimangano incerte, sia le leghe nazionali sia la Uefa spingono per terminare le competizioni. La Lega Serie A ha votato all’unanimità per portare a termine il campionato, mentre la Uefa, nei giorni passati, aveva avvertito le federazioni nazionali che una mancata conclusione dei tornei nazionali potrebbe costare una squalifica alle competizioni europee della stagione successiva – come ha deciso il Belgio, per esempio, e come potrebbe fare l’Olanda, visto che il governo ha disposto il divieto di competizioni sportive fino al primo settembre.

La Uefa, in realtà, vorrebbe che tutti i tornei della stagione 2019/20 terminassero entro agosto: si darebbe spazio prima ai campionati nazionali, per poi giocare, in un mese circa, Champions League ed Europa League. Non essendo ancora definite le tempistiche, non si esclude la possibilità che i match si svolgano su un’unica partita, senza gare di andata e ritorno. Ma per ora resta un’ipotesi, mentre molto più realistica è la possibilità che le sfide di Champions si giochino senza Var. Il motivo è molto semplice: la sala di controllo dove sono presenti Var e Avar non permetterebbe di mantenere le norme di distanziamento sociale che dovrebbero essere rispettate anche nella fase post-lockdown. Secondo quanto riportato da Rmc Sport, la presenza del Var o meno sarà uno degli argomenti che la Uefa discuterà nei prossimi giorni; allo studio ci sarebbero anche soluzioni alternative, come installare delle barriere di plexigass all’interno della sala, proprio per “isolare” gli arbitri. In Champions League, il Var è stato introdotto a partire dagli ottavi di finale del torneo 2018/19, ed è diventato subito protagonista: nei quarti tra Manchester City e Tottenham, ha annullato all’ultimo minuto il 5-3 firmato da Sterling che avrebbe dato la qualificazione alla squadra di Guardiola.