I pallonetti più diabolici di Ozil, spiegati da Ozil

Riesce a farli colpendo il pallone di piatto, con un movimento che sembra innaturale.

Uno dei gol più belli e irriverenti che ricorderete è quello realizzato da Mesut Ozil in Champions League contro il Ludogorets: lancio lungo dalla difesa verso il fantasista tedesco, portiere superato con un pallonetto diabolico, poi finta di tiro su due difensori avversari, per evitare la loro scivolata, e infine tocco nella porta vuota. Una marcatura irridente, al limite dell’umiliante, che il giocatore dell’Arsenal ha spiegato in maniera approfondita durante questa intervista. Per Ozil, quello e altri pallonetti molto crudeli della sua carriera sono frutto di una tecnica particolare, che lui stesso ha affinato in allenamento: «La colpisco con il piatto però da sotto, così che possa alzarsi sopra le mani protese del portiere».

Per mettere a punto questo tipo di conclusione, studiare i movimenti ricorrenti e la psicologia dei portieri avversari è stato fondamentale: «Se fai finta di tirare forte, loro non si aspettano più un pallonetto. A quel punto, salteranno in una direzione precisa, a destra o a sinistra. Con questo mio particolare pallonetto, posso creare una traiettoria che li scavalai, ma anche abbastanza veloce, così da non permettere ai difensori di raggiungere il pallone mentre sta entrando in rete. Spesso i pallonetti sono lenti e vengono spazzai via dai difensori che recuperano in scivolata, ma colpendo la palla in un certo modo è più difficile, perché va verso la porta vuota rapidamente».

Oltre alla rete contro il Ludogorets, Ozil ha utilizzato questa tecnica per segnare in una partita contro il Liverpool e in un’altra contro l’Huddersfield. I pallonetti di Ozil, però, possono essere utili anche per ingannare i giocatori di movimento, per esempio i difensori avversari. Sotto c’è il video di un passaggio quasi surreale servito durante Euro 2012, durante la partita della fase a gironi contro la Danimarca: il centrocampista allora in forza al Real Madrid è fronteggiato da Kjaer e Poulsen, vede o forse sente solamente che Khedira si sta inserendo alle spalle dei suoi due marcatori, e allora lo trova facendo passare il pallone in mezzo ai loro corpi, con un tocco di piatto dolcissimo, preciso, soprattutto inaspettato – come si evince chiaramente dalla faccia di Poulsen, che si aspettava un servizio più teso, probabilmente anche più forte, e invece deve arrendersi a una palla arcuata, morbidissima.