Il calcio post-pandemia ha cancellato i rituali sacri del prepartita

L'arrivo allo stadio, il riscaldamento, i saluti tra avversari e compagni: tutti questi momenti hanno perso gran parte del loro significato, della loro carica emotiva.

Eravamo a fine novembre 2014 quando uno spot della Beats per il mercato spagnolo, con Cesc Fábregas come testimonial, provocò qualche polemica. Nel corto pubblicitario del famoso marchio sponsorizzato da Dr Dre, il pullman del Barcellona attraversava Madrid per raggiungere il Bernabéu, e, nel tragitto, veniva ricoperto da petardi e insulti. Lo spot indignò la Spagna del pallone perché, secondo loro, questi atti violenti erano solo un cliché sui momenti del prepartita. Ma per quanto giudicato eccessivo, il video delle Beats fotografava un momento pieno di carica emotiva, durante il quale i giocatori vanno alla ricerca della calma mentre tutti gli altri, invece, hanno tutta l’intenzione di accendere il proprio fuoco.

Oggi, riguardare quei due minuti su Youtube ricorda agli sportivi di tutto il mondo che la tensione e il milieu che contraddistinguono i minuti precedenti una partita di calcio resteranno frammenti di video impressi sugli schermi dei nostri smartphone, dei nostri computer, almeno per un po’ di tempo. Effetto del Coronavirus, effetto di quelle misure di sicurezza che tutti noi dobbiamo rispettare, ma intanto i calciatori – e i tifosi – si perderanno tutti quei momenti ritualistici che vanno dall’arrivo delle squadre allo stadio fino alla stretta di mano tra i capitani, pochi secondi prima del fischio iniziale dell’arbitro. 

Al momento, l’unico importante campionato attivo è la Bundesliga, e sono stati giocati cinque turni dal primo calcio d’inizio post quarantena (Hoffenheim-Herta Berlino 0-3). In questo arco temporale si sono disputati il derby di Berlino, il Klassiker, il derby della Rhur-Renania: incontri di alto livello che tifosi e appassionati, come d’abitudine, avrebbero seguito con attenzione fin dall’arrivo delle due squadre allo stadio, fin dal riscaldamento, quel momento in cui chi è sugli spalti capisce chi sono i titolari, e i titolari realizzano veramente di esserlo; tutto intorno lo stadio si riempie di gente, e il brivido di tutti, di chi è sul posto ma anche di chi è a casa sul divano, è simile a quello che si prova poco prima di un grande evento, per esempio un concerto, quando lo spettacolo sta per iniziare. Oltretutto, a differenza dei tornei anglosassoni, nella cultura sportiva mediterranea il prepartita ha un senso speciale, e già durante il riscaldamento, sugli spalti – italiani, spagnoli, francesi – si contano tantissimi spettatori. Verrebbe quasi da dire che, nell’era digitale, l’ingresso in campo dei giocatori per il riscaldamento ha acquisito lo stesso senso dell’unboxing. Tutto è sorpresa, tutto è spettacolo. 

Dell’intero rituale, oggi, sono ammessi solo pochi e limitati momenti, e a risentirne in prima persona sono più di tutti i calciatori. Nello spogliatoio ognuno sta nel suo spazio – come nella boxe – e ha il suo lettino personalizzato per i massaggi, come avviene per i giocatori di tennis. Le misure di sicurezza impostate dall’emergenza sanitaria, da un lato, costringono le attuali pratiche prepartita ad appiattire l’emotività dei tifosi, e dall’altro, soprattutto, a snaturare il senso di squadra che contraddistingue il calcio rispetto agli altri sport individuali.

Arrivare all’impianto e prendere contatto col terreno, o rilassarsi con qualche battuta dentro lo spogliatoio, erano momenti significativi per il membro di un team. Leggendo i protocolli tedeschi per la gestione del pre-match, molte di queste abitudini sono state cancellate. Anche se, per fortuna, non è tutto così netto. Ad esempio, come si vede nei frame dei prepartita trasmessi da Sky Sport, i giocatori spesso si avvicinano fra loro per parlare, e continuano a rientrare nel tunnel a coppie. Addirittura, prima di Wolfsburg-Eintracht Francoforte, l’ex di turno Bas Dost ha salutato con entusiasmo magazzinieri e vecchi compagni del Wolfsburg, rispettando comunque le pratiche oramai acquisite dalla società post-coronavirus: ampie distanze, saluto con il gomito, mano davanti la bocca per parlare. Ma appunto, sono solo brevi tentativi di ricostruire un rito necessariamente smarrito, o comunque mutilato.

I giocatori del Borussia Möchengladbach si riscaldano prima di una partita casalinga dopo il lockdown; il club della Vestfalia ha sostituito i fan sugli spalti con dei cartonati che riproducono le loro fattezze, acquistabili e customizzabili online dagli stessi tifosi (Martin Meisner/Pool via Getty Images)

I giocatori di casa arrivano allo stadio autonomamente, con mezzi propri, e le due squadre hanno addirittura più di uno spogliatoio ciascuna per cambiarsi: nelle settimane in cui Snowpiercer arriva su Netflix in formato serie tv, si ripropone negli spogliatoi il topos della separazione rigida, quasi come se ci fosse un certo classismo fra titolari e non. Infatti, come indicato nel sito della Bundesliga, gli undici giocatori che inizieranno la partita devono avere uno spogliatoio tutto loro, mentre ce ne saranno altri due per il resto della squadra e i portieri. Tutto viene diviso e meccanizzato, e l’unica cosa che scalda un minimo l’atmosfera, forse, è il sole tiepido della tarda primavera tedesca che illumina il campo e i seggiolini vuoti. Ma poi, finito il riscaldamento, quando le telecamere si spostano nel tunnel, in ogni stadio ci sono separatori, tende, plexiglass e segnalatori che riportano tutto a uno stato greve.

Nell’epoca in cui ogni momento di ogni evento sportivo era diventato un’opportunità di aggregazione, soprattutto nelle partite internazionali e in quelle di Premier League e Bundesliga, dopo il Coronavirus il pre-match si è trasformato in un momento fugace, da trascorrere velocemente prima di passare al gioco vero e proprio. E durante queste fasi de-sacralizzate è impossibile non vedere negli sguardi di Alaba, di Kai Havertz o di Lukebakio un certo smarrimento mentre eseguono gli esercizi. Solitamente erano abituati a cercare qualche punto fisso delle tribune, per trovare la concentrazione o identificare dove fossero seduti i propri cari; ora, invece, la concentrazione arriva fissando l’erba, come per evitare di guardare quello che (non) c’è intorno.

Il campionato belga non ripartirà, ma le squadre continuano ad allenarsi: in questa foto, un componente dello staff del Malines sanifica i palloni utilizzati durante una seduta di allenamento (Jasper Jacobs/BELGA MAG/AFP via Getty Images)

Fin dal riscaldamento, i giocatori erano abituati ad avere gli occhi addosso. Oggi, invece, ci sono spalti vuoti oppure riempiti di gigantografie cartonate, e ovviamente niente mascotte a bordo campo, solitamente pronte a un amichevole guys give me five!; in campo non si vedono altro che cinesini, pettorine e fischietti, a cui si aggiungono i rumori secchi dei palloni calciati in porta per testare la reattività dei portieri. Anche il paesaggio sonoro è stato ridotto al minimo. 

Di corsa usciti a mezzo il campo, date / prima il saluto alle tribune. Questo è l’incipit di Tre Momenti, una delle poesie più care agli sportivi, in cui Umberto Saba racconta una partita iniziando proprio dalla sfilata dei giocatori appena usciti dagli spogliatoi: l’ultimo atto del prepartita che concedeva qualche minuto in più agli invitati in ritardo o ai tifosi bloccati nella metro. Ma il rituale del prepartita oramai è spezzato, e i nostri ospiti potranno continuare con il loro (si spera leggero) ritardo senza perdersi nulla: la partita inizia alla solita ora, ma adesso non ci sono più le sfilate da guardare.