Il primo numero dopo lo stop, una specie di manifesto per immaginare uno sport migliore sotto ogni punto di vista.
Dopo una primavera di stop, Undici torna in edicola con un numero diverso. Naturalmente, è diverso il periodo che abbiamo vissuto, e quello che ancora vivremo nei prossimi mesi: il calcio estivo, gli stadi vuoti, il social distancing, più un’altra lunghissima serie di eventi e conseguenze che ancora non possiamo immaginare.
La straordinarietà di questi momenti è stata rappresentata anche dallo stop del calcio e dello sport. E niente altro come lo sport poteva approfittare del lockdown, della chiusura, delle limitazioni per rendere plastica e reale una delle frasi più ricorrenti in quest’era, quella dell’ex sindaco di Chicago, Rahm Emanuel. Nel 2008 da capo dello staff dell’Amministrazione Obama disse: «Non vorrei mai sprecare un periodo di crisi. È un’opportunità per fare cose che mai avresti pensato di fare prima». E se è vero che nella storia molte storie di successo sono arrivate come effetto di una crisi, allora questo era il momento giusto per riflettere. E farsi la domanda: come sarà lo sport del futuro? Come sarà il calcio del futuro?
Ci sono molte cose che si possono ripensare, trascurate negli anni, e forse anche nei decenni, precedenti. Dalle regole e i format che abbiamo troppo spesso dati per scontati, alle architetture e agli stadi del presente e del futuro. Dall’attenzione per il calcio femminile a una nuova coscienza civica che sarebbe ora si diffondesse anche tra i calciatori, sul modello dei loro colleghi di altri sport, come Nba e Nfl. Anche, però, un nuovo modo di tifare, finalmente maturo, non violento, consapevole, e i nuovi linguaggi mediatici che le squadre hanno a disposizione per migliorare il racconto di loro stesse. Un mondo nuovo. Non come prima: meglio.
Questo numero di Undici ha provato a fare questo: è un’edizione-manifesto, un laboratorio di idee che vanno dalla nuova industria dello sport, alla tattica, dagli stadi alla televisione, dalla tecnologia alla moda, dal lifestyle al gaming.
L’ecosistema che ospita queste idee è cambiato anch’esso: una veste grafica nuova per la rivista che ha raggiunto il suo sesto anno di età, un design che accompagna quella che per noi è l’inizio di una nuova stagione. Abbiamo voglia di ricominciare, abbiamo voglia di tornare a vedere, abbiamo voglia di tornare a giocare. Abbiamo voglia di futuro.
Tra i contributi, alcune delle migliori firme internazionali, come Simon Kuper, firma del Financial Times, Jonathan Wilson, che avrete forse letto sul Guardian e che ha fondato il bellissimo The Blizzard, Felicia Pennant, direttrice dell’innovativa Season Zine, David Winner, autore di Brilliant Orange. Più una squadra formata da Paolo Condò, Giorgio Terruzzi, Francesco Caldarola, Naomi Accardi, Federico Sarica, Giuseppe De Filippi, Leonardo Piccione, Federico Ferrero, e altri ancora. Gli artwork sono di Giacomo Balma e Gabriele Martin, le foto che trovate nelle pagine di Matteo de Mayda, Claudia Ferri, Delfino Sisto Legnani, le illustrazioni di Studio Ianus e Chiara Terraneo, la moda di Francesca Crippa.