Tre cose sulla 29esima giornata di Serie A

La forza dell'Atalanta, alcune novità in casa Inter, la Roma in crisi.

L’Atalanta ha una forza spaventosa

È facile, nel senso di scontato perché evidente, apporre l’etichetta di “squadra forte fisicamente” all’Atalanta di Gasperini. Contro il Napoli, il gap atletico – nei duelli individuali, soprattutto – è stato palese, in qualche modo ha contribuito nettamente a neutralizzare il talento offensivo della squadra di Gattuso. Proprio la vittoria di ieri contro gli azzurri, però, mette in risalto un altro aspetto del progetto-Atalanta: l’adattabilità ai vari momenti della partita, a livello tecnico e tattico. Per affrontare il Napoli, Gasperini ha scelto di utilizzare Gómez come regista a tutto campo, una sorta di apriscatole per azionare di volta in volta gli esterni, oppure per assecondare l’inserimento di Pasalic, o ancora per duettare con Zapata. Nel primo tempo ha funzionato, all’inizio del secondo l’argentino ha ispirato la prima rete, poi è arrivato subito il raddoppio, e a quel punto l’Atalanta si è trasformata ancora, è diventata una squadra dal baricentro basso, meno ambiziosa in fase difensiva. I nerazzurri hanno continuato a creare duelli individuali a tutto campo, ma l’hanno fatto con meno ansia, per controllare il risultato e continuare a sfruttare il gap fisico. Il Napoli ha avuto poche occasioni, i nerazzurri hanno vinto meritatamente e ora sono praticamente certi di giocare la prossima Champions League. Due qualificazioni consecutive alla competizione più importante di tutte non si conquistano per caso, ma il caso dell’Atalanta vale di più: la squadra bergamasca è arrivata a un punto del suo progetto in cui ha gli strumenti per fare tutto, in campo, senza rinunciare mai alla propria identità. Ha la tecnica e la forza per essere irresistibile quando accelera, ha l’intelligenza e l’acume tattico necessario per essere difficilmente scalfibile quando difende. Non per niente, quest’anno la squadra di Gasperini è riuscita a rimanere imbattuta contro tutte le big tranne Manchester City (in trasferta) e Juventus (in casa), le sconfitte sono arrivate come incidenti di percorso in Italia (Torino, Cagliari, Bologna, Spal) e come gare di apprendistato in Europa (Dinamo Zagabria, Shakhtar). E da un certo punto in poi è stata praticamente imbattibile, proprio come ora.

La Roma di Fonseca è scomparsa

Da quando è tornata in campo dopo il lockdown, la Roma ha vinto una sola partita (contro la Sampdoria) e ha perso contro Milan e Udinese. Anche il successo contro la squadra di Ranieri è arrivato in modo non proprio limpido, diciamo pure casuale, in rimonta, grazie a due prodezze individuali di Edin Dzeko. Un andamento da incubo, che in qualche modo è la continuazione di quello che si è visto nell’anno solare 2020: dal 5 gennaio a oggi, la squadra di Fonseca ha perso otto partite su sedici, abbandonando di fatto la corsa per entrare in Champions League. Oltre ai risultati, i giallorossi sono involuti pure nel gioco: l’infortunio di Zaniolo – proprio nella prima gara del 2020 – ha sicuramente costretto il tecnico portoghese a rivedere i piani tattici, ma da mesi ormai manca la sensazione che la Roma stia proseguendo nel suo progetto tattico, che i giocatori, soprattutto quelli più giovani, stiano davvero migliorando all’interno di un sistema che li esalti. Sia a San Siro che contro l’Udinese, i giallorossi sono apparsi privi di meccanismi in grado di equilibrare la squadra nelle due fasi, soprattutto in transizione, un requisito fondamentale per un gioco come quello di Fonseca, che vuole portare molti giocatori nella metà campo avversaria attraverso il possesso palla. La qualità degli uomini è evidente, anche contro l’Udinese ci sono state le occasioni per segnare delle reti come quelle di Dzeko, in grado di cambiare – magari anche immeritatamente – il risultato della partita, ma almeno per quest’anno i risultati non possono più andare una certa soglia. La qualificazione all’Europa League è l’unico obiettivo rimasto per il campionato, poi c’è la sfida europea contro il Siviglia, ed è a quella che deve puntare la Roma. Ritrovarsi in vista di agosto è fondamentale, per dare un senso a questa stagione e far ripartire con convinzione il progetto-Fonseca per l’anno che verrà.

Gli highlights di Roma-Udinese 0-2

Nuove risorse per l’Inter di Conte?

Magari il Brescia, questo Brescia, non era un avversario davvero probante. Ma l’Inter e Conte vengono fuori dal match di San Siro con dei segnali confortanti su alcuni aspetti forse un po’ nascosti, almeno finora, del progetto che sta prendendo forma. Il 6-0 con cui i nerazzurri hanno battuto Tonali e compagni è stato marchiato dalla grande prestazione di Moses e dalla riscoperta – non solo in zona gol – di Alexis Sánchez. L’esterno nigeriano e l’attaccante cileno hanno caratteristiche diverse rispetto ai giocatori considerati finora titolari – Moses è più esplosivo di Candreva, Sánchez ha offerto a Lautaro un set di movimenti e appoggi differenti rispetto a Lukaku – e quindi tutta l’Inter è sembrata una squadra più varia rispetto ad altre esibizioni, pur mantenendo inalterati alcuni capisaldi dell’identità costruita da Conte, e già interiorizzata dalla squadra nerazzurra. Pensare di recuperare otto punti alla Juventus è abbastanza complicato, certo l’Inter deve crederci, ma in questo finale di stagione così anomalo l’Inter potrebbe provare a sperimentare nuove cose, a crearsi nuove risorse anche dall’interno. Già subito dopo il lockdown, Conte ha avviato il progetto-Eriksen, con risultati finora alterni ma con una buona costanza nei tentativi. Ecco, questo schema potrebbe essere ripetuto in altre zone del campo e con altri elementi della rosa, così da provare a risolvere quello che è stato il grande (l’unico?) problema dell’Inter nella prima stagione con il nuovo allenatore: la ripetitività dei meccanismi offensivi in alcune partite, soprattutto quelle contro avversari di grande qualità. L’arrivo di Hakimi porterà i nerazzurri a un nuovo livello sulle fasce, ma l’idea di creare un diversivo – che non vuol dire stravolgere l’assetto della squadra, piuttosto darle nuovi strumenti da utilizzare in certi momenti – può essere un obiettivo stimolante in visto dell’Europa League, un torneo che l’Inter può tranquillamente puntare a vincere, e della prossima stagione.

Sei gol con sei marcatori diversi