Tre cose sulla 32esima giornata di Serie A

Quagliarella e Pandev, il senso di Juve-Atalanta, la crisi della Lazio.

Pandev e Quagliarella, gol d’autore per la salvezza

Quando si lotta per la salvezza, ogni punto guadagnato in classifica e quindi ogni gol segnato hanno un’importanza capitale. Perciò, se oggi Genoa e Sampdoria sono fuori dalla zona retrocessione, il merito va ascritto soprattutto a Goran Pandev e Fabio Quagliarella, alla loro qualità senza tempo, che si è manifestata ancora una volta con due bellissimi gol – e siamo a quota nove e dieci in campionato, rispettivamente. Il macedone 36enne del Genoa ha messo a segno una rete perfettamente nel suo stile, penetrando in area col pallone attaccato al piede e poi trovando una conclusione affilata e angolatissima; l’unica cosa inattesa – ma è un’ulteriore conferma della sua grande classe – è che il tiro decisivo è stato scoccato col destro, che non sarebbe proprio il suo piede migliore. Stesso discorso anche per il 37enne Quagliarella, che da anni ci ha abituato ai gol d’autore, e a Udine ci ha ricordato cosa è ancora in grado di fare: splendida botta al volo dal limite dell’area dopo un’intelligente sponda di petto di Albin Ekdal. Dopo la rete di Pandev, il Genoa ha raddoppiato (con Schöne) e ha portato a casa una vittoria fondamentale contro la Spal, mentre la splendida rete di Quagliarella ha avviato una grande rimonta della Samp, coronata da un’altra realizzazione da vedere e rivedere: la rovesciata di Bonazzoli. A certe latitudini di classifica, gesti tecnici del genere possono fare la differenza e stavolta l’hanno fatta davvero. Il punto è che questi due calciatori tengono questi standard da più di dieci anni, e sembrano non risentire del tempo che passa; magari nelle ere precedenti i giocatori – soprattutto gli attaccanti – sopra i 35 anni servivano come uomini d’esperienza e d’emergenza, oggi invece hanno la forza tecnica e fisica per caricarsi le proprie squadre sulle spalle, e trascinarle fuori dalle sabbie mobili. Affidarsi a Pandev e Quagliarella, insomma, non è più e non è solo, una scelta romantica, ma è perfettamente funzionale al raggiungimento di uno scopo.

Cosa ci ha detto Juventus-Atalanta

Quando Cristiano Ronaldo ha realizzato il secondo rigore, quello che ha fissato il risultato sul 2-2 finale, tutti noi abbiamo pensato al fatto che la Juventus dovesse essere molto felice di aver raggiunto il pareggio, visto l’andamento della partita contro l’Atalanta. È questo il senso ultimo e compiuto della gara che si è giocata a Torino: una grande squadra storica si è ritrovata in difficoltà, ma alla fine è riuscita a strappare un risultato probabilmente decisivo; dall’altra parte, un gruppo ormai entrato a pienissimo titolo – e con pienissimo merito – nel circolo ristretto dei big, ha confermato la propria crescita spaventosa, il valore tecnico ed emotivo del progetto. Per Gasperini e i suoi ragazzi, la vittoria a Torino sarebbe stata il giusto coronamento a una stagione fantastica, ma non irripetibile. È proprio questo il punto: se il terzo posto dello scorso anno e poi le imprese compiute nella prima metà di questa stagione sembravano essere l’apice dell’Atalanta, la ripartenza dopo il lockdown ha allargato ulteriormente i confini, le possibilità dei nerazzurri. E il fatto che il (bellissimo) gol dell’1-2 sia stato realizzato da Ruslan Malinovskyi, quindi un nuovo acquisto, un giocatore che in teoria sarebbe un’alternativa ai titolari dell’attacco, ci dice quanto funzioni bene la macchina sportiva-imprenditoriale messa su da Percassi e Gasperini. L’ampiezza della rosa bergamasca è stata fermata, non battuta, solo da quella della Juve: certo, i due rigori sono stati realizzati entrambi da Ronaldo, certo, ma il secondo, quello decisivo, è arrivato dopo una giocata di Higuaín. Ovvero un giocatore che non sta vivendo un grande momento di forma, ma che resta un campione eccezionale ed è subentrato dalla panchina, esattamente come Douglas Costa, Ramsey, Alex Sandro. Seppure la Juventus non brilli per qualità di gioco, resta sempre la squadra con le risorse più ampie e variegate. È in testa al campionato, ha otto punti di vantaggio ed è l’unica a non aver perso – tra le squadre che hanno già affrontato i bergamaschi nei match di andata e ritorno – contro l’Atalanta di Gasperini. Anche questo non è un caso, non può esserlo.

Gli highlights di Juventus-Atalanta 2-2

La crisi della Lazio

La Lazio è stata la squadra più penalizzata dallo stop&go del campionato, è evidente. Anche il calendario non ha sorriso a Simone Inzaghi e ai suoi uomini: dopo il Milan, all’Olimpico è arrivato un altro avversario in forma straripante, il bellissimo Sassuolo di Roberto De Zerbi, una squadra che produce calcio dal primo al 90esimo minuto in ogni partita e proprio su questa forza delle idee, su questa capacità di credere strenuamente nel proprio modello, ha costruito una rimonta meritata e intelligente contro una Lazio ormai sfibrata dalla crisi, dalle evidenti tensioni che si sono manifestate dopo il lockdown. Certo, ci sono delle attenuanti: la grande stagione della Lazio era stata costruita sulla continuità, su certi uomini incastrati perfettamente in una certa formazione; l’accorciamento dei tempi di recupero doveva necessariamente inficiare un progetto del genere, e infatti i biancocelesti sono scoppiati non subito dopo la ripartenza, ma dopo un certo numero di partite. Le alternative mancanti – nella rosa – e quelle non adeguatamente preparate – da Simone Inzaghi – sarebbero servite per bilanciare un momento del genere, il lavoro fatto in precedenza garantisce praticamente l’accesso in Champions League, ma il sogno scudetto sembra essere sfumato. Ed è un peccato, per la Lazio: neanche la Juventus sta vivendo un grande momento, fare punti contro Lecce e Sassuolo avrebbe accorciato la classifica, ma non è andata così. Al netto della situazione eccezionale che stiamo vivendo, quest’ultimo periodo deve rappresentare un monito/lezione per Lotito e Inzaghi, soprattutto in vista del doppio impegno della prossima stagione: una grande squadra non può limitarsi ad avere tredici-quattordici giocatori di qualità abituati a essere titolari, ma deve andare oltre.

Raspadori e Caputo dopo l’iniziale vantaggio di Luis Alberto