Vent’anni fa, il trasferimento di Luís Figo dal Barcellona al Real Madrid ha cambiato il nostro modo di intendere, vedere, raccontare il calcio. E il calciomercato. Fu un’operazione che ruppe un tabù storico, che squarciò definitivamente un velo: non ci sono tratte o destinazioni impossibili per un grande giocatore. Il passaggio di Figo al Real Madrid, inoltre, inaugurò l’era dei Galácticos, di un Real rimasto nella leggenda, e fu il preludio alla vittoria di un Pallone d’Oro molto discusso: sì, nel 2000 Figo divenne il giocatore più costoso del mondo e il Portogallo guidato da Figo aveva sfiorato l’accesso alla finale degli Europei, ma Zidane si giocò la vittoria del trofeo con la prima testata della sua carriera, quella rifilata a Kientz, giocatore dell’Amburgo.
Il Pallone d’Oro a Figo è un evento indissolubilmente legato all’episodio oscuro vissuto dal suo futuro compagno di squadra al Real, ma, al netto di tutte queste tare, il portoghese è stato prima di tutto un grande campione: non è una cosa da tutti e/o da tutti i giorni fare innamorare prima il Camp Nou e poi il Santiago Bernabéu, lui ci è riuscito grazie a un talento fatto di pura tecnica, non accompagnato da doti fisiche straripanti, quindi un po’ romantico, possiamo dire anche rètro, soprattutto per il calcio di inizio anni Duemila – uno sport che stava iniziando il suo viaggio verso l’era contemporanea, in cui un certo tipo di atletismo stava diventando necessario. L’impresa di Figo è stata proprio quella di imporsi in un contesto che avrebbe potuto pure rifiutarlo, anzi lui è diventato un’attrazione del calcio proprio perché era tra i pochi superstiti dell’era precedente alla sua, almeno in campo. Fuori dal terreno di gioco era – ed è – un personaggio moderno, intelligentissimo, colto, furbo, un perfetto costruttore e discepolo del sé, inteso come artista del gioco e come professionista, due aspetti che ha portato avanti in parallelo, senza reticenze, senza fare compromessi, onorandoli entrambi con scelte forse controverse, anche precedenti all’anno 2000 – ricordate il caso Juve-Parma del 1995? – ma del tutto coerenti col suo pensiero.
Il trasferimento consumatosi nell’estate del 2000 fu una sorpresa per tutti, anche perché Figo era uno dei giocatori più forti e determinanti del Barcellona, anzi probabilmente era il migliore in assoluto nella rosa dei catalani. Lo racconta in questo pezzo These Football Times, ma si tratta di una lettura interessante anche perché spiega come la decisione di accettare il Real Madrid, al di là del modo in cui è arrivata, nasca anche dal deterioramento dei rapporti con l’ambiente blaugrana.
When Luis Figo signed for Real Madrid. Twenty years on after football’s most controversial transfer – CNN
Se la CNN pubblica un longform sul tema a distanza di vent’anni, vuol dire che il passaggio di Figo al Real Madrid ha fatto davvero la storia. Dentro questo reportage, ci sono testimonianze, aneddoti, rivelazioni, insomma una ricostruzione accurata di uno degli affari di calciomercato più controversi di sempre, anche per le implicazioni politiche, legate alle elezioni di Florentino Pérez come presidente del Madrid.
The first galactico – The Observer
Un’intervista-reportage del gennaio 2004, in cui The Observer spiega la nascita del Real Madrid dei Galácticos proprio a partire dall’acquisto di Figo, che inaugurò un’era irripetibile non tanto per le vittorie, quanto per l’hype mediatico e di mercato che caratterizzava la squadra della capitale spagnola. Figo spiega che l’arrivo di tutti questi campioni, per lui, rappresenta «una sfida progressiva, un invito a fare sempre meglio: io sono stato il primo e devo mantenere il mio posto in squadra, anche se arrivano Zidane, Ronaldo, Beckham».
La caratteristica migliore e più evidente e più determinante nel gioco di Figo era il dribbling: il portoghese non era particolarmente veloce o esplosivo, ma riusciva sempre a disorientare i difensori avversari. Lo faceva spostando il pallone o anche solo con un movimento impercettibile delle gambe, del tronco, ogni passo era felpato, misurato, eppure pensato e attuato per sbilanciare l’avversario, per creare uno spazio in cui passare, il tutto senza mai perdere il controllo del pallone. In questo breve video, Figo compie una serie di dribbling sulla fascia destra – la sua preferita – e in altre zone del campo, giocate che sono un inno alla bellezza del gioco ma anche all’efficacia, gesti utili a raggiungere uno scopo che sono pure estetici, belli da vedere, appaganti, e proprio questa capacità di unire funzionalità e arte hanno reso speciale la carriera di Figo.
Figo y su tiempo – El País
In questo articolo scritto subito dopo il suo addio al Real Madrid e il passaggio all’Inter, Figo viene descritto come «un giocatore le cui decisioni di mercato sono state di gran lunga più importante di ogni risultato sul campo: è diventato un traditore per i tifosi del Barça e un calciatore più rispettato che amato dai tifosi del Madrid, che ora non sembrano troppo turbati dal suo trasferimento in Italia. In realtà, l’aspetto più controverso della personalità Figo, il suo disinteresse per i vecchi valori sentimentali del calcio, è solo una metafora del suo tempo».
Luis Figo: “Si debo ir a Barcelona, voy. Como dicen en mi país: ‘Si tienes miedo, compra un perro’. Y yo tengo tres” – ICON
Un’intervista che spazia molto, in cui Figo racconta la sua visione sull’indipendentismo catalano, sull’omosessualità nel calcio, ovviamente sul suo passaggio dal Barcellona al Real Madrid. «Oggi», dice, «frequento poco Barcellona, ma se devo andare ci vado. Nel mio paese si dice: “Se hai paura, compra un cane”. Io ne ho tre, di cani».
Figo sapeva anche tirare molto bene
Finora abbiamo descritto Figo come un grande esterno creativo, come un giocatore di qualità che ha determinato le partite grazie alla capacità di superare gli avversari, quindi di creare situazioni difficili da gestire in fase difensiva. In realtà, la qualità di Figo aveva più sfaccettature, per esempio le sue conclusioni da lontano erano spesso imprendibili, perché potenti, precise, belle da vedere come tutto ciò che il portoghese faceva in campo. Il gol realizzato contro l’Inghilterra a Euro 2000, in questo senso, è meglio delle varie punizioni e di altre conclusioni da fuori che si possono trovare su Youtube: in quest’azione c’è tutto, la fisicità straripante della progressione, l’intelligenza di capire come e quando fermarsi, la furbizia di vedere il portiere un po’ fuori dai pali, poi la coordinazione e infine una conclusione imprendibile, a metà tra botta secca e velenosa palombella.
Luís Figo in Italia
Quando approda all’Inter, Figo deve compiere 33 anni. Ha uno spunto inevitabilmente più appannato rispetto alle stagioni migliori, ma non è un giocatore sbiadito o finito, semplicemente la sua tecnica si manifesta in maniera meno frequente. Ma è ancora lì, intatta, come si vede da questa top 10 dei gol realizzati in maglia nerazzurra: in gran parte delle azioni, ciò che colpisce è l’intelligenza posizionale subito prima della conclusione, la perfetta armonia nella corsa – anche se lenta – e in fase tiro, il controllo perfetto del corpo e la capacità di scegliere sempre la soluzione migliore per chiudere l’azione, per trasformare un pericolo potenziale in una rete.