Il suo ritorno in Italia, salutato come una scelta matta e disperatissima del Milan per (provare a) evitare l’ennesima stagione fallimentare, si è rivelata un capolavoro di mercato. Ibrahimovic ha cambiato la squadra di Pioli senza cambiare troppo sé stesso rispetto a come ce lo ricordavamo, ma in realtà non c’era bisogno che lo facesse, perché a 39 anni da compiere – a ottobre – è ancora un giocatore perfettamente integro, ovviamente fortissimo, forse meno dinamico rispetto a qualche anno fa, ma il suo valore e la sua leadership hanno determinato il salto di qualità del Milan. Anche perché, ed è questo il bello, l’arrivo di Ibrahimovic ha permesso a molti suoi compagni di giocare molto meglio, di rendere come mai prima d’ora in rossonero: si pensi, tra tutti, a Calhanoglu, ma anche a Bennacer, a Kessié, alla conferma di Rebic su standard di alti qualità.
Il cambiamento è stato così evidente e fragoroso che il Milan ha deciso di strappare un programma già messo a punto – l’arrivo di Rangnick come allenatore e direttore sportivo – per poter continuare a coltivare un progetto che forse è nato un po’ per caso, ma che ha ridato entusiasmo all’ambiente rossonero. L’ennesima rinascita di Ibra, la costruzione di un’ennesima squadra intorno a lui, è un’occasione per ripercorrere la sua carriera in maniera un po’ atipica, alternando articoli che raccontano pezzi importanti della sua storia – e del suo modo di essere sopra le righe – alle immagini del suo grande momento al Milan, alcuni video che mostrano un giocatore di quasi quarant’anni che domina le partite, che esalta e fa esaltare i compagni, che cammina in campo e sembra emanare un’aura di invincibilità, una sensazione che vale per gli avversari, per il tempo che passa mentre lui non passa mai.
Long read: The making of Zlatan – friends and foes reveal the rise behind the legend – FourFourTwo
Una lunga, lunghissima raccolta di testimonianze sul giocatore e sul personaggio-Ibrahimovic, dai tempi dell’Ajax fino all’approdo in Inghilterra, con il Manchester United: «Niente poteva accendere interiormente di Zlatan come l’occasione di sfidare Pep Guardiola in un derby, in una stracittadina», racconta un dirigente che ha incrociato Ibra ai tempi dell’Ajax.
The Strange Case Of Zlatan Ibrahimovic – Bleacher Report
Proprio il rapporto mai davvero sbocciato con Guardiola e con il Barça è il concetto centrale di questo articolo, pubblicato subito dopo l’inattesa eliminazione contro l’Inter nella semifinale di Champions League 2009/2010: «In Catalogna, Ibra ha sempre dato l’impressione di non essere sincronizzato con i suoi compagni, di essere il giocatore giusto nel posto sbagliato».
Oggi le qualità di Zlatan Ibrahimovic sono ovviamente influenzate dalla sua età, dalla sua condizione fisica, e allora vengono sfruttate in maniera ancora più definita rispetto al passato: col tempo, Ibra è diventato meno esplosivo e resistente, allora viene ricercato più spesso sulla figura, nella zona centrale del fronte d’attacco; tantissime volte retrocede per organizzare l’azione offensiva, la risalita della squadra, o per imbeccare i compagni, come si vede chiaramente in questo video; però è ancora in grado di muoversi verso l’esterno, di costringere i difensori a seguirlo fuori dalla loro giurisdizione, e anche in quelle porzioni di campo diventa quasi immarcabile, nonostante i 39 anni da compiere. Per il Milan costruito da Pioli, come detto in apertura, è un giocatore più che prezioso, anzi il suo apporto è davvero decisivo, non solo come guida carismatica dello spogliatoio, ma proprio a livello tecnico e tattico.
The Lion in Twilight: Zlatan Ibrahimovic, Perception and Reality – The New York Times
Una riflessione di Rory Smith pubblicata dal NYT quando è stato ufficializzato il suo ritorno al Milan, che indaga più sulle scelte comunicative di Zlatan che sulla sua dimensione da calciatore: «Quando Ibra si sarà ritirato, nonostante abbia dato fondo a tutto il suo enorme talento fino a un’età molto avanzata, forse ricorderemo il personaggio e non il giocatore, le sue dichiarazioni taglienti, le sue manifestazioni pubbliche, e non perché fossero così divertenti».
Why Zlatan, Messi and Ronaldo continue to defy age and time – Espn
Simon Kuper, dopo il ritorno di Ibra al Milan, ha invece sottolineato come lo svedese rappresenti perfettamente una tendenza del nostro tempo: «Sappiamo che Zlatan è speciale, ma come lui tantissimi giocatori stanno continuando a ridefinire il concetto d’età, a spostare più in là i limiti per la fine della carriera».
Regia e senso del gol
Nonostante sia meno mobile rispetto al passato, ancora oggi Ibra riesce a essere decisivo in fase di regia e in fase di conclusione nella stessa azione: contro il Sassuolo, indietreggia per smistare il pallone, poi si sposta di nuovo in avanti per occupare lo spazio in area di rigore; Calhanoglu ha il piede sensibile che serve per cercarlo, per trovarlo bene, a quel punto Zlatan ha già attivato la modalità “attaccante d’area di rigore”: si mette davanti al difensore avversario, sceglie la miglior soluzione per colpire il pallone e batte il portiere avversario. La definizione giornalistica più azzeccata, per descrivere questa giocata, sarebbe “senso del gol”. Ibra ne possiede ancora, a tonnellate.
Qualità nella rifinitura
Nei video sopra abbiamo visto come e perché sia utile utilizzare Ibra come organizzatore e facilitatore del gioco offensivo: la sua sensibilità tecnica, la sua visione del campo e la sua esperienza gli consentono di vedere corridoi che esistono solo per lui, e di esplorarli con passaggi precisi. Sono doti che possono diventare decisive anche in fase di rifinitura avanzata: in occasione del gol di Kessié contro la Juventus, lo svedese resiste alla pressione del difensore grazie alla sua fisicità, crea lo spazio migliore per l’inserimento del compagno e poi gli dà la palla nel modo giusto perché possa battere a rete. Sembra un tocco semplice, probabilmente lo è, ma Ibra in questa azione ha individuato e occupato e difeso lo spazio migliore in area, e poi certi passaggi devi anche saperli fare, non è proprio una cosa da tutti, ecco.