Una nuova coscienza civile per il mondo del calcio

Rispetto ad altri sport, il calcio in Europa raramente ha fatto sentire la propria voce sui temi sociali. Un gap culturale che va colmato al più presto: anche i calciatori devono farsi avanti.

Negli ultimi mesi, le strade degli Usa sono riempite da centinaia di migliaia di persone che chiedono la fine di un sistema di razzismo endemico nella società. Instagram, martedì 2 giugno, si è trasformato in uno schermo nero grazie all’hashtag #BlackoutTuesday. Subito dopo l’omicidio di George Floyd, LeBron James ha diffuso un’immagine che mostra, in parallelo, Colin Kaepernick inginocchiato prima di una partita, e l’agente Derek Chauvin nella stessa posizione sul collo di George Floyd. La didascalia dice: «Ce la fate a capire ADESSO!!??!!??». Il giorno prima, aveva ripostato una foto che lo mostrava, nel 2014, appena prima di una gara di Nba con indosso una maglietta con scritto «I can’t breathe», la frase sussurrata, prima di morire soffocato, da Eric Garner.

Cosa succedeva, nel frattempo, nel calcio? Durante la partita di Bundesliga in cui era impegnato il Borussia Dortmund, Jadon Sancho, dopo un gol, esibiva un sottomaglia con la scritta: «Justice for George Floyd». Pochi secondi dopo, in seguito al gesto, l’arbitro gli sventolava un cartellino giallo. I giorni in cui questa rivista va in stampa sono anche quelli di giugno, ovvero il Pride Month, un altro territorio in cui il mondo del calcio non riesce, incredibilmente, a fare dei passi avanti. Se solo non ci fossimo così abituati, ci accorgeremmo e stupiremmo di quanto il mondo del pallone (anzi: il mondo del pallone maschile) sia conservatore su temi basilari come i diritti civili, la lotta all’omofobia e al razzismo.

Se alcune squadre hanno da poco fatto loro una comunicazione attenta su questi temi, i giocatori sono ancora troppo timidi, o ignoranti. Forse per paura, forse per ingenuità, di certo non per motivi economici, considerando l’attivismo dei loro colleghi di altri sport. Il calcio del futuro, anzi, del presente non può che accelerare immediatamente: con etichette di comportamento da parte delle squadre, con l’eliminazione delle ridicole sanzioni per i messaggi sulle magliette, e guardando come esempio a chi da anni sta trainando il cambiamento: il mondo del calcio femminile.

Da Undici n° 33