Perché Abramovich è tornato a spendere moltissimi soldi sul calciomercato?

C'entra la rivoluzione di Lampard, ma ci sono anche motivazioni politiche.

Il Chelsea ha acquistato Ziyech e Timo Wener. Nei prossimi giorni, potrebbero/dovrebbero essere portate a termine le trattative per il passaggio di Havertz, Chillwell e Thiago Silva a Stamford Bridge. Finora, secondo i dati Transfermarkt, il club londinese ha investito 93 milioni per le operazioni in entrata (50 milioni per Werner e 43 per Ziyech), una quantità di denaro che però sembra essere destinata quantomeno a raddoppiare solo per via dell’acquisto di Havertz – per cui il Bayer Leverkusen chiede circa 100 milioni di euro. Sembra evidente che Abramovich abbia deciso di tornare a investire con forza sul calciomercato, e secondo un articolo del Telegraph ci sarebbero diverse motivazioni alla base di questa decisione.

Intanto, scrive il quotidiano inglese, «Abramovich sta mantenendo una promessa fatta a Frank Lampard: durante il periodo di embargo sul mercato in entrata – il Chelsea non ha potuto fare acquisti per un anno a causa di violazioni relative al trasferimento internazionale e alla registrazione di giocatori di età inferiore ai 18 anni – il manager e il suo datore di lavoro si sono sentiti al telefono, con la mediazione di Marina Granovskaia, e l’oligarca russo si era impegnato ad aprire il suo forziere appena possibile, per potenziare la squadra». Secondo le indiscrezioni raccolte dal Telegraph, Abramovich si sarebbe fatto convincere dalla rivoluzione avviata e portata avanti da Lampard, dalla qualità del gioco del Chelsea, dallo sviluppo dei giovani avvenuto con il nuovo allenatore: «È come se si fosse innamorato di nuovo dei Blues: vedere una squadra crescere e prosperare dopo un anno senza investimenti sul mercato ha riacceso la sua passione, anche se non mette piede nel Regno Unito da più di un anno e mezzo per via delle tensioni tra il governo e la Russia. Anzi, la sensazione che volessero sbarazzarsi di lui è stata un propellente: Abramovich aveva e ha una gran voglia – e un gran gusto – di ricostruire il suo impero calcistico».

Abramovich non avrebbe avuto contatti col governo britannico negli ultimi due anni. Ha preso la cittadinanza israeliana nel 2017, ma trascorre gran parte del suo tempo in Russia, a gestire affari che, secondo il Telegraph, «vanno a gonfie vele». Il proprietario del Chelsea potrebbe anche recarsi in Inghilterra, ma teme che un suo arrivo potrebbe essere considerato in maniera negativa dopo la faida scoppiata tra Londra e Mosca per i fatti di Salisbury nel 2018 – l’avvelenamento di Sergei Skripal, ex militare russo e agente dell’Intelligence britannica, e di sua figlia Yulia. Nel frattempo, Abramovich ha continuato a investire in progetti filantropici, con particolare attenzione alla battaglia contro l’antisemitismo: l’oligarca russo discende infatti da una famiglia lituana ebrea, e proprio alle vittime lituane dell’Olocausto è stata dedicata una foresta piantata in Israele grazie a una sua donazione. Il Chelsea era rimasto sullo sfondo di tutti questi movimenti, e sembrava essere stato abbandonato da Abramovich: il blocco sul mercato è stato un problema, ma ancora più significativo era stato l’accantonamento del progetto di riqualificazione di Stamford Bridge, che avrebbe comportato un investimento di un miliardo di sterline. Anche questa decisione sembrava poter essere ricondotta al momento di tensione diplomatica tra Russia e Inghilterra, ma questi nuovi movimenti di mercato – che hanno generato e genereranno milioni di sterline in imposte, per il Tesoro britannico – sono essere un segnale distensivo: il progetto potrebbe anche ripartire, anche se il mercato immobiliare di Londra non vive un momento così florido.