Tutto ciò che è successo nella guerra tra Messi, il Barcellona e la Liga

Una saga che è arrivata alla sua conclusione, almeno per il momento.

Il primo burofax per annunciare la volontà di andare via, il secondo per confermare la mancata partecipazione ai primi allenamenti stagionali del Barça, le indiscrezioni sull’interesse del Manchester City (e di altri club, ovviamente). Gli ultimi dieci giorni della carriera e della vita di Leo Messi sono stati abbastanza convulsi, controversi, del resto è la prima volta che il fuoriclasse argentino si trova coinvolto in una storia di calciomercato, per quanto atipica. Mai, prima del 26 agosto 2020, quando Leo ha inviato il primo burofax al Barça, si era pensato che Messi potesse davvero lasciare il club della sua vita. Un’ipotesi che oggi, dopo l’annuncio ufficiale della sua permanenza a Barcellona, non è più valida. Ma che è esistita, eccome: l’ha confermato lo stesso Messi, che ha dovuto fare i conti con una situazione molto intricata, che è andata oltre il suo rapporto con la società catalana, ma ha dovuto “sfidare” la Liga spagnola, le istituzioni di diritto calcistico in senso assoluto.

La Liga, infatti ha deciso di schierarsi dalla parte del Barcellona. In maniera ferma, chiara. Anzi, la posizione del campionato spagnolo è diventata ancora più ferma dopo quello che è successo il 4 settembre, quando l’agenzia di procure di Jorge Messi – padre di Lionel – ha diffuso un comunicato ufficiale, il primo dall’inizio della vicenda, in cui sottolinea che la clausola di rescissione inserita nel contratto di Leo «non è applicabile in assoluto, è ovvio che non esista più», data la presenza di un’altra clausola contrattuale che «permetteva al giocatore di sciogliere unilateralmente l’accordo con il Barcellona a partire dal termine della stagione 2019/20». Questa nota ufficiale rispondeva a un’altra pubblicata dalla Liga, che il 30 agosto evidenziava come «il transfer al giocatore sarebbe stato concesso solo dopo il pagamento dell’importo previsto dalla clausola rescissoria presente nel contratto di Messi, contratto è ancora in vigore a tutti gli effetti fino a giugno 2021».

Il motivo del contendere è l’esistenza di questa clausola di svincolo, che avrebbe dato a Messi la possibilità di sciogliere il suo contratto con il Barcellona senza versare alcuna cifra di indennizzo – l’istituto “originario” della clausola rescissoria, infatti, prevede che sia il giocatore a “pagare” per interrompere il rapporto lavorativo con la società che possiede il suo cartellino, anche se poi col tempo ne è derivata una pratica di mercato club-to-club. Secondo il giocatore e i suoi rappresentanti, la clausola sarebbe stata ancora valida al momento dell’invio del primo burofax, dato che la stagione agonistica 2019/20 è terminata in ritardo a causa del lockdown; per i legali del Barcellona, invece, era già scaduta. Jorge Messi e Bartomeu si sono incontrati a Barcellona per provare a risolvere questa situazione, ma il meeting non è andato a buon fine. In questa disputa, come detto, la Liga ha preso le parti del Barcellona: anche il 4 settembre, i legali del campionato spagnolo hanno ribadito la loro posizione, pubblicando un comunicato in cui smentiscono la versione del clan Messi e spiegano che la loro interpretazione è «decontestualizzata e lontana dalla letteralità del contratto in essere tra il Barcellona e il giocatore Lionel Messi».

Messi, dunque, ha deciso di rimanere al Barcellona per un’altra stagione, l’ultima prevista dal suo contratto, e poi nel caso potrà svincolarsi gratuitamente alla scadenza naturale del rapporto di lavoro. In questo modo, nel 2021 sarebbe libero di scegliersi la sua prossima squadra, in cui approdare a parametro zero. È una soluzione estrema, ma anche comprensibile a questo punto, del resto le ultime mosse di Leo e dei suoi rappresentanti sono chiare: se il Barcellona non ha voluto assecondare le sue richieste – o anche i suoi capricci – e non ha l’ha lasciato andare via a parametro zero, sfruttando la zona grigia di una clausola effettivamente inserita nel contratto di Messi, allora a Messi non resta che aspettare un anno per andare via. A meno che non si presenti un club con una grossa offerta, con una cifra che possa convincere il Barcellona a privarsi del suo giocatore-simbolo. È come se Messi avesse forzato i contesti che poteva provare a forzare: da una parte le società interessate ad acquistarlo potrebbero cercare di sfruttare la guerra fredda ma comunque aperta (e tutt’altro che chiusa) tra il club catalano e Messi; dall’altra lo stesso Barcellona rischia di non incassare nulla dalla cessione del cartellino di Messi, e quindi potrebbe in qualche modo cedere alle sue richieste – magari con le dimissioni anticipate di Bartomeu? Alla fine, più semplicemente, tutto è rimasto com’è: Messi giocherà nel Barça, con il contratto in scadenza tra un anno.

Nella stagione 2019/20, Messi ha giocato 44 partite ufficiali con il Barcellona, con 31 gol realizzati (Lluis Gene/AFP via Getty Images)

In ogni caso, però, è stato il Barcellona a decidere in questo modo. A tenere “bloccato” Messi. Dopotutto esisteva ed esiste un contratto firmato da ambo le parti, senza costrizione alcuna; esiste una clausola che permette a Messi di chiudere anticipatamente questo contratto, versando una certa cifra, e anche quella è stata concordata tra le parti; e poi le elezioni presidenziali sono in programma a marzo, Bartomeu sarà quasi certamente deposto, ma è stato eletto democraticamente. Al di là dei regolamenti interni, per cui una giunta direttiva non può lasciare il club durante un esercizio e con un bilancio in corso l’attuale presidente e i suoi dirigenti hanno già scelto il nuovo allenatore e avviato il nuovo ciclo – non sappiamo con quale approccio nei confronti di Messi, del suo contratto, della sua leadership. Una volta stabilito il fatto che la clausola di svincolo a costo zero non può (più) essere esercitata, un punto su cui la Liga sembra irremovibile, tutto è tornato alla “normalità” del mercato: Lionel Messi è un giocatore che ha ancora un anno di contratto, e che per il momento rimarrà in rosa fino al 2021, ovviamente in certe condizioni mentali; il Barça non può far altro che scegliere di tenerlo in queste condizioni – perché è difficile immaginare che qualcuno paghi davvero la sua clausola rescissoria da 700 milioni di euro – oppure valutare le offerte che arriveranno.

Considerando che stiamo parlando di Messi, uno degli sportivi più importanti e più influenti della storia, il Barcellona ha deciso di non svenderlo, o di non svenderlo troppo. Un addio a costo zero o a prezzo di saldo sarebbe stato catastrofico, avrebbe fatto perdere ulteriormente credibilità al club rispetto ai dei tifosi azulgrana, che hanno già reagito con proteste – anche violente – alle notizie sul primo burofax inviato da Messi. Da parte sua, il fuoriclasse argentino è risultato essere doppiamente prigioniero: della propria volontà di andare via, che ha cercato fino alla fine di legittimare, anzi di “legalizzare”, pure nei confronti della Liga, ma anche di un contratto multimilionario firmato in tempi non sospetti, quando forse non poteva immaginare di arrivare a questo punto. Al punto, cioè, di voler lasciare il Barcellona, più o meno a ogni costo. Fino a oggi, il fuoriclasse argentino non si era mai espresso in maniera diretta, inequivocabile e definitiva sulla volontà di lasciare il Barcellona, o per meglio dire non l’aveva fatto mettendoci la faccia, davanti ai tifosi. Resta il burofax, certo, ma non c’erano interviste o video o dichiarazioni autografe in cui Messi diceva di voler andare via. Quell’intenzione è stata confermata, ma non ha potuto essere finalizzata. C’è stato un cambio di prospettiva, anche solo per un’altra stagione, e probabilmente sarà accolto bene, sarà accettato dai tifosi, dall’ambiente catalano. D’altra parte, restare fino alla scadenza del contratto era l’unica soluzione per proseguire in questa battaglia emotiva e normativa contro il Barcellona e contro la Liga. E Messi ha detto di aver scelto in questo senso proprio per questo: «Non andrei mai a un processo contro il club della mia vita, ecco perché rimarrò al Barcellona».