Focus — Francesco Totti

Domani compie 44 anni uno dei giocatori più forti e identitari della storia.

La storia calcistica e la vicenda umana di Francesco Totti sono state raccontate in tantissimi modi diversi, attraverso mille lenti di ingrandimento e anche di deformazione. Oggi, alla vigilia del suo 44esimo compleanno, abbiamo provato a individuare un ulteriore modo alternativo, l’ennesimo, per celebrarlo e omaggiarlo: cercare di capire come viene visto l’universo Totti fuori dall’Italia, lontano da quelle dinamiche emotive che potrebbero condizionare il giudizio sulla sua carriera. Perché forse l’unico vero dubbio che possiamo avere su Totti è quello sull’esito numerico, materiale della sua attività da professionista, da eletto del gioco: banalmente, come può essere considerato un giocatore che decide di restare a Roma per tutta la vita, che decide di limitarsi in quanto a occasioni di vittoria individuale e di squadra, nonostante possegga un talento superiore al 99% dei suoi colleghi?

Ripetiamo: questo è l’unico dubbio. Per il resto, Totti mette d’accordo tutti: è stato uno dei calciatori più forti e identitari che siano mai esistiti, non solo in Italia. È stato un atleta rivoluzionario nella sua interpretazione del gioco come trequartista, poi è stato impostato come prima punta ed è diventato ancora più forte, ancora più decisivo, se possibile, nonostante dei gravi problemi fisici che ne hanno ridotto la mobilità – e che hanno suggerito questa trasformazione tattica. Poi è trasceso, è diventato una leggenda di attaccamento e longevità e qualità, ha giocato fino a 40 anni e forse avrebbe voluto e potuto continuare ancora, sempre nella sua Roma. Negli articoli che abbiamo scelto per raccontarlo secondo questa prospettiva straniera e quindi (più) spogliata di retaggi emotivi dettati dalla prossimità geografica, si parla ovviamente anche di questo, del suo rapporto, viscerale, eccessivo – nel bene ma anche nel male – con la sua città e i suoi tifosi, uno scambio di affetto così profondo e simbiotico che forse a volte è andato oltre ciò che serviva alla Roma e allo stesso Totti, e in questi articoli si parla anche di questo, forse come non abbiamo mai letto in Italia, inevitabilmente.

Francesco Totti at 40: the eternal manThe Guardian
Quando Totti compie 40 anni, è ancora un giocatore in piena attività, e infatti nell’ultima partita prima del suo compleanno ha segnato un gol. L’omaggio del Guardian è un racconto della sua fedeltà alla Roma, del suo essere diventato un simbolo eterno per i colori giallorossi, partendo dal rifiuto alla corte del Milan quando era solo un bambino e poi a quelli opposti alle offerte del Real Madrid.

A Roman to the Core, and the Core of RomaThe New York Times
Pochi mesi dopo, Totti si ritira dal calcio giocato. Il New York Times, probabilmente il giornale più prestigioso al mondo, decide di dedicargli un reportage in cui viene definito «un uomo inciso nel tessuto di Roma, arde nell’anima della città». Ci sono anche alcune dichiarazioni di Totti e dei paralleli con la crisi politica di Roma, come se l’addio del capitano fosse un ulteriore sintomo dei problemi che vive una comunità

The divisive final days of Francesco Totti at RomaThese Football Times
Il ritiro di Totti non viene vissuto bene, dallo stesso Totti come da tutti i tifosi della Roma. In questo articolo di These Football Times, c’è il racconto della difficile convivenza con Spalletti, e c’è anche un giudizio severo sulla gestione del caso da parte della Roma: «Forse la vicenda Totti-Spalletti dovrebbe servire a ricordare che nessun giocatore dovrebbe essere mai più grande del suo stesso club, ma pure che ci saranno sempre degli uomini-simbolo che trascendono questa stessa legge».

Dei tantissimi gol della carriera di Totti, questo forse è quello che sintetizza meglio le sue qualità, il suo pensiero calcistico, il suo atteggiamento in campo: c’è il cucchiaio, ovviamente, ma prima c’è una progressione prodigiosa, non solo per la cifra tecnica ma anche per l’impressionante forza fisica, per la capacità di reggere ai contrasti, correre senza mai perdere il controllo fisico e mentale della palla, dello spazio intorno a sé. I compagni aprono a Totti lo specchio della porta e lui fa partire un pallonetto che, per quanto un portiere possa aspettarselo – soprattutto da Totti – è semplicemente incontenibile.

Il prigionero di RomaPanenka
Anche Panenka racconta Totti, un anno dopo il ritiro, con la chiave del suo rapporto con Roma, vissuto «senza mezze misure o scuse: Francesco e la Roma e la città hanno dimostrato di amarsi davvero, il capitano giallorosso è stato è stato l’immagine principale, l’esempio dentro e fuori dal campo, il centro nevralgico su cui è stato costruito l’intero tessuto del club».

La Roma del Rey FrancescoRevista Líbero
«È molto di più del re di Roma. È l’Imperatore», dice un tifoso giallorosso di Totti in questo reportage fotografico dei luoghi di Totti a Roma. Non tutta la città è tappezzata o decorata con le immagini della maglia giallorossa con il numero dieci, ma in alcuni luoghi Totti è un culto, è qualcosa di più, anzi è Roma stessa.

Coordinazione + potenza = bellezza

Tutti ricordiamo lo splendido gol al volo di sinistro – teoricamente il piede debole di Totti – contro la Sampdoria, frutto di un tiro scoccato da posizione impossibile, con un angolo di coordinazione e impatto con la palla che pochi eletti nella storia del calcio avrebbero potuto trasformare in una marcatura. Qualche anno prima, un Totti più giovane e più mobile realizza una rete simile contro l’Udinese: il capitano giallorosso arriva in corsa, su un pallone che spiove perfettamente sul suo piede sinistro; il corpo si inarca in maniera armonica, il contatto tra il collo del piede e il pallone avviene in un punto perfetto e con un tempo perfetto, il tiro che ne viene fuori schizza verso la porta con una velocità sorprendente, e poi la traiettoria in diagonale è bellissima, tanto che questo gol è da vedere più e più volte.

I passaggi di Totti erano soprannaturali

Oltre al cucchiaio e alle eccezionali capacità realizzative, la classe superiore di Totti si esprimeva in un’ulteriore giocata trademark: il passaggio smarcante, quasi sempre di prima, per servire un compagno sulla corsa. Anche in virtù di questa dote soprannaturale, la trasformazione in prima punta ha sortito effetti eccezionali: Totti non era solamente un realizzatore implacabile, ma anche un regista offensivo in grado di lanciare chiunque nello spazio, fronte o spalle alla porta, con lanci che i difensori non potevano contenere in nessun modo. La ripetitività ossessiva di questa giocata, la percentuale di successo e la bellezza abbacinante di questi assist sono incredibili, come si vede in questo video.