Non ci sono mai stati così tanti giocatori americani in Champions League

McKennie, Dest, Pulisic e Gio Reyna, ma anche altri giovani promettenti.

Qual è il parametro più indicativo per certificare la crescita di un movimento calcistico? Se la risposta a questa domanda è “il numero di calciatori forniti ai club che partecipano alla Champions League”, allora gli Stati Uniti stanno vivendo un momento decisivo nel (lungo, complicato) percorso di sviluppo e affermazione internazionale del soccer. Nelle squadre iscritte alla Champions che inizierà tra pochi giorni, infatti, il numero di giocatori americani è decisamente più alto rispetto al passato: sono dieci, e otto di questi hanno meno di 23 anni. Nell’edizione di cinque anni fa, nella fase a gironi c’era un solo calciatore di nazionalità Usa: Fabian Johnson, centrocampista del Borussia Monchengladbach.

Nell’ultima sessione di mercato, Juventus e Barcellona hanno acquistato il primo giocatore statunitense della loro storia. Si tratta di Weston McKennie e di Sergiño Dest, atleti già conosciuti dagli appassionati europei – provengono dallo Schalke e dall’Ajax, rispettivamente – che però hanno segnato una svolta nella storia del calcio americano: non era frequente che società così importanti investissero su giocatori statunitensi, ora invece la situazione è cambiata, visto che per queste operazioni sono stati spesi più di 40 milioni di euro – 22 milioni per il prestito e l’eventuale riscatto di McKennie, 20 milioni per Dest. A questa cifra, vanno aggiunti i 60 milioni versati dal Chelsea per Pulisic poco più di un anno fa. Oltre a McKennie, Dest e Pulisic, in Champions League ci saranno anche il 21enne centrocampista Tyler Adams, passato dai New York Red Bulls al RB Liepzig; il 17enne Gio Reyna, stella nascente del Borussia Dortmund; il portiere Zack Steffen del Manchester City; due giovani cresciuti nelle Academy del Bayern e del Barcellona, Chris Richards e Konrad de la Fuente; e poi Ethan Horvath (Club Brugge) e Alex Mendez (Ajax).

Come detto, si tratta di giocatori giovani, e alcuni hanno un grande potenziale. Tra tutti, Reyna sembra quello con le prospettive più floride: dopo aver debuttato nel gennaio 2020, in questa stagione Reyna sta trovando sempre più spazio nella formazione allenata da Favre ed è anche diventato – grazie a un gol contro il Werder Brema – il più giovane marcatore della storia della Coppa di Germania. Chris Richards, invece, è stato ingaggiato dal Bayern dopo essere stato scartato in un provino dal Dallas FC: si tratta di un jolly difensivo, che può giocare al centro della linea arretrata ma anche come terzino destro. Oltre a questi giocatori, la Champions di quest’anno vedrà impegnato anche il tecnico statunitense del Salisburgo, Jesse Marsch: dopo un passato da centrocampista in MLS, ha deciso di intraprendere la carriera da allenatore passando in un anno dall’essere un assistente al Lipsia all’occupare la panchina del club austriaco. Dopo l’eliminazione contro Liverpool e Napoli un anno fa, in questa edizione il Salisburgo e il suo tecnico si giocheranno il passaggio del turno in un girone che comprende anche Lokomotiv Mosca, Bayern Monaco e Atlético Madrid.

Chi avrà più benefici da questa impennata di buoni giocatori è sicuramente la nazionale americana, che non è mai riuscita ad essere davvero competitiva in ambito internazionale e che ha fallito l’accesso ai Mondiali del 2018 – prima mancata qualificazione dal 1986. In realtà, però, ci sono alcune perplessità rispetto allo sviluppo organico del talento negli Stati Uniti: se da una parte le squadre della MLS stanno investendo molto nei settori giovanili – nelle ultime settimane, più di 40 giocatori idonei per le squadre nazionali giovanili hanno iniziato a giocare nella lega più importante – resta il fatto che molti dei ragazzi più talentuosi si sono formati/affermati in squadre europee – Dest e Konrad sono arrivati da bambini ad Amsterdam e Barcellona, Reyna e Pulisic hanno lasciato gli Stati Uniti da adolescenti, per trasferirsi in Germania. Su questo punto, il ct della Nazionale maggiore Berhalter, intervistato da Espn, sembra voler essere ottimista: «Penso che stiamo guadagnando slancio nel calcio internazionale, ed è un risultato importante che deriva dal mercato ma anche da anni e anni di lavoro in profondità, sia da parte della Federazione, con la Development Academy, che da parte dei proprietari di MLS, che hanno investito grandi risorse nelle infrastrutture, nella formazione di giocatori e allenatori».