Il Manchester United è uno dei club calcistici più iconici al mondo. Le grandi vittorie collezionate negli anni Cinquanta-Sessanta, con Matt Busby in panchina, e poi da Alex Ferguson nel suo lungo regno a Old Trafford (dal 1987 al 2013), hanno reso i Red Devils una squadra di culto, ma anche uno dei brand più forti e attrattivi al mondo, dal punto di vista sportivo ma anche commerciale. Nel corso degli anni si sono presentati numerosi acquirenti, provenienti del mondo imprenditoriale e anche politico, che hanno cercato di investire nei Red Devils. Nel nuovo podcast di The Athletic, Tifo Football, si racconta proprio un episodio di questo tipo, che avrebbe potuto cambiare radicalmente la storia dello United: nel 2005, infatti, il dittatore libico Gheddafi fu a un passo dall’acquistare le quote della società.
Allora il banchiere Mehmet Dalman, attuale presidente del Cardiff, era l’intermediario che portò la Famiglia Glazer a rilevare il 29,9% delle quote societarie che erano in mano a John Magnier e JP McManus – oggi i Glazer detengono la maggioranza delle quote. Eppure Gheddafi fu davvero vicinissimo a concludere l’affare, come ha spiegato Dalman in questa intervista al Sunday Times: «Oggi sembra incredibile, la gente forse non si rende conto che l’operazione era praticamente conclusa. Anzi, era questione di ore e il Manchester United sarebbe diventato di proprietà di Gheddafi. Sono andato a Tripoli con un jet privato per cercare di concludere personalmente la transazione, ho incontrato prima i consiglieri di Gheddafi e poi Gheddafi in persona. Ricordo di aver detto: “ascolta, stai comprando la Chiesa d’Inghilterra. Ti rendi conto che Il Manchester United è una religione?”. Gheddafi premette per un accordo, solo che non siamo riusciti a metterci d’accordo sul prezzo. A distanza di anni, posso dire che ci siamo avvicinati molto». Nel video di Tifo, la vicenda viene ripercorsa con un dettagliato racconto che parte da un fatto paradossale: Gheddafi voleva investire nello United nonostante odiasse lo sport e soprattutto il calcio. Prima di lui, come detto anche altri personaggi della politica e dell’alta finanza mondiale presentarono delle offerte per rilevare lo United: il tycoon Michael Knighton, nel 1989, fece una proposta di 20 milioni di sterline che venne poi rifiutata; anche il dittatore del Myanmar, il generale Than Shwe, provò a prendere il controllo dei Red Devils con un’offerta di 634 milioni di sterline – questo interessamento è documentato dai documenti di WikiLeaks di Julian Assange.
Gheddafi, aveva manifestato più volte il suo disprezzo per il calcio. Anzi, nel suo manifesto politico pubblicato nel 1975 – il Libro Verde – scriveva che «il calcio è un’attività pubblica che dovrebbe essere praticata piuttosto che guardata». Anche in occasione della Coppa d’Africa del 1982, organizzata proprio in Libia, Gheddafi dichiarò: «Tutti voi stupidi spettatori, ora avete i vostri stupidi giochi». È evidente che la volontà di acquisire il Manchester United avesse delle motivazioni politiche, propagandistiche: Gheddafi fu spinto da suo figlio Saadi, calciatore e capitano della Nazionale libica, che ha giocato anche in Italia, nel Perugia e nella Sampdoria, all’inizio degli anni Duemila. Secondo Saadi il calcio poteva aiutare a riabilitare l’immagine del regime nel mondo – e infatti Gheddafi aveva acquisito delle azioni della Juventus e aveva stretto accordi di partnership con la Lega Calcio, nel 2002 la Supercoppa Italiana si giocò a Tripoli – ma alla fine la trattativa per rilevare il Manchester United sfumò a un passo dalla conclusione. Pochi mesi dopo, la famiglia Glazer sarebbe subentrata nella gestione del club di Old Trafford. Gheddafi sarebbe stato catturato e giustiziato nel 2011, durante la prima guerra civile tra i lealisti e il Consiglio nazionale di transizione.