Cinque talenti di Champions League che non conosciamo ancora bene

Luis Díaz, Marcos Antônio, Ruslan Neshcheret, Antony e Marcus Thuram.

Mentre i vari Erling Haaland, João Felix e Kylian Mbappé riempiono le notti di Champions League, trascinando squadre destinate ad arrivare molto lontano nella competizioni, per alcuni giovani giocatori questa fase a gironi è stata un’occasione enorme per trovare la propria collocazione iniziale sulla mappa del calcio europeo di élite. All’inizio di questa stagione non erano molto conosciuti, in questo assaggio di grande calcio europeo hanno sorpreso e ora dovranno confermarsi, consacrarsi, e se ci riusciranno è molto probabile che saliranno di livello. Ne abbiamo scelti cinque.

Luis Díaz – Porto (1997)

Dal primo giorno in cui si è seduto sulla celebre “poltrona blu” del Dragão, nel 2017,  Sergio Conceição ha dovuto convivere con una situazione economica delicata, a causa delle sanzioni imposte dal Fair Play Finanziario. Il tecnico di Coimbra ha sopperito allo scarso margine di manovra sul mercato con idee chiare, spirito di adattamento e un’etica del lavoro adamantina, così ha dato vita a una squadra tatticamente preparata, in grado di resistere, reinventarsi ogni estate e restare competitiva nonostante le molte cessioni e un Benfica sempre più dominante dal punto di visa economico. Il Porto è dunque cresciuto così su pendici scoscese, ma è rimasto una squadra poggiata fondamenta solidissime, un progetto che sa come rinnovarsi.

Quest’anno, nonostante le cessioni di Danilo Pereira e Alex Telles, capitano e vice dell’ultima stagione, i dragões sono a un passo dal passaggio del turno in Champions League. E molto va ascritto al talento di Luis Diaz. Il colombiano ex Junior è un’ala leggera e inafferrabile, che parte da sinistra e si accentra, svaria, accelera e, soprattutto, supera gli avversari: non a caso è il migliore della Liga NOS per dribbling riusciti (3.2 ogni 90′). Díaz salta l’uomo con uno stile istintivo e asciutto, accompagnando le sterzate e – solo quando serve – qualche colpo più appariscente con un primo passo bruciante.

Le sue situazioni preferite sono gli attacchi in transizione, negli spazi aperti, in isolamento: sono situazioni in cui può diventare dominante, sembra fare disordine e invece apre le difese superando difensori in serie. Il suo primo gol in Champions League, contro il Manchester City, è una perfetta dimostrazione di come sappia generare scompiglio: partendo da sinistra, ha tagliato tutto il campo internamente fino a entrare in area e costruirsi un diagonale di destro sul secondo palo.

Un minuto scarso di azioni belle e saettanti di Luis Díaz

Luis Dìaz sente molto bene la porta dalla media distanza, la cerca e spesso la trova con tiri sempre potenti e angolati, ma è preciso anche quando entra in area: nella sua prima stagione in Portogallo, la scorsa, ha segnato 14 reti e quest’anno Conceição lo sta utilizzando anche come seconda punta. Pochi mesi fa ha ammesso che da quando è in Europa ha affinato il decision making: nonostante il profilo da dribblatore seriale, non sembra mai chiudersi nella sua bolla, ma cerca spesso i compagni per dialogare. Costa già molto, ma chi cerca un profilo del genere difficilmente lo ignorerà.

Antony – Ajax (2000)

Un colpo di suola verso l’interno, come esca, e un altro, improvviso, sotto le gambe di Hateboer, che in un istante ha già l’avversario in fuga alle proprie spalle. Questo tunnel è stato senza dubbio la giocata più iconica di Atalanta-Ajax. Se non fosse stato ceduto al Chelsea la scorsa estate, il protagonista di questa azione sarebbe stato quasi sicuramente Hakim Ziyech, invece a farla è stato il suo successore: Antony Matheus dos Santos, conosciuto semplicemente come Antony. Marc Overmars, che da anni guarda oltre l’Oceano per rifornire il club di Amsterdam (Neres, Lisandro Martinez, Alvarez sono stati i tre migliori acquisti provenienti del Sudamerica), lo ha acquistato dal São Paulo lo scorso gennaio, quando già era considerato uno dei migliori talenti del Brasile, individuando in lui il giocatore in grado di tenere alta la quota di qualita puro del suo reparto avanzato.

Antony è alla prima stagione nell’Ajax dopo il percorso giovanile e il debutto nel calcio professionistico col São Paulo: finora ha messo insieme cinque gol in 11 partite tra Eredivisie e Champions League (Miguel Medina/AFP via Getty Images)

Il calcio di Antony – ala destra mancina, spesso utilizzata anche a sinistra – è sfrontato, fatto di giocate di qualità, dribbling e virate continue con il pallone incollato al piede sinistro. Punta l’uomo costantemente, il più delle volte accentrandosi col passo cadenzato e saltandolo con i suoi colpi nello stretto, ma spesso rompe la pausa cercando l’allungo improvviso verso il fondo, con il primo passo. Con Ziyech condivide la cura estetica che inconsciamente riserva a ogni tocco, il ritmo scandito delle sue movenze, il repertorio nel gioco di suola e del colpo di tacco, ma è un profilo diverso per molti altri aspetti. Mentre il marocchino era una fonte importante di playmaking, con un cambio di gioco preciso e profondo e un’ottima propensione al passaggio chiave, Antony sembra affidarsi ancora prevalentemente all’uno-contro-uno come soluzione per incidere, pur essendo ben disposto ad associarsi ai compagni nello stretto e cercare cross precisi. Magari non possiede (ancora) il potere di fuoco strepitoso di Ziyech, eppure ha un tiro preciso e sempre angolato, scoccato spesso a giro, con cui quest’anno in Champions League ha già segnato al Midtjylland. Insomma, è un giocatore diverso dal suo predecessore, ma quasi sicuramente durerà meno di lui ad Amsterdam, per via di un talento enorme, con margini inesplorati.

Ruslan Neshcheret – Dinamo Kiev (2002)

Il ruolo di portiere è quasi una disciplina a parte all’interno del gioco del calcio, e richiede valutazioni ancora più specifiche, spesso controintuitive. Di Ruslan Neshcheret, nato nel 2002 a Mukacheve, in Ucraina, conosciamo solo i suoi straordinari novanta minuti al Camp Nou, in cui ha tenuto in piedi quasi da solo le possibilità della Dinamo Kiev di fare risultato in casa del Barça. Catapultato tra i pali della prima squadra dopo le positività al Covid-19 di Bushchan, portiere titolare con alle spalle tre presenze in Nazionale, e del suo vice Boyko, il diciottenne ha giocato una partita impressionante, effettuando ben dodici parate. Due delle migliori sono state proprio su Lionel Messi: nel primo tempo, da una posizione defilata ma interna all’area, il campione argentino ha incrociato con il suo mancino sul secondo palo, ma Neshcheret si è disteso rapidamente, mentre nella ripresa si è fatto trovare pronto su una arcuata punizione.

Resoconto filmato di una serata che Ruslan Neshcheret non potrà mai dimenticare, comunque vada la sua carriera

I due interventi più difficili, però, sono state altri: quello su un colpo di testa schiacciato sul primo palo da Sergi Roberto, su inserimento, e una parata in tuffo su un potente tiro da fuori di Ansu Fati. Il Barça ha vinto solo 2-1 e Neshcheret, dopo una partita di onnipotenza in un surreale Camp Nou vuoto e due partite di campionato ucraino con quattro gol subiti in totale, è ritornato nella sua dimensione, restituendo il posto al portiere titolare. Se sarà il futuro del ruolo per la Nazionale ucraina, oppure sarà ricordato come la meteora di una notte, lo dirà solo il tempo.

Marcus Thuram – Borussia Monchengladbach (1997)

Nel girone di Inter e Real Madrid, il Borussia Mönchengladbach di Marco Rose è primo, è ancora imbattuto e ha segnato 14 gol in quattro partite. È senza dubbio una delle squadre più interessanti e meglio allenate del momento, ma se la guardi giocare è difficile togliere gli occhi da ciò che fa Marcus Thuram. Il figlio di Lilian, cresciuto nel Sochaux e scovato dal Gladbach nell’estate 2019 dopo due stagioni al Guingamp, è una miscela di potenza fisica, tecnica e comprensione del gioco che sembra progettata appositamente per essere determinante del calcio contemporaneo.

Da quando è arrivato al Borussia Möchengladbach, nell’estate 2019, Marcus Thuram ha accumulato 47 partite giocate in tutte le competizioni, con 17 reti messe a segno (Odd Andersen/AFP via Getty Images)

Nel sistema di Rose, fatto di transizioni rapidissime e verticali, ricopre prevalentemente il ruolo di esterno sinistro del 4-2-3-1: Thuram è un treno che brucia gli spazi aperti, sa reggere i contatti, e, quando riceve, nonostante i 192 cm di altezza, dribbla nello stretto con una pulizia tecnica invidiabile. Il suo passo lo rende praticamente immarcabile se attacca l’area senza palla partendo da lontano, oppure se decide di andare in conduzione. La forza del suo calcio, però, risiede tutta nella tangibile capacità di mettere a frutto al massimo le immense possibilità che il suo fisico e il suo talento gli hanno concesso. Thuram non si adagia su uno strapotere individuale che possiede e che sarebbe più che sufficiente per emergere, ma sembra perfettamente calato nel collettivo, nella ricerca della scelta giusta: dialoga costantemente coi compagni, cerca passaggi precisi in verticale, accompagna con ottimi movimenti l’azione. Al Gladbach, lo scorso anno, ha segnato 14 gol in tutta la stagione: quando arriva davanti alla porta dimostra buone doti di tiro e un’ottima capacità di coordinarsi. Tutte queste qualità, messe insieme, compongono un giocatore che può occupare tutte le posizioni offensive e, molto probabilmente, in un contesto ad hoc, diventare un numero nove totale, come il ruolo richiede a certi livelli.

Marcos Antônio – Shakhtar Donetsk (2000)

La quantità di talento a disposizione del Brasile è enorme, così grande che è impossibile da misurare. Non si crea né si distrugge, al massimo si trasforma, in un ciclo che va avanti da quando è nato e il calcio e che morirà con la morte di questo sport. Marcos Antônio potrebbe giocare titolare in molte Nazionali sudamericane ed europee di buon livello, essere un punto fisso nella rosa di molte altre, invece è brasiliano e quindi deve ancora esordire con la maglia della nazionale maggiore. Nel frattempo si distingue con quella della amarelinha, l’Under 20 – è stato il migliore nella disastrosa spedizione al Sudamericano di categoria dello scorso anno – e dello Shakhtar Donetsk, che al flusso continuo del talento verdeoro ha legato la sua storia recente.

Ha solo vent’anni, ma nel cuore del centrocampo gioca con una sicurezza impressionante, che quasi fa contrasto con la sua figura brevilinea ed esile. Quel fisico apparentemente da ragazzino, però, lo sa usare alla perfezione per mandare a vuoto gli avversari che lo pressano: prima di ricevere – come tutti i grandi centrocampisti – orienta sempre il corpo nella direzione più utile per la giocata successiva. Nel 4-2-3-1 di Luis Castro ha grandi responsabilità in fase di uscita: sa giocare bene sia sul corto che sul lungo, pensa calcio in verticale, cercando sempre di rompere le linee di pressione.

Marcos Antönio sa comandare il gioco, ma sa fare anche tanto altro

Il tocco del suo destro è estremamente sensibile quando deve conservare palla e nasconderla agli avversari, ma anche per servire il passaggio chiave o per cambiare gioco con precisione. Marcos Antônio è un centrocampista con caratteristiche tecniche ben definite, perfetto per contesti che adottano i principi del gioco di posizione: ha la pulizia mentale e tecnica per giocare davanti alla difesa e la creatività per fare la mezzala di possesso. L’incognita più grossa sul suo futuro non riguarda tanto il fisico – almeno in questo momento – molto leggero, ma gli allenatori che incontrerà e il modo in cui si rapporteranno alle sue caratteristiche. Per il resto, è già un centrocampista di alto livello.