Cosa c’entra Maradona con le polemiche razziste scoppiate intorno alla Nazionale argentina di rugby?

Il capitano dei Pumas e alcuni suoi compagni sono stati sospesi dalla Federazione.
di Redazione Undici

La morte di Diego Maradona ha occupato le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, non solo quelli sportivi. In Argentina, l’onda emotiva per la scomparsa dell’ex capitano e uomo-simbolo della Nazionale, nonché commissario tecnico della Selección tra il 2008 e 2010, è stata enorme, ma c’è stata un’istituzione sportiva che sembra aver reagito in maniera fredda, o comunque con un trasporto decisamente inferiore: si tratta della Nazionale di rugby, che prima della partita contro gli All Blacks – valida per il torneo Tri Nations, una sorta di Sei Nazioni dell’emisfero sud, a cui sono iscritte Nuova Zelanda, Argentina e Australia, ma di solito c’è ache il Sudafrica – non è andata oltre il semplice minuto di raccoglimento e una fascia di lutto al braccio dei giocatori. Un po’ poco, considerando invece il toccante omaggio dei loro avversari, che prima della tradizionale Haka hanno poggiato a centrocampo una maglia nera con il numero dieci e il nome di Maradona.

Ieri la federazione argentina di rugby ha annunciato la sospensione di Pablo Matera, capitano della Nazionale, Guido Petti e Santiago Soncino per «commenti discriminatori e xenofobi pubblicati da questi giocatori sui loro account social». Ovviamente, a Matera è stato revocato anche il grado di capitano. E in tutto questo c’entrano molto Maradona e i gesti “tiepidi” della Nazionale di rugby nei suoi confronti: secondo quanto spiegato da Federico Larsen, giornalista di El País (in questo thread su Twitter), l’indignazione popolare per i mancati omaggio dei Pumas nei confronti di Maradona ha fatto in modo che i profili dei giocatori di rugby venissero presi di mira, così sono venuti fuori alcuni tweet del passato. È una questione sociale: Larsen spiega che «il rugby è storicamente uno sport di élite praticato specialmente dai rampolli delle ricchissime famiglie suburbane delle grandi città. Da quel mondo sono spesso apparsi preoccupanti atti di violenza e razzismo».

Quella stessa violenza e razzismo che si sono manifestati nei tweet in questione. In uno di questi, come si vede sotto, il capitano Pablo Matera scrive che «è una bella mattinata per uscire a schiacciare n***i con la macchina»; in altri post, invece, Guido Petti aveva scritto espressioni razziste e misogine nei confronti dell’impiegata che lavorava a casa sua, minacciando anche di pestarla. Come ha poi chiarito Larsen, «il rugby in sé non c’entra niente. È semplicemente lo sport scelto dalle élite argentine come icona del proprio status e attività di nicchia».

È qui che entrano in ballo Diego Maradona e la sua vita: secondo Larsen, i componenti di una squadra che esprimono questi valori e certe appartenenze hanno sempre visto Maradona come «un un “n***o” che veniva da una bidonville». Quindi, un personaggio non meritevole di alcun omaggio da parte loro, neanche nel momento della sua morte. Uno degli ultimi tweet di Larsen sottolinea che il mondo della pallovale in Argentina non è da considerare in maniera completamente negativa, nella storia ci sono state «alcune eccezioni, come quella dei 17 desaparecidos del La Plata Rugby Club durante la dittatura militare». Allo stesso tempo, però, certe dinamiche sociali fanno ancora fatica a essere estirpate.

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