La crisi del Celtic è senza precedenti

Dopo anni di dominio, i Bhoys hanno vinto solo due delle ultime nove partite.

Nei progetti del Celtic, l’annata 2020/21 doveva essere bellissima e indimenticabile. Gli obiettivi erano grandi e prestigiosi: il ritorno ai gironi di Champions League dopo tre stagioni d’assenza, ma soprattutto la vittoria del decimo titolo nazionale consecutivo, per fissare un primato assoluto nella storia del calcio scozzese – sia i Celtic che i Rangers non sono riusciti ad andare oltre il trionfo in nove campionati di fila. Non siamo ancora a metà di questo percorso, ma tutto sembra perduto: la squadra allenata da Neil Lennon è stata eliminata dal Ferencvaros ai preliminari di Champions, poi da Milan, Lille e Sparta Praga ai gironi di Europa League, e inoltre accusa già undici punti di distacco dalla squadra che comanda la Scottish Premiership. Ovviamente, si tratta proprio dei Rangers allenati da Steven Gerrard.

L’ultimo colpo al cuore della squadra biancoverde è arrivato pochi giorni fa, in Coppa di Lega: il Ross County ha violato Celtic Park (0-2), costringendo i padroni di casa all’eliminazione al primo turno (da squadra detentrice del titolo). Questa clamorosa sconfitta interna ha certificato uno storico primato negativo: era dal 1958 che i Bhoys non perdevano quattro gare di fila nel proprio stadio. Proprio un rovescio interno ha dato il via alla crisi: nell’Old Firm del 17 ottobre, i Rangers hanno vinto a Hampden Park per 2-0, l’eroe di giornata è stato Connor Goldson, autore di una doppietta. Da allora la squadra di Lennon ha vinto solo due partite su nove, una in campo neutro – la semifinale di FA Cup 2019/20, contro l’Aberdeen – e poi quella giocata in casa del Motherwell; nelle altre sette gare, sono arrivate le sconfitte interne contro Milan, Sparta Praga (in casa e in trasferta) e Ross County, più i deludenti pareggi contro Aberdeen, Lille e Hibernian.

Al termine della partita contro il Ross County, ci sono stati dei disordini fuori Celtic Park. I tifosi si sono riuniti per protestare contro Lennon, chiedendone l’esonero, e contro la società. È stato necessario l’intervento della polizia per fermare la manifestazione, e alla fine dell’azione due agenti sono rimasti contusi. Per tutta risposta, il manager si è assunto le responsabilità di questo pessimo andamento, ma ha anche detto che «il Celtic che non è più in grado di vincere non è molto diverso dalla squadra dilagante che ha vinto tutto nella scorsa stagione. Ad alcuni giocatori manca un po’ di, è evidente fiducia. Ma non possiamo vivere nel passato: in questo momento non giochiamo neanche lontanamente come possiamo, ed è tutta colpa mia».

In effetti il crollo del Celtic è davvero inspiegabile: la squadra cattolica di Glasgow ha conquistato tutti gli ultimi undici trofei messi in palio dalla Federazione scozzese (quattro campionati, quattro Coppe di Lega e tre Coppe di Scozia, in attesa della finale dell’edizione 2020, che si giocherà il 20 dicembre), era imbattuta da 36 gare nelle coppe nazionali e aveva iniziato piuttosto bene questa stagione – otto vittorie e un pareggio nelle prime nove gare di campionato. In realtà la situazione non è irreparabile, almeno in campionato: il vantaggio dei Rangers è dovuto anche al fatto che la squadra di Gerrard ha giocato due partite in più, nel caso in cui il Celtic recuperasse tutti i punti mancanti potrebbe portarsi a -5, e tra poche settimane ci sarà un nuovo Old Firm che potrebbe accorciare ulteriormente le distanze.

L’Old Firm che ha fatto scattare il crollo

Ma la crisi va ben oltre il rendimento nella singola stagione: secondo quanto raccolto dal Times, i veri problemi sarebbero molto più profondi, riguarderebbero la mancanza di strategie a lungo termine della società, gli scarsissimi risultati europei e le conseguenti perdite economiche; inoltre la stessa figura di Lennon risulterebbe essere troppo marginale, al punto che tutti gli acquisti effettuati in estate – per Ajeti, Barkas, Duffy e Laxalt sono stati investiti oltre 12 milioni di euro, più di quanto abbiano speso tutte le altre squadre di Premiership insieme, escluso i Rangers – non sono stati concordati con lui e persino i membri del suo staff gli sono stati imposti.

In virtù di tutto questo, così come di un management tutt’altro che proiettato nel futuro (tre membri del consiglio d’amministrazione hanno più di 70 anni), anche il probabilissimo arrivo di un nuovo manager al posto di Lennon sarebbe visto come un semplice palliativo, un provvedimento che aggiusterebbe il Celtic solo momentaneamente, in attesa di una rivoluzione totale, ormai necessaria, non più rimandabile.