Focus — Hernán Crespo

Un grande attaccante, un simbolo della sua era.

La carriera di Hernán Crespo ha attraversato il calcio mentre il calcio stava vivendo una transizione delicata, complessa, che lui stesso ha vissuto in prima persona e ha contribuito a determinare. A cavallo tra gli anni Novanta e i Duemila, infatti, gli investimenti delle grandi proprietà monocratiche hanno portato il business sportivo in una nuova era, prima in Italia e poi in Inghilterra (Crespo ha giocato nel Parma della famiglia Tanzi, nella Lazio di Cragnotti, nell’Inter di Moratti, nel Milan di Berlusconi e poi nel Chelsea di Abramovich); e poi anche il gioco stava cambiando, stava iniziando a diventare (molto) più esigente nei confronti di tutti i calciatori: tutti, nessuno escluso, dovevano avere una buona tecnica di base, i difensori centrali, i centrocampisti di interdizione, gli attaccanti, persino i portieri iniziavano a essere stimolati a giocare il pallone con i piedi, a migliorare i fondamentali. Crespo riuscì perfettamente a essere parte e guida di questo processo evolutivo, era un feroce cacciatore di gol ma possedeva anche un’enorme qualità, una grande sensibilità di tocco, un’inventiva puramente e squisitamente argentina che, nel corso della carriera, gli permise di realizzare tanti gol bellissimi, in tanti modi diversi.

Crespo ha giocato in tantissime squadre (oltre a quelle che abbiamo citato, ci sono anche il River Plate e il Genoa), per un breve periodo è stato il calciatore più pagato della storia (per rilevare il suo cartellino, nell’estate del 2000, la Lazio versò 110 miliardi al Parma), è stato un simbolo della Nazionale argentina e ha anche saputo creare dei profondi legami emotivi con buona parte delle sue tifoserie, soprattutto quelle del River Plate e del Parma; a testimonianza di questa sua “empatia calcistica”, va ricordato il suo ritorno all’Inter dopo il passaggio per il Milan, tutto a cavallo di poche stagioni all’inizio degli anni Duemila. In virtù di tutto questo, si può dire che Valdanito, questo il suo soprannome in Argentina, sia stato un giocatore-icona della sua era, anzi ha contribuito a portare il calcio in una nuova era, con i suoi gol, con le sue qualità, ma anche con uno spirito e un’etica del lavoro non comuni. Abbiamo provato a raccontare tutto questo in una selezione di articoli belli e interessanti.

After Gabriel Batistuta came Hernán CrespoThese Football Times
Il racconto dell’intera carriera di Crespo, «un attaccante che spesso dimentichiamo di inserire nella lista dei migliori degli ultimi vent’anni, forse perché è nato ed è esploso pochi anni dopo Batistuta, ma in realtà si tratta di un nostro errore: ha sempre segnato tanti gol, ha capito quale era il suo ruolo, quali erano le sue potenzialità e i suoi margini di miglioramento, ha lavorato tanto per crescere e alla fine ha disegnato una carriera splendida, niente più di ciò che meritava, che si è meritato».

Hernán Crespo: “Haber sido suplente ha forjado mi personalidad”El País
Una lunga intervista, rilasciata nel 2003, in cui Crespo racconta i grandi esordi con il River Plate: «Ho lasciato da eroe la squadra in cui sono cresciuto, dopo una doppietta in finale di Copa Libertadores contro l’América di Calì. Sentivo di avere una predisposizione naturale al gol, però in realtà è il lavoro che mi ha forgiato: sono diventato più veloce, più potente, ho solo affinato la mia tecnica, perché quella è innata, è come l’istinto per il gol. Io possiedo quello, ho lavorato su quello e sono diventato il giocatore che sono».

Crespo: un asesino de las redesEspn
«Crespo era un assassino dell’area di rigore, ha fondato tutta la sua carriera sulla ricerca del gol: ne ha realizzati con il destro, il sinistro, di testa, in tutti i modi, senza fermarsi mai».

In questo gol c’è tutto il calcio degli anni Novanta e dei primi anni Duemila – un’azione tutta in verticale, con un attaccante lanciato nello spazio che deve sfidare un difensore occhi negli occhi – ma c’è anche l’immensa qualità di Hernán Crespo: l’attaccante argentino è bravissimo a oscillare per disorientare il suo avversario diretto, a controllare bene il pallone e la sua stessa corsa, è eccezionale nel dribbling verso l’esterno e poi è fantastico nel chiudere la giocata con un tiro dalla coordinazione angolare impossibile da descrivere, tra l’altro scoccato con quello che – in teoria – sarebbe il suo piede debole. Il fatto che questo gol arrivi nei minuti di recupero di una partita contro la Juventus, una partita che tra l’altro  il Parma sta giocando in nove uomini, rende tutto ancora più significativo ed emozionante – come dimostra la narrazione pacata e senza acuti del telecronista presente in questo video.

Idolos de la Selección: Hernán Crespo – El Gráfico
«Crespo è riuscito a superare due mostri sacri della Nazionale argentina, Batistuta e Maradona, grazie alla sua storia d’amore con il gol, ma anche grazie a intelligenti movimenti in area, per la sua tecnica, per la sua grande capacità di giocare con la squadra, di relazionarsi ai compagni».

Hernan Crespo: “I had fun with Chelsea – I’d run all the way if I had chance to go back”FourFourTwo
Dopo il ritiro, quando aveva già iniziato la sua carriera da allenatore, Crespo rilascia questa lunga intervista in cui racconta anche la notte di Istanbul, l’incredibile sconfitta ai rigori del suo Milan nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool, al termine di una gara che, nel primo tempo, aveva visto i rossoneri portarsi in vantaggio di tre gol: «È stato incredibile, ma questa è stata, è e resta il calcio: un gioco crudele e bellissimo».

Come si prende il tempo ai difensori

Hernán Crespo era un vero maestro nell’attacco e nell’occupazione degli spazi in area, una dote innata che gli permetteva di prendere il tempo ai difensori e quindi di agevolarsi prima di coordinarsi e concludere in porta. Ci vuole forza, ci vuole astuzia, ci vuole comprensione del gioco: c’è tutto in questo magnifico colpo di testa all’Amsterdam ArenA, su bellissimo cross di Vieri; Crespo divora letteralmente il suo avversario con un meraviglioso terzo tempo, da apprezzare soprattutto nel replay a rallentatore.

Intelligenza e sensibilità

Alla fine la notte di Istanbul sarà amara per Crespo e per il Milan, ma nella storia restano anche una sua doppietta in una finale di Champions e lo splendido gol che vale il 3-0 per i rossoneri. L’assist di Kakà è probabilmente uno dei dieci più belli della storia, ma servono anche intelligenza – nella lettura delle intenzioni del compagno, nello scatto in verticale – e sensibilità tecnica per fare un pallonetto così delicato, così efficace.