Tre cose sulla 14esima giornata di Serie A

Le risorse del Milan e dell'Inter, un passo indietro per la Juve.

Il Milan ha tante risorse, tecniche ed emotive

La quantità e la continuità dei risultati, i molti modi in cui questi risultati sono arrivati, la convinzione che si percepisce chiaramente, ormai, durante e al termine di ogni partita del Milan. Ecco, tutte queste cose sono dei segnali importanti, che crescono settimana dopo settimana, rispetto alle potenzialità della squadra rossonera. Contro la Lazio, al termine di una gara accesa, aperta, vibrante, la sensazione più persistente rispetto allo status del Milan è quella che riguarda la varietà delle risorse a disposizione di Pioli. Non è una cosa scontata: all’inizio di questa stagione stagione, ma anche durante la grande cavalcata post-lockdown, il Milan era considerato una squadra di livello inferiore rispetto a Juventus e Inter, forse anche rispetto ad altre realtà del campionato; inoltre si diceva che i rossoneri avrebbero fatto fatica ad andare oltre Ibrahimovic, oltre il loro modello di gioco fondato sulla verticalità, sulla forza fisica, sulla freschezza dei tanti giovani in rosa. Probabilmente è ancora così, magari alcune di queste cose sono vere, in parte vere, ancora vere; nel frattempo, però, la crescita della squadra intorno a un progetto tattico coerente, l’aumento della consapevolezza e delle ambizioni, ha portato a scoprire qualità molto più ampie, molto più profonde,  dal punto di vista tecnico ed emotivo. Contro la Lazio, senza Ibrahimovic, Kessié, Bennacer e Kjaer, il Milan ha trovato una buona prestazione di Rebic, Calhanoglu è diventato leader, Kalulu, Tonali e Krunic hanno offerto una prova non eccellente ma comunque affidabile. Il doppio vantaggio maturato nel primo tempo è stato annullato da un avversario di qualità, ma a quel punto gli uomini di Pioli hanno trovato l’urlo finale di Theo Hernández, un colpo di testa a tempo scaduto, probabilmente l’ultima carta del mazzo per poter vincere la partita. Ecco, magari un gol estemporaneo come quello del terzino ex Real Madrid potrebbe sembrare un caso. Ma non è così: perché Hernández è uno dei migliori giocatori del campionato ormai da mesi, e perché una squadra che non perde in campionato dall’8 marzo 2020, dall’1-2 interno contro il Genoa, merita di essere al primo posto. Merita di essere considerata una delle favorite alla lotta per lo scudetto, perché ha tutte le credenziali per vincerlo.

Milan-Lazio 3-2

Inter, forza e continuità (in attesa del gioco)

La settima vittoria nelle ultime sette partite è una certificazione, un timbro, sotto la candidatura dell’Inter di Conte per lo scudetto. La squadra nerazzurra ha battuto per 2-1 il Verona grazie a quelle che, ormai, sono le sue caratteristiche più evidenti: la capacità di aspettare il momento buono per colpire, la forza di saper colpire, appunto, quando gli avversari hanno meno forza, meno lucidità. Magari proprio com’è successo a Verona: dopo un primo tempo giocato benissimo dalla squadra di Juric, i nerazzurri sono venuti fuori alla distanza, dopo l’intervallo hanno alzato l’intensità del pressing, della spinta offensiva, e a quel punto hanno trovato lo splendido gol di Lautaro e poi il raddoppio, dopo l’errore grossolano commesso da Handanovic che ha portato al pareggio di Ilic. Non è un caso che sia andata proprio così: in tutte le ultime partite, la squadra di Conte ha vinto esattamente allo stesso modo, segnando (solo) nella ripresa, a volte sfruttando i cambi, altre grazie alla netta superiorità fisica e tecnica. È evidente come l’Inter abbia imparato ad andare oltre le proprie difficoltà di gioco, difficoltà che si sono manifestate chiaramente in Champions League, e anche in alcune gare di campionato – per esempio quella contro il Napoli. Probabilmente, però. è proprio questo l’aspetto più significativo del discorso sui nerazzurri: hanno infilato questa striscia di risultati pur non essendo (quasi) mai brillanti del gioco, quindi i loro margini di crescita sono potenzialmente enormi, il tempo servirà a renderli una squadra ancora più forte, ancora più efficace. Già oggi, rispetto a qualche settimana fa, gli uomini di Conte sono più consapevoli e continui nell’espressione di gioco, è auspicabile pensare che nel 2021 la manovra possa diventare ancora più fluida, meno contratta. E allora sarà proprio difficile, per chiunque, mettere un freno alla loro corsa verso il titolo.

Gli highlights di Verona-Inter

Un passo indietro per la Juventus

La partita contro la Fiorentina è stata caratterizzata, anzi decisa, da episodi controversi, negativi. Un gol subito a freddo, l’espulsione di Cuadrado. La Juventus che ha portato a casa gli ultimi nove scudetti, però, è sempre stata una squadra che ha saputo reagire a certe avversità. Ha vinto così, ha vinto per questo. In realtà anche l’avventura di Pirlo sulla panchina bianconera ha vissuto tappe del genere – due su tutte: il derby vinto in rimonta nei minuti di recupero e il 3-0 a Barcellona che ha ribaltato lo 0-2 dell’andata a Torino. E invece questa volta la Juve non ha trovato il modo di reagire, o meglio la sua reazione non è riuscita a controbilanciare gli eventi contrari. Nel match contro la squadra di Prandelli, ai bianconeri sembrano essere mancate le risorse tattiche, tecniche ma anche atletiche ed emotive per riuscire nell’impresa di conquistare punti. E se le mancanze tecnico-tattiche possono essere spiegate con l’obbligo di giocare una grossa fetta di partita in inferiorità numerica, quelle atletiche ed emotive sono una spia sul cruscotto di Pirlo. Non a caso, l’allenatore bianconero ha parlato di «squadra scarica» nel postpartita. Ecco, questa è stata una lettura più profonda di quanto appaia in superficie: la Juventus è ancora una squadra in costruzione dal punto di vista tattico, i cambiamenti introdotti e imposti da Pirlo sono enormi, quindi serve e servirà ancora tempo per metabolizzarli. Lo status dei bianconeri, però, impone di fare punti sempre, senza soluzione di continuità, e allora occorre che la squadra sia sempre al massimo – dal punto di vista fisico e mentale – per compensare questa (momentanea?) mancanza di consapevolezza tattica. La scarsa continuità accusata dai bianconeri in tutta questa prima parte di stagione è stata controbilanciata proprio da questi elementi, soprattutto in certe partite importanti. Contro la Fiorentina, invece, è andata diversamente. Ecco perché si tratta di una sconfitta che fa male, di un passo indietro significativo nell’economia dell’annata bianconera, pur con tutte le attenuanti del caso.

Juventus-Fiorentina 0-3